Henan: Praticanti del Falun Gong crudelmente torturati nel campo di lavoro forzato No. 3 nella città di Xuchang

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(Minghui.org) Il campo di lavoro forzato n° 3, situato nella periferia della città di Xuchang, è uno dei tanti, nella provincia di Henan, dove sono detenuti molti praticanti del Falun Gong.

I praticanti e i detenuti rinchiusi in questo campo fabbricano parrucche per la società di parrucche di Xuchang.

Molti praticanti sono stati torturati a morte nei campi di lavoro forzato di Henan. Tuttavia il numero dei praticanti di quel campo sono solo una piccola parte di quelli perseguitati dal Partito Comunista Cinese (PCC) in tutta la Cina.

Gli ufficiali del dipartimento di sicurezza interna hanno portato i praticanti direttamente al campo di lavoro senza passare dal giudice.

Il campo lavoro forzato n°. 3 della provincia di Henan è composto di quattro unità, con la maggioranza dei praticanti tenuti nell’ unità n°. 3. Alcuni praticanti sono stati portati nelle altre unità per ricevere la rieducazione intensiva.

La persecuzione prende molte forme

Nell’unità n°.3, i praticanti sono stati costretti a fare i lavori forzati per 16 ore al giorno, dal momento in cui si svegliavano fino alle 23. Venivano concessi loro solo 10 minuti per mangiare. Inoltre, hanno dovuto frequentare le sessioni di lavaggio del cervello e guardare i video che diffamano il Falun Gong.

Ogni praticante che si è rifiutato di collaborare è stato torturato. Venivano appesi da qualche parte e privati del sonno. A volte, hanno dovuto compilare un questionario e quelli che si sono rifiutati hanno ottenuto un prolungamento della loro condanna. Sono stati sottoposti a pressione al fine di essere "trasformati" (*) e di farli rinunciare al Falun Gong.

Le guardie e i detenuti, che in genere erano tossicodipendenti, hanno maltrattato i praticanti. I detenuti hanno spesso picchiato i praticanti e fatto qualsiasi cosa per guadagnare crediti e per ottenere una maggiore riduzione della loro pena.

Torture insopportabili eseguite dai detenuti

I detenuti hanno utilizzato dolorosi metodi di tortura, come attaccare fili ai genitali dei praticanti tirando il filo avanti e indietro. Hanno anche inserito delle bacchette nel retto dei praticanti.

Durante una tortura chiamata "calciare il porcellino sporco" il praticante è costretto a piegarsi in avanti a 90 gradi con la testa contro il muro e le mani sulla schiena.

In un altro metodo di tortura un praticante doveva rimanere immobile con le mani alzate, con il viso, il corpo e le mani contro il muro. Se si fosse mosso, avrebbero spinto un manico di scopa nel suo retto.

C'erano così tanti metodi di tortura, tra cui l'esecuzione di una marcia militare sotto il sole cocente o stare accovacciati per lungo tempo.

Affigere manifesti per incrementare la paura

Sono stati appesi manifesti nel cortile del campo di lavoro forzato di Xuchang, con riportate le minacce: "Noi vi distruggeremo se non vi arrendete" o "La morte vi aspetta se non vi trasformate".

Guardie più feroci dei detenuti

Le guardie sono state ancora più feroci dei detenuti. Hanno privato del sonno i praticanti per giorni. A volte, puntavano la luce intensa sui praticanti o gli mettevano dei caschi che contenevano un sistema di radiodiffusione con cui veniva sistema sparato nelle loro orecchie del materiale che calunniava il Falun Gong, danneggiandole.

Per prevenire la comparsa di ematomi, le guardie hanno usato manganelli di gomma con filo metallico punteggiato in modo da infliggere dolore e danni interni. Inoltre, hanno fatto indossare ai praticanti abiti così stretti da riuscire a malapena a respirare. Hanno anche messo del nastro adesivo sulla bocca e sul naso dei praticanti per influenzare la loro capacità respiratoria. Inoltre, i praticanti sono stati appesi con gli arti stirati.

Sono stati spesso utilizzati i metodi di tortura delle scariche elettriche e dell’ essere legati. Prima il praticante veniva spogliato e le sue mani venivano saldamente legate dietro la schiena. Poi tiravano le corde per tagliare la carne della persona. Il dolore improvviso era così intenso che il praticante saltava involontariamente. Le guardie poi lo spingevano a terra sulle sue ginocchia, saltavano sulle sue gambe e tiravano la corda nuovamente. Rilasciavano la corda per un paio di minuti per poi ripetere la tortura. Lo hanno fatto facendo attenzione a non superare i 25 minuti per evitare danni permanenti.

Durante questa tortura, altre guardie davano la scossa alle parti sensibili del praticante, tra cui le labbra, le orecchie, il collo, le dita e i genitali, con bastoni elettrici.

Feriti dai manganelli elettrici e dalla tortura dell’ essere legati

Dopo aver subito la tortura sopra citata, un praticante non è stato in grado di muovere le mani per tre mesi e le sue mani si sono contratte, come gli artigli di un pollo.

Un altro praticante aveva la carne intorno alla vita bruciata dalle scosse che una formava una banda nera circolare.

Un braccio di un praticante è rimasto piegato a 90 gradi e non è più riuscito a raddrizzarlo. Le guardie pensavano stesse fingendo e hanno ordinato ai detenuti di tirare con più forza, procurandogli un dolore insopportabile.

Dopo la tortura della legatura, la pelle che sotto alla corda era tutta biancastra e senza peli, mentre il resto della pelle era pieno di lividi di color porpora.

Uccisi dalle torture

Il praticante Li Jian, un avvocato della contea di Zhengyang, provincia di Henan, e il signor Yao Sanzhong, un giovane insegnante di musica dell’università di Luhe, sono morti a causa degli abusi inarrestabili. Sono stati entrambi torturati con i metodi di tortura sopra citati.

Il male nascosto

Gli edifici della prigione e dei campi di lavoro forzato dove i praticanti sono detenuti, sono bellissimi all’esterno, ma i crimini commessi all’interno sono orrendi e riflettono la natura malvagia del Partito Comunista Cinese.

(*) GLOSSARIO

Versione inglese

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