(Minghui.org) Una residente della città di Ji'nan è stata condannata a nove anni di carcere per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.
Questa non è la prima volta che la signora Li Jianmei, di 57 anni, è stata presa di mira per la sua fede. Tra il 2000 e il 2007 è stata condannata per tre volte al lavoro forzato e ogni volta le è stato esteso il periodo di reclusione a causa della sua fede incrollabile nel Falun Gong.
La sua ultima pena detentiva è stata preceduta da tre udienze, tenutesi rispettivamente il 23 febbraio 2015, l'8 maggio 2015 e il 15 agosto 2016. Al termine di ognuna i suoi familiari hanno notato un peggioramento della sua salute. La donna ha testimoniato che sin dal momento del suo arresto, avvenuto nell'aprile del 2014, è stata sottoposta a brutali torture e che le guardie si sono rifiutate di fermarsi persino dopo che ha fatto lo sciopero della fame per protesta.
Il pubblico ministero ha ripetuto la stessa incriminazione durante tutte le tre udienze, accusando la praticante di essersi avvalsa di un culto per minare l'applicazione della legge, un pretesto comunemente utilizzato dal regime comunista cinese nel suo tentativo di incastrare ed imprigionare i praticanti del Falun Gong.
L'avvocato della signora Li ha confutato che non vi è alcuna legge in Cina che criminalizza il Falun Gong e che di conseguenza la sua assistita non avrebbe dovuto essere perseguita per aver esercitato il suo diritto costituzionale alla libertà di credo.
Durante la terza udienza la donna ha sostenuto che il pubblico ministero dovrebbe invece occuparsi di passare agli atti le imputazioni contro Jiang Zemin, l'ex dittatore cinese che ha dato inizio alla persecuzione del Falun Gong – che ha provocato la detenzione arbitraria di numerosi praticanti come lei.
Il giudice, subito dopo, l'ha condannata a nove anni di reclusione.
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