Saluti Maestro!
Lavoro in Inghilterra come redattore all’edizione Inglese web di Epoch Times e ho anche scritto qualcosa per il giornale.
In una settimana il sito Inglese di Epoch Times ha registrato un massiccio incremento di visitatori, divenendo veramente parte della rettifica della Fa.
Il martedì ho avuto una giornata retta sulla rete internet, curando la pubblicazione di articoli, controllando fonti, inserendole nel sito con foto, articoli correlati, passaggi di pagina, didascalie, titoli, sottotitoli, richieste di citazioni, e mettendoli nelle sezioni esatte. Pensai di aver fatto bene il mio lavoro e dissi a me stesso: “Wow, ho la situazione sotto controllo!”
Il giorno successivo, comunque, mi svegliai con un crampo. Non avevo eseguito gli esercizi completi da oltre due settimane e penso che il crampo fosse karma dalla mia meditazione della sera precedente, quando avevo cercato di girare la mia gamba in modo che la pianta del piede guardasse più in alto. Dovrò insistere.
Mi sentivo intontito e svogliato. Avevo un forte attaccamento a ciò e volevo condividerlo con un praticante all’incontro di studio della Fa della mattina. Sapevo di dovermene andare presto per partecipare ad una riunione di web-editing e pensai che la lezione sarebbe durata abbastanza. Gli chiesi quindi di poter condividere subito. Rispose, giustamente, che avremmo dovuto attendere la fine della Lezione.
Alla fine rimasero solo pochi minuti per la condivisione e io sentii il mio lato infantile dire: “Ok, tu non vuoi condividere quanto lo voglio io, quindi non gioco più e ti tengo il muso.”
Avevo già notato questo bambino imbronciato in me stesso più volte. Era emerso nella relazione con mia moglie e nei rapporti di lavoro, specialmente con i miei capi. É un aspetto di me stesso che in passato avevo assecondato, non riconoscendone la natura demoniaca ma curandomi solo del suo vulnerabile aspetto di bisogno.
Lavorare per Epoch Times mi ha aiutato a vederlo per ciò che è: inutile. I tecnicismi del caricamento web e di reporting dettano altre priorità.
Non puoi dare ai lettori i fatti esatti, senza considerare ciò che possono cogliere, ciò che possono comprendere, e seguire poi le procedure tecniche per l’inserimento dei testi e delle fotografie nel modo giusto senza mettere i bisogni degli altri prima dei tuoi. Anche questo è un modo per mostrare verità, compassione e tolleranza.
Non puoi lavorare con gli altri se non ammetti di aver fatto un errore (un aspetto della verità), o se non accetti le loro debolezze e le loro incompatibilità (compassione per loro) e le loro maggiori abilità e competenze (benevolenza per sé stessi), e affrontare le difficoltà che non sono imputabili a qualcuno, come il sito web che non va bene (tolleranza).
Affrontare queste difficoltà giorno dopo giorno mi ha mostrato un po’ della mia immaturità. Il mio aspetto infantile non era utile nel mio lavoro quotidiano. Avevo troppe esigenze fisiche e bisogni che io non potevo soddisfare senza rallentare il lavoro e deludere gli altri.
Nacque in me l’attaccamento al molto o al poco che potevo realizzare, a quanto i compagni di lavoro fossero superiori o inferiori nel lavoro o come praticanti, se leggevano bene la Fa o se tossivano durante lo studio della Fa prima delle riunioni. In qualche modo sono interessato a sapere cosa pensano gli altri del mio lavoro. É attaccamento alla competizione.
Si, dobbiamo fare bene il nostro lavoro ma io mi sorpresi a cercare di compiacere i capi e a fare colpo sugli altri con la quantità di articoli che potevo preparare, il tempo dedicato al lavoro sulla rete, gli orari impossibili determinati dagli impegni internazionali.
Lavoravo per compiacere il mio lato infantile che richiedeva attenzione, che voleva essere visto come buono, che voleva apprezzamento, non per salvare esseri senzienti, ma solo per far parte di un gruppo caloroso e accogliente.
Far parte di questa ondata di rettifica della Fa mi ha mostrato la mia brutta negatività – assecondare sentimenti deprimenti – come la mattina in cui mi svegliai col crampo e mi sentii fiacco.
Ho consentito a questi vecchi, inutili atteggiamenti mentali di trascinarmi verso un senso di bisogno di conforto, dal momento che mi erano così famigliari.
Mi sono preoccupato di ciò che la gente poteva pensare di me. Il loro pensiero non era sotto il mio controllo ed ero solito sentirmi rifiutato. Avevo costruito solide barriere per rifiutare la gente prima di essere rifiutato dagli altri. Ma ... se gli altri mi avessero trovato simpatico? Se avessero pensato che potevo fare un buon lavoro? Questo era imbarazzante perché implicava la responsabilità di occuparmi del mio rapporto con loro.
I bambini non sono in grado di assumersi delle responsabilità. Noi ci curiamo di loro perché non hanno l’esperienza necessaria per distinguere la fresca seta rossa dalla fiamma rossa rovente. Hanno bisogno di imparare alcune nozioni di base.
Io avevo affidato a questo bambino inesperto una gran parte della mia mente, avevo ceduto la responsabilità e cercato le decisioni all’esterno. Non mi aspettavo di vedermi assegnate delle responsabilità e evitavo di assumerne.
Quando lavoravo per l’edizione inglese stampata, trovai che ero considerato affidabile, sebbene non indispensabile. Se non procuravo gli articoli ogni settimana, questo avrebbe reso la vita difficile ad altri lavoratori.
Una delle più importanti ed obbligatorie riunioni alla quale dovetti partecipare si tenne alle 3 del mattino. Le altre sessioni web di cui ero responsabile si tenevano alle 6-7 del mattino. Amavo anche studiare la Fa alle 4 del mattino.
Quando abbiamo avuto il privilegio di aiutare a salvare la gente con Shen Yun in Inghilterra, il mio Bambino Grande si mostrò di nuovo. Trovavo difficile decidere quale lavoro avrei dovuto fare.
Alla fine, il Bambino Grande divenne goloso e non rinunciò ad alcun lavoro.
Ad un certo punto dissi al direttore che avrei preso un periodo di riposo dal momento che il lavoro stava diventando troppo pesante per me. Egli fu d’accordo ma quando venne il giorno del rientro, mi rifeci vivo come un robot, pronto a fare ciò che avevo fatto per mesi, ma con scarsa energia e poco entusiasmo.
Alla fine il direttore dovette chiedermi di fermarmi e, dal momento che non volevo farlo, mi obbligò a fermarmi. Questo era per me un modo di guardare fuori – cercare fuori un aiuto, come un bambino che cerca dei confini.
Sono molto grato alle persone attorno a me per aver accettato pazientemente le mie manchevolezze. Ho imparato moltissimo sul come fare a meno del bambino indisciplinato e trascurato che è in me e ho sperimentato di nuovo l’umiltà, l’imbarazzo, la vergogna e la perdita della faccia come genitore, quando sono stato troppo attaccato al comportamento del mio bambino in pubblico.
Ringrazio il Maestro per avermi condotto attraverso questo processo e per avermi circondato di persone che hanno saputo trattare gentilmente le mie debolezze e ancora lo fanno, credo senza attaccamento e senza sentimentalismi.
Molte grazie.
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