“Fiori di prugno” – Shen Yun Performing Arts 2011 |
Shen Yun Performing Arts continua il suo tour mondiale per mostare le tradizioni perdute della Cina antica, in una serie in quattro parti, The Epoch Times, guarda nel dettaglio queste arti, il loro stato attuale nella Cina di oggi, la loro influenza innegabile nel nostro mondo, e il significato della loro miracolosa rinascita.
La cultura è l'anima di una nazione, l'aspetto spirituale è alla stregua di fattori fisici come la razza e la terra. Se la civiltà di un paese è definita dalla storia dei suoi sviluppi culturali, ne consegue naturalmente che la distruzione di quella cultura conduce alla fine della nazione.
Nel corso della lunga storia della Cina, nonostante le invasioni e gli attacchi, la cultura cinese ha sopportato e prosperato, e la sua essenza è stata sempre tramandata da 5.000 anni. Ma l'ascesa del comunismo in Cina ha avuto un effetto devastante sulla cultura antica del Medio Regno e sulle tradizioni.
Fin dall'inizio, il Partito Comunista Cinese (PCC) ha voluto rivoluzionare la cultura cinese nel tentativo di distruggere completamente il suo spirito.
La cultura tradizionale cinese ricerca l'armonia tra l'uomo e l'universo e pone l'accento sull'etica e la moralità. Si basava sulla fede nel confucianesimo, buddismo e taoismo e sull'onestà, gentilezza, armonia e tolleranza.
Questi principi e gli standard sociali fissati da Confucio nelle cinque virtù cardinali di benevolenza, giustizia, correttezza, saggezza e fedeltà sono un anatema per la politica di ateismo del PCC.
Il PCC ha un'opposizione ideologica inerente alla cultura tradizionale cinese, che crede nelle divinità celesti e un considera la cultura un nemico nel tentativo di rafforzare il suo controllo.
Poco dopo che il PCC salì al potere nel 1949, iniziò a distruggere chiese e templi, bruciare scritture, e forzò monaci e monache buddisti a tornare alla vita secolare. Dal 1960, quasi scomparvero i luoghi di culto in Cina.
La Grande Rivoluzione Culturale di Mao Zedong, che ebbe inizio nel 1966, causò ancora maggiori catastrofi religiose e culturali, con la sua campagna di "Cacciare via i vecchi 4": vecchie idee, vecchia cultura, vecchie usanze e vecchie abitudini.
Templi buddisti e taoisti, siti di interesse storico e paesaggistico, calligrafia, dipinti e oggetti d'antiquariato diventarono gli obbiettivi principali delle Guardie Rosse. Molti libri, opere di calligrafia, e dipinti che erano stati raccolte da intellettuali sono stati bruciati o triturati.
Lo scrittore Qin Mu (1919-1992) ha descritto la Rivoluzione Culturale in termini desolanti: "E' stata davvero una calamità senza precedenti. [Il PCC] imprigionò milioni di persone a causa della loro associazione con un membro della famiglia ricercato, si concluse la vita di milioni di persone, le famiglie spezzate, i bambini trasformati in teppisti e criminali, libri bruciati, demoliti edifici antichi, distrutti cimiteri antichi, ogni sorta di crimine fu commesso in nome della rivoluzione".
In questo modo, la dignità e la sacralità della religione e della cultura fu annientato, come identità spirituale delle persone formate da fede e cultura. Molti hanno perso l'orientamento morale e furono indottrinati dai messaggi del PCC, come la lotta di classe, l'incitamento all'odio e alla violenza, autocritica, e "lotta contro il cielo e la terra".
Questa "cultura del partito", che ha nel cuore dispotismo e dittatura, fu istituita attraverso continui movimenti politici e fu promossa dal PCC come proseguimento della cultura tradizionale cinese.
Dopo che il Partito adottò la riforma economica e la politica della porta aperta, furono restaurate molte chiese e templi buddisti e taoisti. In tutta la Cina, fiere, mostre d'arte e calligrafia, festival della cultura con drago e danze del leone, e gala di Capodanno ripresero la scena.
Questo, tuttavia, ripristinò semplicemente l'aspetto superficiale della cultura. L'essenza della cultura profonda della Cina era ormai stata completamente demolita.
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