Per il premio, che sarà assegnato il 10 ottobre, favoriti i due noti attivisti per i diritti umani, in carcere da tempo per reati d’opinione. Seccata reazione di Pechino. Ma altri commentano che è ora nel Paese ci siano “importanti cambiamenti”.
Hu è noto per la sua lotta a favore dei malati di Aids ed è diventato anche una sorta di riferimento centrale della dissidenza cinese: ha raccolto articoli, preparato ricorsi legali e presentato alla comunità internazionale l’opera di tutti gli altri oppositori del regime. Ha collaborato con i media stranieri e con le ambasciate, fornendo materiale sulle violazioni ai diritti umani commesse dal Partito comunista e, più di recente, a favore dei molti cittadini vessati per preparare le Olimpiadi. E’ stato di nuovo arrestato a dicembre e condannato ad aprile a 3 anni e mezzo di prigione, per “istigazione ad attività sovversiva”, per avere criticato il governo per le violazioni di diritti commessi per preparare le Olimpiadi. Il premio potrebbe essere assegnato insieme alla moglie Zeng Jinyan (nella foto), da mesi agli arresti domiciliari con la figlia di pochi mesi e controllata a vista dalla polizia. “Questa non sarebbe necessariamente una cattiva cosa, per mio marito e me”, commenta Zeng al South China Morning Post, riferendosi alle possibili reazioni del governo.
Gao è un avvocato che ha difeso i diritti dei cittadini, compresi molti membri del movimento religioso perseguitato Falun Gong. Il 22 settembre 2007 è stato portato via da casa, dove era agli arresti domiciliari, e da allora non se ne hanno notizie.
Seccata la reazione di Pechino. Liu Jianchao, portavoce del ministro cinese degli Esteri, si è augurato che “il Comitato [per il premio Nobel] prenda la decisione giusta, senza mutare il fine originale del Nobel per la pace né urtare i sentimenti del popolo cinese”, aggiungendo che il premio va assegnato a chi “ha davvero contribuito” alla pace nel mondo.
E’ invece entusiasta l’attivista anti-Aids Wan Yanhai, cofondatore con Hu del Beijing Aizhixing Institute per aiutare i malati di Hiv-Aids, che dice sarebbe “una grande cosa per gli attivisti per i diritti umani in Cina. Abbiamo proprio bisogno di un simile incoraggiamento dalla comunità internazionale”. Aggiunge che gli attivisti cinesi “sono pronti” a fare sacrifici, se Pechino rispondesse con violenza, perché “è l’ora che in Cina ci siano importanti cambiamenti”.
Tra i favoriti ci sono anche l’avvocatessa cecena Lidiya Yusupova che si batte per i diritti dei ceceni, vittime di rapimenti, torture e uccisioni, e il monaco vietnamita buddista e attivista dei diritti umani Thich Quang Do.
L’ultimo premio Nobel per la pace a un attivista per i diritti umani è stato quello del 2003, all’iraniana Shirin Ebadi. Nel 1989 ha vinto il premio il Dalai Lama, leader spirituale tibetano in esilio.
Fonte: http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=13404&size=A
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