Un’esperienza di coltivazione nel curare la progettazione grafica dell’edizione tedesca di Epoch Times

Condiviso alla Conferenza Europea della Fa di Roma 2010
 
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Saluti al nostro Maestro, saluti ai miei amici praticanti,

Il mio nome è Szilvia. Lavoro per l'edizione tedesca di Epoch Times come Art Director dal maggio 2010. Oggi vorrei condividere le esperienze di coltivazione che ho avuto durante il mio lavoro a Epoch Times.

Quando mi sono presa la responsabilità di lavorare come Art Director dell’edizione tedesca di Epoch Times, in realtà speravo che un altro praticante esperto avrebbe fatto questo lavoro al posto mio e che la mia inettitudine gli avrebbe fatto capire l'importanza di fare questo lavoro. Egli non accettò la responsabilità. Essendo nuova ed inesperta nel settore, dovevo prendere diverse decisioni. Questo mi fece davvero un po’ paura. Tuttavia, quando il mio cuore era sincero e giusto, potevo ottenere un sacco di supporto in situazioni in cui non me lo sarei aspettata. Soprattutto, ho avuto sostegno dalle divinità – in modo simile all'esperienza che ho avuto per la progettazione di messaggi pubblicitari.

Quando inizio a lavorare le idee arrivano molto rapidamente, e sono sempre le idee giuste – se osservo le cose che accadono intorno a me in modo davvero aperto e con la testa sgombra ricevo molti suggerimenti su come progettare le cose, su quale direzione dovrebbe prendere il progetto grafico del giornale e sul modo per salvare il maggior numero d’esseri senzienti.

Dal mio punto di vista il design è un mezzo per comunicare. Si tratta di uno strumento per trasmettere determinate informazioni ed è fondamentale per trasferire un’informazione di rilievo in modo corretto. Il mio lavoro ha sempre bisogno dell'approvazione della persona che ha dato l’ordine, nella maggioranza dei casi è un editor o un cliente. Ma questa approvazione era diventata un qualcosa d’eccessiva importanza per me. Significava che avevo fatto tutto correttamente! Nel caso in cui non fosse stato così e fosse stato criticato il mio lavoro e di conseguenza me, il mio cuore diveniva subito pesante e non riuscivo ad ascoltare le critiche. Diventavo emotiva e ciò si rifletteva anche nell’esito del mio lavoro. Era un circolo vizioso. Questo stato continuò finché il Maestro non affrontò questo tema nella sua conferenza “Insegnamento della Fa a Manhattan” 2006.

Il nostro Maestro ha detto:

“Quella cosa è ormai diventata molto ostinata da eliminare, ed è grande. Nessuno può rivolgergli una parola di critica, non accetta le critiche, ed anche se fa qualcosa di sbagliato non vuole sentire niente a riguardo. Come può funzionare così? Come può essere così un coltivatore? Anche se voi state facendo cose della Dafa o cose per salvare la gente, dovete comunque essere dei coltivatori mentre lo fate. Non potete agire come delle persone comuni. Alcune persone sono arrivate addirittura al punto in cui, se fanno qualcosa di sbagliato ed altri gentilmente glielo indicano, si fabbricano delle scuse. Appena il loro errore salta fuori, loro cercano in qualche modo di spiegarlo, raccontando delle vere e proprie bugie e cercando delle ragioni esterne che lo giustifichino.”

Ho pensato molto alle parole del Maestro. Nello svolgimento del mio lavoro, cercavo di sbarazzarmi di questo attaccamento. Mi resi conto che stava diventando sempre più facile. La critica non sembrava più così pesante ed anche tutto il resto diveniva più facile. Ma, quindi, ho dovuto mettere da parte il mio ego e questo divenne per me un compito difficile. Prendevo le critiche personalmente, come se la persona stesse criticando me e non solo il mio lavoro. Mi battevo per il riconoscimento ed ero ossessionata da questi pensieri. La nozione di trascurare se stessi e la conseguente dipendenza dal riconoscimento si è formata molto presto nella mia vita e mi disturba in molti settori.

Mentre lavoravo per Epoch Times sono stata in grado di lasciare andare un’enorme parte di questo concetto, perché mi trovavo costantemente di fronte a questo problema. Ho dovuto curare la grafica delle cose tante e tante volte e le altre persone mi dicevano sempre se il mio era un buon lavoro oppure no. In questo modo sono stata in grado di guardarmi dentro e mi sono illuminata alle cose su cui dovevo illuminarmi in quel momento. Se non studiavo abbastanza la Fa o non inviavo seriamente pensieri retti neanche il risultato del mio lavoro sarebbe stato buono.

Invece di prendere le critiche sul piano personale, mi sono resa conto che l'impatto della creazione dipende sempre da quanto bene uno si è coltivato. La sensazione, durante il processo di progettazione, è così naturale e lampante che non riesco a descriverla. Mi è anche stata donata la comprensione dell'importanza del giornale. La comprensione semplicemente arrivò, senza che io dovessi prendere alcuna decisione o fare qualcosa per ottenerla.

Dando ascolto al capo

Mentre pensavo che il mio lavoro stesse diventando costantemente più solido, fu pubblicato l’Insegnamento della Fa dato dal Maestro a Washington DC. Nella lezione il Maestro disse che si dovrebbe ascoltare il coordinatore principale di un progetto. Dopo aver studiato la lezione, ho avuto l'intuizione che avrei dovuto iniziare a considerare la gerarchia nel giornale più seriamente. All'inizio non fu facile per me fare le modifiche grafiche che la nostra leadership voleva che facessi. Avevo un conflitto interiore e non credevo davvero nelle capacità dei miei dirigenti. Non riuscivo a gestire le situazioni in cui dovevo fare come dicevano, nonostante i loro suggerimenti non fossero professionali mentre, allo stesso tempo, io stavo diventando sempre più professionale. Non potevo accettare di dover fare un passo indietro proprio mentre stavo facendo progressi. Dopo alcune conversazioni chiave, tuttavia, mi resi conto che i problemi erano sorti solo perché il mio cuore non era più calmo. Non c'era un conflitto, come pensavo, fra il fare progressi e il fare un passo indietro. Era solo che il mio cuore non era giusto. Quando capii che dovevo soltanto fare quello che mi veniva detto, i suggerimenti del mio capo divennero improvvisamente professionali.

Da questo processo mi sono illuminata al fatto che devo sempre guardare dentro di me, non importa cosa possa accadere e senza far caso a ciò che qualcun altro non ha fatto o ha consegnato troppo tardi. La cosa migliore che io possa fare è guardarmi dentro, per trovare i miei errori ed eliminarli. Niente di più.

Il Maestro dice in ”Insegnamento della Fa all’incontro di Epoch Times”:

“Con un solo re, le cose sono facili - tutto ciò che lui dice si esegue, ma wow, qui vi sono così tanti re tutti insieme; sono tutti pieni di idee e di strategie, ed ognuno ha una forte tendenza a voler prendere le decisioni. Questa è la più grande difficoltà che i discepoli della Dafa incontrano quando collaborano insieme, ed è un ostacolo che deriva dalla vostra natura innata.”

Questa è un’indicazione talmente chiara, arrivatami dal Maestro. È spiegato così chiaramente dalla Fa. Questa nuova situazione mi ha aiutato a mettere da parte il mio orgoglio e ad iniziare a fare quello che mi è stato detto. Come praticanti stiamo solo facendo quello che il nostro Maestro ci chiede di fare. Ha organizzato la strada per noi proprio così. Ora dovrebbe essere molto più facile di prima. C’è una maggior struttura adesso, una struttura che ci dovrebbe donare la possibilità di salvare ancora più esseri senzienti.

Essere preoccupati è un attaccamento

A causa della mia posizione nel giornale ho molte responsabilità e devo prendere decisioni importanti. Mi sono concentrata sulle cose molto più di quanto dovrei. Molte cose mi sono accadute perché io mi accorgessi che dovevo abbandonare l’attaccamento all’essere preoccupata. A mio parere questo è collegato anche al problema della propria persona, perché si pensa di essere esperti in ogni aspetto del giornale. Uno vede gli errori, le situazioni problematiche, le cose ancora in cantiere e i comportamenti scorretti. Alla fine vede soltanto queste cose ed inizia a preoccuparsi. Mi sentivo così. Ho quasi perso la mia fiducia e ho cominciato a fare cose di cui non ero responsabile. Non avevo fiducia in alcuni praticanti, perché venivano sprecate così tante possibilità di migliorare. Ho avuto la gravosa sensazione d’essere responsabile dell'intero giornale: “Se io non facessi questa e quella cosa poi nessuno lo farebbe e ci sarebbe una lacuna”.

Questo non è giusto perché così si attribuisce troppa importanza a se stessi e al proprio lavoro e ci si dimentica degli altri. Ognuno di noi ha la responsabilità della parte di cui egli è responsabile, né più né meno. Sono più volte andata oltre le mie responsabilità e ho persino iniziato a ricordare “con disinvoltura” ai miei dirigenti le loro responsabilità. Questa situazione è continuata fin quando non mi sono illuminata, durante un seminario, al fatto che questo è sbagliato perché in quel modo gli altri praticanti avrebbero perso la possibilità di stabilire la loro possente virtù.

Rimasi ancorata a questi pensieri e volevo salvare l'intero giornale dalle sua difficoltà. Ma questa non è la mia responsabilità. Devo fare bene i miei compiti e questo è il mio contributo per salvare il giornale dalle sue difficoltà. Ma quasi ad ogni numero torno di nuovo a questa situazione e inizio a preoccuparmi sul fatto se siamo in grado di finire la produzione in tempo. Alla fine finiamo puntualmente e il risultato è spesso soddisfacente e talvolta anche buono.

Al momento stò cercando di fare un passo indietro ed esaminare la situazione da un diverso punto di vista. Cerco di vedere ciò che abbiamo già raggiunto. Quasi tutti sono privi di una qualsiasi competenza nella produzione di giornali e hanno solo il desiderio nel loro cuore di contribuire ad esso - e da questo si sviluppa una cosa così grande, che è supportata dagli dèi ed è in grado di salvare così tante persone. Facciamolo ancora meglio, in modo che gli esseri senzienti possano avere la possibilità d’essere salvati!

Grazie!

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