The Epoch Times: Approvata al Senato risoluzione contro l'espianto forzato di organi in Cina

Facebook Logo LinkedIn Logo Twitter Logo Email Logo Pinterest Logo

«Quando la dignità umana viene negata in modo importante in Cina, tutti noi siamo minacciati, quindi spero che i legislatori e i popoli di entrambi i nostri Paesi facciano ciò che è giusto senza alcuna paura», ha detto durante una recente audizione al parlamento d'Israele David Kilgour, ex segretario di Stato canadese e adesso in prima fila nella campagna internazionale contro gli espianti forzati di organi dai prigionieri di coscienza in Cina.

Palazzo Madama a Roma (wikipedia)

Il 5 marzo, i membri della Commissione Diritti umani del Senato hanno deciso di fare «ciò che è giusto» e all'unanimità hanno approvato una risoluzione che impegna l'esecutivo a chiedere al governo cinese «l'immediato rilascio di tutti i prigionieri di coscienza in Cina, ivi compresi i praticanti del movimento Falun Gong», una pratica spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese da quasi 15 anni.

E lo hanno fatto «senza alcuna paura» nei confronti di quello che viene ancora spesso ricordato come il gigante asiatico o la seconda potenza mondiale, e quasi mai come lo Stato dove si consumano atroci crimini e violazioni dei diritti delle persone.

Decine di migliaia di organi espiantati forzatamente dai praticanti del Falun Gong ancora in vita e da altri prigionieri di coscienza per un turpe profitto, tutto sotto l'attento controllo dei funzionari del Partito e gestito da ospedali militari, dove le guardie carcerarie hanno accesso immediato ai prigionieri utilizzati come fonti di organi. È solo la punta di un iceberg che delinea i contorni di un genocidio di massa, consumato tutt'oggi nei campi di lavoro forzato, nelle carceri e negli ospedali militari cinesi.

«In Cina le forze armate sono una società d'affari e la vendita di organi è la prima fonte di entrate», sono state le parole di David Matas, avvocato internazionale per i diritti umani, nel suo intervento lo scorso 18 dicembre in un'audizione alla commissione del Senato, che ha portato sgomento in aula per la crudeltà della vicenda raccontata.

Matas, già nel suo rapporto del 2006 Bloody Harvest, scritto assieme a Kilgour, aveva concluso che 41.500 praticanti del Falun Gong sono stati uccisi per i loro organi tra il 2000 e il 2005. Grazie ai cinque dolci esercizi fisici della Falun Dafa, i praticanti godono di eccellenti condizioni di salute e sono quindi ottimi 'fornitori' di organi.

Prima che la consapevolezza su questa tragica vicenda si diffondesse in tutto il mondo attraverso una campagna internazionale, che lo scorso dicembre ha consegnato 1,5 milioni di firme all'Alto Commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite, i siti web degli ospedali militari ancora pubblicizzavano apertamente questo business: secondo quelle stime, considerando fegato, reni, cuore, polmone, cornee, ogni praticante del Falun Gong, o detenuto qualsiasi, varrebbe almeno mezzo milione di dollari, se venduto a pezzi sul mercato internazionale degli organi.

Secondo il testo del documento approvato in Senato, che ricalca il tono della risoluzione approvata al Parlamento Europeo lo scorso 12 dicembre, nella «Repubblica popolare cinese si praticano oltre diecimila trapianti di organi all'anno» e i «165 centri cinesi per il trapianto di organi pubblicizzano la loro capacità di individuare organi compatibili in un periodo compreso tra due e quattro settimane, sebbene allo stato attuale la Cina non disponga di un sistema pubblico organizzato ed efficace per il dono o la distribuzione di organi e non vengono rispettati i requisiti di trasparenza e tracciabilità previsti dall'Organizzazione mondiale della sanità».

La velocità incredibile nel reperimento di organi ha portato gli studi pubblicati a considerare che in Cina vi sia una enorme banca di organi disponibile, pronta all'uso per qualsiasi esigenza di compatibilità con il richiedente e tenuta segreta dalla completa mancanza di trasparenza: il regime cinese si è opposto a un controllo indipendente e tutt'ora rifiuta di trasmettere dati certi sul sistema.

La risoluzione interviene sul punto impegnando il governo italiano «a raccogliere tramite le nostre rappresentanze diplomatiche dati e informazioni per delineare in modo completo e trasparente la situazione in merito alle pratiche di trapianto di organi sul territorio cinese». Il testo si spinge poi a chiedere di «riconsiderare i programmi di formazione per i medici cinesi sulle tecniche di trapianto d'organi negli ospedali italiani, e i programmi di ricerca, in associazione con la Cina, in materia di trapianti», e di inasprire le sanzioni per gli intemediari coinvolti nel traffico di organi.

Già molteplici parlamenti di differenti Paesi hanno legiferato negli ultimi anni per bloccare il traffico internazionale di organi, in risposta all'emergenza cinese, che rappresenta un'anomalia particolarmente inquietante all'interno della medicina dei trapianti.

Laddove si registrano violazioni nelle procedure internazionali per la donazione di organi è la criminalità, più o meno organizzata, che gestisce in forma illegale il sistema. In Cina l'intero procedimento è supervisionato e favorito direttamente dallo Stato, capillarmente e in forma sistematica.

L'assoluto disprezzo da parte del Partito Comunista Cinese per ogni forma di vita e il suo ideale distruttivo hanno rappresentato il terreno fertile perché in Cina germinasse un tale orrore.

La lotta di potere che negli ultimi due anni si è scatenata all'interno del Partito ha già portato all'epurazione di centinaia di funzionari di alto e basso rango che hanno giocato un ruolo diretto nella persecuzione del Falun Gong.

In riferimento alla lotta tra fazioni, Matas nel suo intevento a Palazzo Madama ha affermato: «In gioco ci sono valori che competono tra loro. Una parte ha paura ed è gelosa di un sistema di valori spirituali, morali e tradizionali. L'altra parte apprezza il legame tra il Falun Gong e le antiche tradizioni cinesi, e stima la sua moralità. In questa disputa cinese l'Italia non dovrebbe rimanere in silenzio. Mentre le lotte di potere interne sono questioni che riguardano le questioni interne di un Paese, la persecuzione del Falun Gong e gli abusi di trapianto di organi riguardano tutta l'umanità. Sono crimini contro l'umanità, crimini contro gli Italiani. Gli Italiani dovrebbero fare tesoro dell'opportunità fornita da questa lotta di potere per sostenere la parte della Cina che chiede la fine della persecuzione del Falun Gong e la fine degli abusi di trapianto di organi».

Fonte: The Epoch Times Italia

* * *

Facebook Logo LinkedIn Logo Twitter Logo Email Logo Pinterest Logo

Potete stampare e diffondere gli articoli ed i contenuti pubblicati su Clearharmony, ma per favore citate la fonte.