Giappone: I Praticanti di Fronte all’Ambasciata Cinese Chiedono una Punizione Severa per gli Assassini di Gao Rongrong

I praticanti del Falun Gong in Giappone sono stati scioccati dalla notizia della morte della signora Gao Rongrong in seguito alle torture subite. La mattina del 21 giugno 2005 si sono radunati di fronte all’ambasciata cinese per protestare duramente contro la brutale persecuzione del PCC contro il Falun Gong, e per chiedere una punizione severa dei suoi assassini.

Dopo che le immagini del volto gravemente sfigurato di Gao Rongrong sono state pubblicate in tutto il mondo nel maggio 2004, il suo caso ha suscitato l’attenzione della comunità internazionale. Dopo aver subito torture gravi e prolungate che le hanno sfigurato il volto, Gao Rongrong è stata soccorsa con successo e ha personalmente denunciato la sistematica persecuzione del Falun Gong da parte di Jiang Zemin e Luo Gan.

Per rappresaglia, il capo dell’Ufficio 610 Luo Gan si è personalmente interessato a questo caso. Seguendo i suoi ordini, il Comitato Giudiziario e Politico del Partito Comunista Cinese della provincia di Liaoning, il Procuratorato, il Dipartimento di Giustizia e il Dipartimento di Polizia, hanno tutti commesso crimini: hanno raccolto tutte le possibili informazione sul caso di Gao Rongrong. I praticanti del Falun Gong coinvolti nel salvataggio della signora Gao sono stati arrestati, maltrattati e torturati. Il 16 giugno 2005 Gao Rongrong è morta nel pronto soccorso del China Medical University Hospital per le conseguenze delle torture e degli abusi subiti.

I praticanti hanno esposto manifesti e foto di Gao Rongrong per chiarire i fatti alla polizia e ai passanti. Quando i praticanti hanno cercato di consegnare le foto della signora Gao e un appello per la fine della persecuzione, lo staff dell’ambasciata si è rifiutato di accettarli.

I praticanti del Falun Gong sperano sinceramente che i dipendenti delle ambasciate e dei consolati potranno vedere chiaramente la situazione e scegliere la giustizia, e non continuare ad essere complici del PCC nelle sue azioni criminali.