(Minghui.org) Il 20 Luglio 2016 la signora Yao Yuming di 64 anni, residente della contea di Huma, è morta per complicanze post-ictus.
Durante i 7 anni trascorsi in carcere era stata brutalmente torturata ed aveva subito più volte delle iniezioni di droghe sconosciute perché si rifiutava di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.
Il 2 agosto del 2005 la donna aveva sofferto di un'emorragia cerebrale e metà del suo corpo era rimasto paralizzato..Quando era stata rilasciata non era in grado di parlare.
La sua famiglia ha il cuore spezzato per averla persa dopo 11 lunghi anni di lotta e hanno provato una angoscia ancora più grande durante il tentativo di ottenere la sua cremazione.
Il carcere femminile della provincia dell' Heilongjiang ha confiscato la carta di registrazione della famiglia della signora Yao per la loro ammissione al carcere, ma hanno rifiutato di restituirla quando la donna è stata liberata. Ora che la sua famiglia ne ha bisogno per la cremazione, i funzionari della prigione si sono resi conto di averla smarrita. Essi hanno tuttavia rifiutato di rimediare all'errore.
Hanno dovuto comprare una scheda di registrazione fasulla per poterla cremare e in seguito hanno provato un certo rimpianto in quanto, non solo non sono stati in grado di chiedere giustizia per la loro amata, ma hanno anche dovuto ricorrere a mezzi meschini per portarla via.
Ignorati gli sforzi per cercare giustizia
Il 2 settembre del 2004, prima della sua scarcerazione, la signora Yao insieme ad altri praticanti imprigionati hanno intentato una causa contro Jiang Zemin, accusando l'ex dittatore cinese per la loro detenzione e le torture subite, dopo che ha avviato la persecuzione del Falun Gong
Non è chiaro se la loro denuncia penale sia mai stata spedita, perché nel carcere venivano costantemente torturarti.
Quattro mesi dopo, la donna ha presentato una lettera di appello alla corte superiore dell' Heilongjiang chiedendo all'agenzia giustizia per lei e per gli altri praticanti detenuti, dato i maltrattamenti subiti nella prigione. L'appello non sembra aver avuto esito positivo, visto che le torture non sono terminate.
Perdita di coscenza durata tre giorni
Nel settembre 2002 la praticante è stata arrestata e il 17 marzo 2003 è stata condannata a 7 anni di reclusione.
Il 12 settembre 2003 è stata trasferita nel carcere femminile della provincia dell' Heilongjiang. Un esame medico ha rivelato che la praticante aveva la pressione sanguigna irregolare, ma l'ufficiale Wu Jie ha corrotto il personale della prigione per farla ammettere lo stesso.
Appena è arrivata al carcere, le è stata somministrata un'iniezione che le ha causato la perdita di coscienza, da cui si è risvegliata dopo 3 giorni. La donna non è mai stata in grado di scoprire che tipo di farmaco le avevano iniettato.
Il collasso mentale
La signora Yao è stata sottoposta a varie forme di tortura e abuso perché si rifiutava di rinunciare al Falun Gong o di indossare uniformi carcerarie.
Tra marzo e maggio del 2004 le guardie hanno ripetutamente applicato la tortura soprannominata il "collasso mentale" su di lei e su altri praticanti.
In questa tortura una delle mani della vittima viene tirata per la schiena sopra la spalla fino ad incontrare l'altra mano e poi intrecciate da dietro. Le due mani vengono ammanettate insieme ad una trave in modo che entrambi i piedi vengono sollevati da terra e tutto il peso corporeo si concentra sulle braccia.
La signora Yao e i suoi amici praticanti sono stati sovente appesi in quel modo dalle 20 alle 28 ore. Durante questa tortura le guardie li hanno anche picchiati.
Quando alcuni praticanti tra cui la signora Yao, svenivano dal dolore, venivano messi a terra e drogati con sostanze sconosciute prima di essere riappesi di nuovo.
Il 5 agosto 2005 la donna ha avuto una emorragia cerebrale, ma solo dopo due giorni è stata inviata alla scuola di medicina N°2 dell'ospedale affiliato ad Harbin. I medici che hanno eseguito la chirurgia le hanno aperto il cranio e il 22 agosto è stata trasferita all'ospedale affiliato del carcere mentre si stava ancora riprendendo.
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