Il Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza assoluta la risoluzione che condanna, sanzionato dallo Stato, l'espianto di organi su praticanti del Falun Gong in Cina. La risoluzione è stata promossa da 56 deputati dei quattro partiti, PPE, liberali, conservatori ECR e Verdi. La votazione è avvenuta dopo un dibattito di 40 minuti. Questo è un atto storico in quanto il Parlamento Europeo prenderà un'iniziativa internazionale per condannare l'espianto di organi ai danni dei praticanti del Falun Gong.
La sala del Parlamento Europeo a Bruxelles (fonte dell'immagine Wikimedia Commons) |
Il testo della risoluzione è il seguente :
B7-0562/2013
Risoluzione del Parlamento Europeo sull'espianto di organi in Cina
Il Parlamento europeo,
– viste le sue risoluzioni del 7 settembre 2006(1) e del 14 marzo 2013(2) sulle relazioni UE-Cina, del 13 dicembre 2012 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2011 e la politica dell'Unione europea in materia(3), del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2009 e la politica dell'Unione europea in materia(4), e del 19 maggio 2010 sulla comunicazione della Commissione intitolata "Piano di azione per la donazione e il trapianto di organi (2009-2015): rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri"(5),
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 18 dicembre 2012, in particolare l'articolo 3 sul diritto all'integrità della persona,
– viste le audizioni del 21 novembre 2009, del 6 dicembre 2012 e del 2 dicembre 2013 organizzate dalla sottocommissione per i diritti dell'uomo e le rispettive testimonianze dell'ex Segretario di Stato canadese alla regione Asia-Pacifico, David Kilgour, e dell'avvocato per i diritti umani, David Matas, sul massiccio fenomeno dell'espianto coatto di organi praticato dal 2000 sui seguaci non consenzienti del Falun Gong in Cina,
– vista la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, ratificata dalla Cina il 4 ottobre 1988,
– visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che nella Repubblica popolare cinese si praticano oltre 10 000 trapianti di organi all'anno e che i 165 centri cinesi per il trapianto di organi pubblicizzano la loro capacità di individuare organi compatibili in un periodo compreso tra due e quattro settimane, sebbene allo stato attuale la Cina non disponga di un sistema pubblico organizzato o efficace per il dono o la distribuzione di organi; considerando che il sistema di trapianto di organi in Cina non è conforme ai requisiti previsti dall'Organizzazione mondiale della sanità in materia di trasparenza e tracciabilità per quanto riguarda le strategie di reperimento degli organi e che il governo cinese si è finora opposto a un controllo indipendente del sistema; che un consenso volontario e informato è uno dei requisiti fondamentali per una donazione di organi che possa dirsi etica;
B. considerando che la Repubblica popolare cinese presenta un tasso alquanto esiguo di donatori volontari di organi in ragione delle credenze tradizionali; che nel 1984 la Cina ha varato una normativa che autorizza l'espianto coatto di organi dai detenuti giustiziati;
C. considerando che il governo della Repubblica popolare cinese ha omesso di rendere conto in maniera adeguata della provenienza di un surplus di organi allorché tali informazioni sono state richieste dall'ex relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti, Manfred Nowak, e dai ricercatori canadesi David Matas, avvocato per i diritti umani, e David Kilgour, ex Segretario di Stato canadese alla regione Asia-Pacifico;
D. considerando che il direttore della commissione cinese per il dono di organi ed ex vice ministro della Sanità, Huang Jiefu, ha dichiarato alla Conferenza di Madrid sul dono di organi e sui trapianti nel 2010 che in Cina, oltre il 90% degli organi da trapianto espiantati da donatori deceduti proviene da detenuti giustiziati, aggiungendo che entro la metà del 2014 tutti gli ospedali autorizzati al trapianto di organi non potranno più utilizzare organi espiantati da detenuti giustiziati e dovranno impiegare soltanto quelli donati volontariamente e assegnati tramite il neonato sistema nazionale preposto all'uopo;
E. considerando che la Repubblica popolare cinese ha annunciato l'intenzione di mettere gradualmente al bando l'espianto coatto di organi da detenuti giustiziati entro il 2015, come pure l'introduzione di un sistema computerizzato di assegnazione di organi denominato China Organ Transplant Response System (COTRS), il che contraddice l'impegno della Repubblica popolare a obbligare gli ospedali autorizzati al trapianto di organi, entro la metà del 2014, di non utilizzare più gli organi espiantati da detenuti giustiziati;
F. considerando che nel luglio 1999 il Partito comunista cinese ha scatenato un'intensa ondata di persecuzioni a livello nazionale, volta a eradicare il movimento spirituale del Falun Gong, che ha portato all'arresto e alla detenzione di centinaia di migliaia di seguaci del movimento; considerando che, secondo alcuni rapporti, anche prigionieri uiguri e tibetani sarebbero stati sottoposti a prelievo coatto di organi;
G. considerando che la commissione delle Nazioni Unite contro la tortura e il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti hanno espresso preoccupazione per le accuse di espianto coatto di organi dai detenuti e hanno invitato il governo della Repubblica popolare cinese ad aumentare il livello di rendicontabilità e trasparenza del sistema di trapianto di organi, nonché a punire i responsabili degli abusi; che uccidere prigionieri religiosi o politici allo scopo di venderne gli organi e trapiantarli costituisce una gravissima e intollerabile violazione del diritto fondamentale alla vita;
H. considerando che il 12 novembre 2013 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha eletto la Cina a membro del Consiglio dei diritti dell'uomo per un periodo di tre anni, con decorrenza dal 1° gennaio 2014;
1. esprime profonda preoccupazione per le continue segnalazioni provenienti da fonti affidabili circa episodi sistematici e autorizzati dallo Stato di espianto coatto di organi da prigionieri di coscienza non consenzienti nella Repubblica popolare cinese, in particolare da un gran numero di seguaci del movimento Falun Gong, imprigionati per il loro credo religioso, nonché da membri di altri gruppi religiosi ed etnici minoritari;
2. sottolinea che non è accettabile attendere fino al 2015 affinché venga gradualmente eliminata la pratica dell'espianto coatto di organi dai detenuti giustiziati; invita il governo della Repubblica popolare cinese a porre immediatamente fine all'espianto coatto di organi da prigionieri di coscienza e da membri di gruppi religiosi ed etnici minoritari;
3. invita l'UE e gli Stati membri a sollevare la questione dell'espianto coatto di organi in Cina; raccomanda all'Unione e agli Stati membri di condannare pubblicamente gli abusi di trapianti di organi in Cina e a sensibilizzare circa tale problematica i cittadini che si recano in tale paese; chiede che l'UE proceda a un'indagine completa e trasparente sulle pratiche di trapianto di organi in Cina e che si perseguano a norma di legge coloro che risultano aver commesso tali pratiche immorali;
4. invita le autorità cinesi a rispondere in modo esauriente alle richieste formulate dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti e dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo, e destinate al governo cinese affinché fornisca spiegazioni in merito alla provenienza del surplus di organi a seguito dell'aumento del numero di trapianti, e affinché li autorizzi a indagare sulle pratiche di trapianto di organi in Cina;
5. chiede l'immediato rilascio di tutti i prigionieri di coscienza in Cina, ivi compresi i seguaci del movimento Falun Gong;
6. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, al governo della Repubblica popolare cinese, nonché al Congresso nazionale del popolo cinese.
Link della risoluzione al Parlamento Europeo
* * *
Potete stampare e diffondere gli articoli ed i contenuti pubblicati su Clearharmony, ma per favore citate la fonte.