CHICAGO - Lunedì avvocati rappresentanti di praticanti del Falun Gong hanno presentato un appello alla Suprema Corte degli Stati Uniti nell’ambito di una causa civile contro l’ex dittatore cinese Jiang Zemin. È accusato di torture, crimini contro l’umanità e genocidio, in relazione alla persecuzione del Falun Gong che lui stesso ha iniziato nel luglio 1999. Questo caso solleva questioni legali fondamentali all’interno della legislazione degli Stati Uniti e nel rapporto tra le leggi statunitensi e il diritto internazionale.
Jiang chiamato in giudizio a Chicago
Jiang Zemin è stato avvisato della causa a suo carico, attraverso le sue guardie del corpo, nell’ottobre 2002, durante una visita a Chicago. A quel tempo, Jiang Zemin era il leader supremo della Cina, essendo simultaneamente Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, Presidente del Governo cinese e capo delle Forze Armate cinesi. Jiang è stato sostituito con Presidente da Hu Jintao il 15 marzo 2003, diventando ex capo di stato.
Né Jiang Zemin né alcun consigliere per lui è apparso di fronte alla Corte per rispondere all’azione legale promossa dai praticanti del Falun Gong. Nel processo di fronte alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti del Distretto dell’Illinois settentrionale, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nella veste di amico della corte ha chiesto l’archiviazione del caso, sostenendo che i capi di stato e ex capi di stato hanno l’immunità.
Nel settembre 2003 la Corte Distrettuale ha archiviato il caso, e i querelanti hanno fatto appello alla 7^ Corte d’Appello di Chicago. Tale corte ha ascoltato le argomentazioni orali nel maggio 2004 e poi, nel settembre 2004, ha appoggiato l’archiviazione del caso della Corte Distrettuale.
Violazioni dello Jus Cogens Hanno Status Speciale
I praticanti del Falun Gong stanno era chiedendo alla Corte Suprema di rimandare il caso alla Corte Distrettuale dove l’iter è iniziato e di chiedere alla Corte Distrettuale di giudicare sulla responsabilità dell’imputato per gli atti presunti da lui commessi contro il Falun Gong.
In questo appello la questione è se gli ex capi di stato, come Jiang Zemin, hanno diritto di chiedere l’immunità che spetta ai capi di stato, cioè la protezione offerta dal diritto internazionale ai capi di stato contro le cause intentate contro di loro. E, se i capi di stato hanno diritto all’immunità in qualche caso, non ne hanno diritto per tutte quelle azioni che sono al di fuori della loro autorità ufficiale (ultra vires) o che violano gli standard dello jus cogens del dirrito internazionale.
L’argomentazione chiave riguarda lo status dei crimini di cui è accusato Jiang Zemin. Secondo precedenti legali e secondo il diritto internazionale, la tortura, i crimini contro l’umanità e il genocidio sono violazioni di norme dello jus cogens. Queste norme sono ritenute essere le norme fondamentali per il diritto e per la stessa civiltà. La violazione di queste norme è perciò considerata qualitativamente differente rispetto ad altre condotte criminali.
L’appello del Falun Gong cita molte sentenze di altre Corte Distrettuali diverse da quella di Chicago che, nel caso di crimini di questo tipo, hanno negato l’immunità agli ex capi di stato e a ex funzionari. Uno dei casi citati descrive le violazioni dello jus cogens come differenti in virtù della “profondità della depravazione che la condotta realizza, del costo spesso incalcolabile di sofferenze umane che i misfatti infliggono alle vittime e del conseguente disordine dell’ordine interno e internazionale che producono”. La giustificazione fondamentale per revocare l’immunità per quegli ufficiali che abbiano violato le norme dello jus cogen del diritto internazionale è che uno stato sovrano non può difendere questi atti come ufficiali e legittime funzioni dello stato.
Secondo l’appello del Falun Gong, “la decisione della Settima Corte, considerando tali atti di tortura e altre violazioni dello jus cogens da parte di ex capi di stato o ufficiali stranieri come protetti da immunità, non ha eguali nel circuito giudiziario. La decisione non ha precedenti. Non intervenite significherebbe indebolire l’intenzione di importanti leggi del Congresso”.
Nei prossimi mesi la Suprema Corte deciderà se esaminare il caso.
Nota dell’Editore: In genere la Suprema Corte mette a ruolo le cause una settimana dopo che sono presentate.
Fonte originaria: http://english.epochtimes.com/news/5-2-8/26334.html
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