Shandong: Negato il rilascio per ragioni mediche ad una donna in condizioni precarie

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(Minghui.org) Una residente della città di Jinan incarcerata ancora una volta per la sua fede è in gravi condizioni di salute, tuttavia le autorità hanno rifiutato di rilasciarla per motivi medici.

Il 3 luglio 2016 la signora Jiang Xinying di 60 anni, della città di Jinan, è stata arrestata mentre parlava alla gente del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese. A causa dei maltrattamenti a cui è stata sottoposta nel corso della detenzione la sua salute è peggiorata rapidamente.


La signora Jiang Xinying

Questa non è la prima volta che viene presa di mira per la sua fede. Nel 2004 e nel 2007 è stata condannata per due volte ai lavori forzati e in entrambe le occasioni ha subito brutali torture. Durante il secondo periodo ha contratto la tubercolosi polmonare, linfatica e spinale, che le ha performato i polmoni e molte delle sue vertebre sono divenute inerti.

Le autorità l'hanno rilasciata tre mesi prima del termine previsto, tuttavia si sono rifiutate di coprire il conto astronomico delle sue spese mediche.

La donna è riuscita a sopravvivere, ma non è mai stata in grado di raddrizzare la propria schiena, dove i medici le hanno impiantato due placche di metallo per sostenere la spina dorsale.

Il suo ultimo arresto ha provocato una ricaduta della sua già fragile salute e i suoi familiari hanno riferito che avvertiva un dolore lancinante alla schiena. La loro richiesta di far curare la donna al di fuori del centro di detenzione è stata ripetutamente negata.

Sebbene la famiglia della praticante sia estremamente preoccupata per le sue condizioni, la procura (*) locale ha confermato il suo arresto ed è intenzionata ad incriminarla.

Lavoro da schiava

Il 22 dicembre 2004 la donna è stata arrestata illegalmente (*) per la prima volta ed è stata detenuta nel campo di lavoro forzato femminile dello Shandong. È stata privata del sonno e costretta a stare dritta in piedi per sette giorni e sette notti consecutivamente. Le sue gambe si sono entrambe gonfiate fortemente ed ha iniziato a delirare.

È stata costretta a lavorare come una schiava per 17-18 ore al giorno, tagliando uno spesso tessuto di peluche utilizzato per confezionare giocattoli. È stata esposta a una grossa quantità di lanugine, il che le ha provocato una forte irritazione della pelle e gravemente danneggiato i polmoni.

Scampata per un pelo alla morte

Il 15 settembre 2007 la donna è stata arrestata nuovamente per aver chiarito la verità (*) alla gente sulla persecuzione del Falun Gong ed è stata inviata per la seconda volta al campo di lavoro forzato femminile dello Shandong.

È stata rinchiusa in cella d'isolamento e monitorata giorno e notte da alcune detenute appositamente assegnate a lei.

Stare seduta su un piccolo sgabello

È una crudele forma di tortura ampiamente utilizzata nella persecuzione dei praticanti del Falun Gong. Sotto la guida delle guardie carcerarie le detenute l’hanno costretta a stare ferma su un piccolo sgabello (*) per lunghi periodi di tempo fino a quando le natiche sono andate in suppurazione. La carne putrefatta si è appiccicata ai suoi vestiti. Ogni volta che doveva fare i propri bisogni fisiologici le ferite si riaprivano e sanguinavano, per cui non sono potute guarire per molto tempo.

Privazione dell'uso dei servizi igienici e dell'igiene personale

Le guardie hanno permesso alla praticante di usare il bagno soltanto una sola volta al giorno: alla sera e per un tempo molto breve, dopo che tutte le altre detenute erano andate a dormire. Nel corso del tempo ha sviluppato una grave costipazione e distensione addominale, così seria che riusciva a malapena a mangiare; non appena mangiava qualcosa il suo ventre si gonfiava come se stesse per esplodere. È stato molto doloroso.

Le è stato anche concesso un tempo molto limitato per lavarsi. In una occasione le è stato impedito di fare la doccia per tre mesi consecutivi.

Privazione di cibo e acqua

Come forma di punizione per non aver rinunciato al Falun Gong le è stata somministrata una quantità di cibo e di acqua molto limitata. Le sue labbra si sono ricoperte di vesciche e le sue gengive si sono arrossate e gonfiate. La sua costipazione si è aggravata e non è riuscita ad andare d'intestino per più di dieci giorni consecutivi.

Costretta a stare dritta in piedi per lunghi periodi di tempo

La donna è stata spesso costretta a rimanere ferma in piedi per lunghi periodi di tempo – una volta per quasi dieci giorni. Tutto il suo corpo si è gonfiato in maniera preoccupante, ha avvertito un forte dolore al cuore ed è caduta a terra. Le guardie l'hanno accusata di fingersi malata e l'hanno minacciata di elettrizzarla con il manganello elettrico se non fosse riuscita a stare ferma.

In un'altra occasione, dopo essere stata costretta a stare dritta per 15 giorni, i suoi piedi si sono fortemente gonfiati, le sue gambe hanno assunto una colorazione bluastra e ne ha perso la sensibilità. Da quando è stata imprigionata il suo peso è sceso velocemente di 66 chili, arrivando a pesarne meno di 40.

Ha iniziato ad accusare forti dolori alla schiena e non riusciva a camminare correttamente. Sul suo collo è comparsa una grossa protuberanza; sudava dappertutto e il suo corpo emanava un odore nauseante. Era diventata estremamente fragile.

Le autorità del campo di lavoro l'hanno fatta portare in un ospedale della polizia per un controllo e successivamente hanno detto ai suoi familiari di riportarla a casa senza riferire loro alcun particolare degli esami effettuati. In seguito si è scoperto che il campo di lavoro, dopo aver appreso che aveva una grave malattia contagiosa, l'ha rilasciata tre mesi in anticipo per distogliersi da ogni responsabilità.

Grave disabilità

I suoi familiari l'hanno portata in ospedale per un esame. La diagnosi è stata scioccante: era affetta da tubercolosi polmonare, linfatica e spinale.

I suoi polmoni avevano diversi fori causati dall'erosione del “Mycobacterium tuberculosis” – quello più grande era di sette centimetri di diametro. La pelle della sua schiena era diventata nera e su entrambi i lati della vertebra lombare era presente un ammasso tumorale causato dalla tubercolosi di diametro superiore a dieci centimetri. Si erano deformate anche le sue gengive ed emanavano un forte odore.

La terza e la quarta vertebra erano state in gran parte erose dal micobatterio e le ossa vertebrali inerti premevano contro la cauda equina. Quando muoveva le gambe avvertiva un'insopportabile dolore che non riusciva a lenire con gli antidolorifici.

I medici hanno detto che se non si fosse operata sarebbe rimasta paralizzata, tuttavia al momento era troppo debole per sottoporsi ad un intervento chirurgico. Come prima cosa dovevano controllare la diffusione della tubercolosi.

Tre settimane dopo è stata sottoposta ad un'operazione che è durata oltre nove ore. I medici hanno rimosso la massa tubercolare e le vertebre inerti ed hanno collegato la spina dorsale con due placche in acciaio fissate da quattro viti. L'operazione è costata complessivamente alla sua famiglia oltre 100 mila yuan (13.300 euro circa), una spesa che ha messo la sua famiglia sotto un'enorme pressione finanziaria.

Recuperare da un'operazione del genere che le ha lasciato sulla schiena tre grandi tagli – ciascuno di oltre venti centimetri di lunghezza – è stato molto duro. Le ferite erano pruriginose e dolorose, e ancora oggi la donna non riesce a raddrizzare la schiena.

(*) GLOSSARIO

Versione inglese

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