Nell’ultimo periodo, a seguito della pressione da parte del regime di Pechino, le autorità vietnamite hanno cercato di intimidire e hanno aggredito dei praticanti del Falun Gong. Questa tendenza era iniziata già un anno fa con l'arresto di due praticanti del Falun Gong, per avere trasmesso in Cina, via radio, delle notizie non censurate. Da agosto, sono successi due episodi in Vietnam, nei quali i praticanti locali sono stati portati via con la forza dalle autorità o aggrediti da teppisti mentre facevano la pratica di meditazione nel parco.
I due praticanti del Falun Gong accusati di avere trasmesso programmi via radio, dovevano essere processati in tribunale il 6 ottobre; probabilmente a causa della pressione internazionale, all’ultimo momenti il processo è stato rinviato, i due praticanti rischiano di essere processati in qualsiasi momento.
Vista la situazione, il 10 ottobre, i praticanti del Falun Gong hanno tenuto una manifestazione davanti all'ambasciata del Vietnam a Roma, per chiedere al governo Vietnamita di non collaborare col regime cinese nella persecuzione del Falun Gong.
Avendo spiegato i fatti del Falun Gong, il funzionario dell’Ambasciata Vietnamita si è rifiutato di ritirare la lettera indirizzata all'ambasciatore e di accettare materiale informativo; sembrava essere a conoscenza della situazione e categorico nel non voler prendere nessun tipo di materiale riguardante il Falun Gong e la situazione in Vietnam.
Alcune persone che si erano recate all'ambasciata vietnamita per richiedere dei visti hanno ricevuto del materiale cartaceo e ascoltato il motivo della protesta.
Al termine della manifestazione i praticanti hanno lasciato nella cassetta della posta dell'ambasciata la lettere indirizzata all’Ambasciatore.
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