(Minghui.org) “Quello che è successo in Serbia è un segnale dato al mondo su come la Cina sta cercando di estendere le sue politiche di oppressione nei Paesi Esteri. Ognuno di noi viene da varie professioni e da status sociali differenti. Abbiamo una cosa in comune – siamo praticanti della Falun Dafa. E solo per questo motivo, siamo stati arrestati in Serbia”.
Sergey Ponomarev, un giornalista russo che vive in Bulgaria, ha riferito quanto riportato sopra nella conferenza stampa a Sofia, Bulgaria, il 18 dicembre 2014.
Il sig. Ponomarev è uno degli undici praticanti che erano in visita a Belgrado, Serbia, per richiamare l’attenzione riguardo alla persecuzione del Falun Gong (conosciuto anche come Falun Dafa) in Cina durante la visita del premier Li Keqiang al vertice Cee-Cina (Europa Centrale e Orientale) il 16 e 17 dicembre.
Tutti gli undici praticanti sono stati arrestati e portati via da Belgrado il 15 dicembre. A partire dalla notte del 17 dicembre, sono stati riportati nei loro paesi natali in Bulgaria, Slovacchia e Finlandia.
Al centro di detenzione, distante più di dieci miglia da Belgrado, è stato richiesto agli undici praticanti di firmare una dichiarazione nella quale ammettevano di essere andati in Serbia per partecipare ad una protesta illegale – ognuno di loro ha rifiutato.
I praticanti hanno dichiarato che la Cina comunista non potrebbe essere più lontana da come la gente pensa che sia. La soppressione dei valori universali perpetrata dal Partito Comunista Cinese colpisce chiunque, e provoca danni al di là dei confini della Cina.
Un'esperienza stressante
“Stressante” era un termine comune tra i praticanti che hanno raccontato le loro esperienze.
I praticanti bulgari sapevano che i praticanti serbi non avevano ottenuto il permesso per una protesta inizialmente programmata. Victoria Germanova, una cittadina bulgara ha detto “la nostra idea era quella di incontrare i praticanti serbi e di percorrere la strada assieme con le magliette gialle della Falun Dafa durante il vertice a Belgrado. Tutto ciò che intendevamo fare è permesso dalla legge”.
Secondo quanto detto da Dejan Markovic, il referente dei praticanti del Falun Gong in Serbia, era stato richiesto alle autorità locali un permesso ufficiale per tenere attività pacifiche tra il 15 e il 18 dicembre 2014, ma le autorità avevano negato la richiesta senza indicare dei motivi legittimi, come richiesto dalla legge.
Nel momento in cui i nove praticanti, tra cui sette cittadini bulgari e due russi che vivono in Bulgaria, sono arrivati al loro ostello la notte del 14 dicembre, è apparsa la polizia serba e ha portato via le loro carte d’identità, documenti e telefoni cellulari.
Dopo essere stati portanti al centro di detenzione per immigranti clandestini, i loro beni personali sono stati sequestrati, incluso il denaro, le carte di credito e qualsiasi altra cosa.
Lo loro richiesta di parlare con l’ambasciata bulgara è stata ripetutamente rifiutata e cancellata. Era stata promessa una telefonata al momento del loro arrivo alla stazione di polizia, ma dopo l’arrivo al centro di detenzione, non è stata concessa. Hanno poi finalmente incontrato il console bulgaro nel pomeriggio di martedì, due giorni dopo l’arresto di domenica notte.
Il console non era a conoscenza dell’accusa, che era stata comunicata ai praticanti come “minaccia alla sicurezza nazionale della Serbia e all’ordine pubblico”, un crimine simile a quello utilizzato dal Partito Comunista Cinese per perseguitare i praticanti del Falun Gong in Cina: “sabotare l’applicazione della legge”.
Supporto dell’Unione Europea
La detenzione e la deportazione dei praticanti ha catturato l’attenzione della Commissione Parlamentare dell’Associazione e Stabilità dell’EU-Serbia, un organizzazione dell'Unione Europea. Eduard Kukan, un membro del Parlamento Europeo, e presidente della commissione ha detto:
“Considerando che la Serbia è un paese candidato all’UE, siamo allarmati dalle posizioni prese dalle autorità serbe in questo caso, e chiediamo il rilascio degli attivisti per i diritti umani oltre che una chiara spiegazione della situazione”.
Il portavoce del ministero bulgaro degli Affari Esteri ha anche dichiarato che il diritto di libertà di riunione e di manifestazione è un diritto irreversibile dei cittadini dell'UE, in risposta alle domande dei media per quanto riguarda la detenzione di praticanti bulgari in Serbia.
Anche Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani, come Yukom, in Serbia hanno fatto delle dichiarazioni. Amnesty International ha dichiarato, "Amnesty International è preoccupata per come le autorità serbe stanno agendo illegalmente, ed esorta a porre fine immediatamente a qualsiasi detenzione basata esclusivamente sulla volontà delle persone di esercitare il loro diritto di riunione pacifica".
“Una versione estremamente chiara” di ciò che succede in Cina
La praticante bulgara Lilia Kostova ha detto alla conferenza stampa: “Abbiamo letto molto a riguardo della persecuzione sistematica dei praticanti del Falun Gong in Cina. E quello che ci è capitato è una versione estremamente chiara di quello che abbiamo letto”.
Martin Angelov, un altro praticante bulgaro, ha aggiunto, “Quando teniamo eventi per informare le persone sul prelievo forzato di organi e raccogliamo firme contro di esso per mezzo dell’organizzazione DAFOH (Doctors Against Forced Organ Harvesting), le persone dicono spesso ‘Oh, si, ma la Cina è molto lontana – dall’altra parte del mondo. Perché dovremmo preoccuparci?’ Ma ora ho capito che non è poi così lontana. In questo caso specifico, posso vedere la repressione farsi strada in Europa. Per me questo è davvero scioccante”.
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