Una vittima della tortura in Cina, denuncia le crudeltà perpetrate in un campo di lavoro forzato (foto)

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(Clearwisdom.net) La Sig.ra Dong Jingzhe, 30 anni, è una designer di pubblicità. Da quando pratica il Falun Gong, è diventata una persona di elevato carattere morale. Per la sua appartenenza al Falun Gong, la polizia di Jixian, nella città di Shenyang, l'ha arrestata al suo posto di lavoro. È stata condannata a due anni di lavori forzati, da scontare al Campo di lavoro di Longshan, dov’è arrivata il 4 luglio 2001. Le autorità l'hanno rilasciata il 30 dicembre 2001, quando si trovava in punto di morte nell'Ospedale della Prigione di Dabei, dopo sofferenze inaudute.

Questo è il racconto della stessa sig.na Dong, sulla sua terribile esperienza al campo di lavoro di Longshan. I metodi usati dal regime di Jiang, per "trasformare" i praticanti di Falun Gong, sono un segreto gelosamente custodito. Il regime tenta di bloccare queste informazioni, perchè i governi e i popoli stranieri, come pure i cittadini cinesi inconsapevoli, non devono conoscere quanto sia estesa la persecuzione; la complicità dei mezzi di comunicazione controllati dallo stato e tutta la diplomazia in patria e all’estero completano il quadro.

Per questa ragione, la Sig.ra Dong si è fatta fotografare mentre mostra i metodi di tortura usati su di lei quando era detenuta, queste foto dovranno servire come documentazione storica. In ogni caso, le torture che nella realtà la vittima ha effettivamente subito, non hanno potuti essere ricreate realisticamente nella finzione fotografica.

Per esempio, durante una tortura chiamata "posizione forzata", i piedi della Sig.ra Dong con un solo movimento, venivano spinti in basso e verso l’ esterno, la sua testa spinta in basso in una posizione più bassa rispetto all’inforcatura delle gambe, con la faccia schiacciata, a toccare il pavimento di cemento. Parecche ossa e parecche giunture nel suo corpo sono state lussate da questa tortura. Queste immagini non possono farci rivivere il clima di terrore, la malvagità e il trauma psicologico che incuteva quel campo di lavoro.

Nelle fotografie seguenti, la Sig.ra Dong Jingzhe indossa gli stessi vestiti e le scarpe che ha indossato nel campo di lavoro forzato.

Figura 1 Figura 2 Figura 4
Figura 5 Figura 6 Figura 8

Figura 7 Figura 3

La tortura 1: "Raccogliere un Ravanello" (Fotografa 1 e 2)

“Dopo aver sopportato il lavaggio del cervello, la privazione del sonno e l'essere forzata a rimanere accovacciata per lunghi periodi di tempo, per costringermi a rinunciare al Falun Gong, il direttore del campo e il dirigente del 1.o gruppo, hanno cominciato a fare pressione sui “collaboratori” (1). Dovevano intensificare i loro sforzi per forzare i praticanti risoluti a rinunciare al Falun Gong. Li Fengshi ordinò loro di affrettare la trasformazione su di me. Dopo di che, quaranta o cinquanta “collaboratori”, hanno iniziato a maltrattarmi a gruppi, ogni turno durava circa un’ora.

Una ventina di loro mi giravano intorno e mi attaccavano, urlando e minacciando. In quel caos, mi ordinarono di accovacciarmi, poi si sedettero tutt’intorno a me. Mi rifiutai di eseguire l’ordine, ma mi spinsero
violentemente, obbligandomi ad assumere la posizione rannicchiata.

Nella notte del 6 luglio 2001, più di una dozzina di loro mi forzarono ad accovacciarmi (Fotografia 1).
I miei persecutori, da ambo i lati, premettero le mie spalle verso il basso, una persona dietro di me tirava la mia testa verso l’alto; quella davanti a me ha afferrato il collo; due di loro tenevano le mie gambe allargate nei due lati e qualcun'altro teneva immobilizzati i miei piedi; da dietro, mi tiravano verso l’alto le braccia. In quel momento credevo che le giunture delle braccia, i polsi e le caviglie fossero rotti.

Più tardi, le braccia e le gambe diventarono completamente intorpidite. Il mio collo era saldamente serrato, ero imbavagliata e vomitavo in continuazione, ma i miei carcerieri non si sono fermati. Soffrivo terribilmente, con grandi sforzi cercavo di parlare.

Faceva molto caldo e il sudore colava copioso; quella cella era piena di persone e la porta ermeticamente chiusa. Con le gambe tirate verso l’esterno e i piedi girati verso l'interno, la torsione dei piedi ha raggiunse l'estremo, provocando, più tardi, la rottura di una stringa .

(La scarpa nell'Immagine 2 non è solo un accessorio, ma una prova reale.)

La tortura 2: Posizione ”Sotto la Trapunta" (Fotografie 3 e 4)

Il 10 luglio 2001, mi sentivo stordita, perché privata del sonno da parecchi giorni. L’assistente del dirigente del 3.o Gruppo entrò nella cella Orientale N.3. Mi indicò e si mise a urlare con i “collaboratori”, "Gurdate là! Non funziona così! Voi dovete farcela, Svelti!" Immediatamente, i miei aguzzini chiusero la porta e mi forzarono nuovamente nella posizione accovacciata. Le braccia tirate in alto dietro di me, le gambe allargate verso l’esterno e i piedi torti all'interno, poi mi imbavagliarono con un asciugamano, per impedirmi di urlare. I miei aguzzini spinsero la mia testa con forza, finchè la faccia non toccò il pavimento di cemento. Molte giunture in tutto il corpo si lussarono. Infine mi coprirono con una trapunta.

Nella cella, la temperatura era molto elevata, sotto alla trapunta, in quella posizione dolorosa, mi sentivo soffocare. I vestiti si conficcavano nel corpo e i miei capelli erano bagnati, come se li avessi appena lavati. La mia testa era stordita e ho avuto una congestione. Ero quasi priva di sensi, la mia bocca ed il naso erano semibloccati e stavo soffocando. Mi minacciavano e bestemmiavano, i torturatori che mi bloccavano non mi consentirono di muovermi. Avrei preferito morire piuttosto che continuare a vivere in quella situazione, la mia volontà era quasi spezzata. Un'ora dopo, le mie gambe erano ancora insensibili e non ero in grado di camminare. La testa era tutta un dolore, mi avevavo strappato molti capelli, il cuoio cappelluto, era lacerato e qualche giorno più tardi si sarebbero sviluppate un'infinità di croste. Una contusione all'occhio destro mi causò un gonfiore impressionante (Fotografa 5).

In generale, la mia volontà di vivere era molto forte, ma queste torture provocarono in me il desiderio di morire. Se non avessi avuto bene impressi nella mente i principi della Falun Dafa, che vietano ogni tipo di uccisione, suicidio incluso, mi sarei suicidata.

La tortura 3: Picchiata dal capo-Squadra (Fotografa 6 -- 8)

Alla fine di Luglio del 2001, Zhao Yan, il capo del 2.o Gruppo mi trasferì alla Sezione Occidentale N.2, perché i prigionieri della Sezione Orientale N.3 cominciarono ad avere chiara in mente la differenza tra il bene e il male, rifiutandosi di torturare i praticanti di Falun Gong, agli ordini dei dirigenti del campo. Un "capo-squadra" mi assicurò in un colloquio, che nella sezione Orientale N.3, non avrebbero più picchiato nessun altro. Dopo questo, la sezione fu svuotata ed i prigionieri inviati nella Sezione N. 2. Il 7 agosto 2001, l’assistente del comandante di sezione, Li Yuansheng, mi forzò ad accovacciarmi accanto alla porta del suo ufficio, dopo avermi privata del sonno per ventiquattro ore. Quando gli chiarii la verità, cominciò a gridare e mi afferrò la testa. Usando un libro, mi picchiò sulla faccia più di una dozzina di volte, causandomi un immediato rigonfiamento. Appena tornati alla mia cella, egli chiese la collaborazione ai detenuti, quindi afferrò i miei capelli e iniziò a sbattere la mia testa contro il pavimento di cemento (Fotografia 6 e 7), poi picchiò nuovamente la mia faccia con un libro, più di una dozzina di volte (Fotografia 8), lasciando la mia faccia insanguinata e la mia fronte tumefatta.

Nella prima metà del dicembre 2001, avendo sperimentato il tormento fisico e mentale per lungo tempo in quel campo, cominciai a soffrire per forti dolori al sistema nervoso, mal di denti e vomito. Il lato destro della mia faccia si era gonfiato in modo preoccupante ed ero incapace di mangiare. Il 20 dicembre 2001, la sezione medica del campo mi fece una trasfusione di sangue e mi diagnosticò un’insufficenza renale.
Il direttore Li Fengshi, ordinò al suo assistente, che dirigeva il 1.o Gruppo, di portarmi all'Ospedale della Prigione di Dabei. Non avevo un capo di biancheria di ricambio, ma fortunatamente, gli internati nella mia sezione che conoscevano la verità sul Falun Gong mi diedero alcuni capi. Io non mangiavo da quindici giorni e perdevo conoscenza in continuazione. Gli esami medici indicarono che soffrivo di disturbi cardiaci, insufficenza renale, da un serio avvelenamento dell’urea, e mille altri problemi. Non volendo assumersi la responsabilità per la mia morte, le autorità del campo mi rilasciarono dall'ospedale della prigione il 30 dicembre 2001.

Dopo essere tornata a casa, ho recuperato le mie forze praticando il Falun Gong. In seguito, fui costretta a lasciare la mia casa, perché la polizia dal Campo di lavoro di Longshan, nella figura del suo direttore Li Fengshi, continuava a molestarmi.

In confronto a Wang Hong e Wang Xiuyuan, torturati a morte nel campo, io ero stata molto fortuna. Gao Rongrong, quando morì, aveva la faccia devastata dalle scosse elettriche, mentre veniva torturato all’interno del campo. Io mi sentivo molto fortunata. Come persona che seguiva i principi: Verità, Compassione e Tolleranza, non avrei dovuto sentirmi fortunata per aver superato una persecuzione cosí severa, perché nel ventunesimo secolo, nella Cina contemporanea, i diritti umani e le leggi dovrebbero essere protetti dalla Costituzione Cinese. Le persone buone non dovrebbero mai sopportare ciò che i praticanti di Falun Gong stanno affrontando. Ma il regime del Jiang ha manipolato le risorse della nazione intera per mantenere questi cinque anni di persecuzione del Falun Gong. Cento milioni di praticanti Falun Gong -- persone gentili e cittadini esemplari -- sono ancora, purtroppo soggiogati a questa persecuzione.

1. I “collaboratori” sono ex praticanti di Falun Gong, “rieducati” attraverso le classi per il lavaggio del cervello e la tortura.

La versione cinese è disponibile a http://www.minghui.ca/mh/articles/2004/8/23/82400.html>

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