Milano: L'antica Cina diventa un Musical

I protagonisti dello show sono banditi dal regime di Pechino
 
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Mentre sulle pagine dei giornali si parla da giorni della rivolta in Tibet repressa dal governo cinese e delle manifestazioni che si svolgono in tutto il mondo a sostegno degli oppressi, l’antica filosofia cinese sbarca a teatro per la prima volta in Italia, con lo Shen Yun Chinese Spectacular” (fascino celeste) in scena stasera e domani all’Allianz teatro (ex Teatro della Luna) di Assago.
Reduce dal successo del tour mondiale 2007, che ha visto la presenza di oltre 200 mila spettatori, lo show è stato concepito negli Stati Uniti dal gruppo Divine Performing Arts, considerata la migliore scuola di danza classica cinese al mondo, e si prefigge di recuperare la cultura tradizionale cinese del Falun Dafa, distrutta nell’ultimo cinquantennio dalla “Rivoluzione culturale”. Come? “Con un mix di danze antiche e di canti classici per celebrare gli antichi valori della Cina attraverso racconti, leggende e storie sulla gentilezza, la verità, la benevolenza, la lealtà, senza la contaminazione del regime comunista. Ogni racconto è presentato in italiano e in cinese da una sorta di maestro di cerimonia per facilitare la comprensione dello spettatore, che rimane comunque coinvolto grazie all’estrema versatilità dello spettacolo e alle scenografie d’impatto che si avvalgono di costumi coloratissimi”, spiega Ning Fava, presidente dell’Associazione Italiana Falun Dafa, attiva nella promozione di questa antica pratica ispirata ai principi di verità, compassione e tolleranza e perseguitata dal regime cinese dal 1999”. E’ noto che il regime comunista in Cina abbia causato fino a oggi tra i 70 e gli 80 milioni di morti, sostenendo la violenza e la cultura alla lotta. Una lotta generalizzata, contro tutto: il cielo, la terra, gli uomini. I principi del Falun Dafa sono in evidente contraddizione con i valori del regime comunista e per questa ragione i praticanti della disciplina in Cina sono stati messi fuori legge. Chi disobbedisce viene punito con torture e nei peggiori casi con la morte. Ma non dico niente di nuovo: l’Onu è al corrente di tutto”, spiega Ning. Che conclude con un commento sulle Olimpiadi in Cina: “Premesso che lo scopo dell’Associazione non è far politica, personalmente mi sembra assurdo far coesistere valori di violenza che predominano oggi in Cina con il messaggio di pace intrinseco alle Olimpiadi”.

Fonte: Cronaca Qui - 16 aprile 2008

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