Come la "FA" non ha bisogno di parole per arrivare al cuore

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Vorrei condividere con voi un’esperienza accorsaci l’ottobre scorso nel nostro luogo di pratica a Milano. Questo luogo è costituito da un colonnato del seicento, adottato per i nostri esercizi. che incornicia e circonda un edificio centrale adibito a mostre ed eventi di tipo culturale. Da mesi era allestita all’interno dell’edificio la mostra dedicata a Charles Robert Darwin, e vi si alternavano, alla visita, persone da ogni dove ed esuberanti classi di studenti accompagnati dai rispettivi professori e maestri. Potete immaginare quei ragazzi, il vociare era sempre alto, ma io e la mia amica non abbiamo desistito alla nostra pratica. Ogni mercoledì, giorno in cui ci si incontrava per praticare, sapevamo di trovare il solito frastuono, ma quel mercoledì è successa una cosa meravigliosa: alla fine del quinto esercizio, aperti gli occhi, ci siamo trovati circondati ed avvolti da una intera classe di adolescenti, chi a terra con le gambe incrociate, chi seduti su una panchina poco distante da noi e chi in piedi. Erano accompagnati da un’ insegnate la quale era rimasta lì ad osservare, noi ed i ragazzi, in silenzio. Al termine dell’esercizio la professoressa si rivolge ai ragazzi, con tono perentorio, ma da educatore attento e sensibile, dicendo: “visto che avete scimmiottato (testuali parole) tutto il tempo, fatevi spiegare a cosa servono questi esercizi”. I ragazzi ci hanno investito di domande e noi abbiamo avuto l’opportunità di parlare del Maestro e di cosa accade in Cina. Al termine un ragazzo, che era il più vicino ed era rimasto seduto con le gambe incrociate tutto il tempo, mi chiede: “cosa bisogna pensare quando si fanno questi esercizi?”, gli rispondo che bisogna liberare la mente e non pensare a niente pur rimanendo presenti a se stessi. Detto questo, senza alcun impedimento e con il completo assenso da parte dell’insegnante, tutti hanno provato a meditare per qualche minuto poi a turno hanno aperto gli occhi rimanendo sempre lì attenti ed interessati. L’ultimo a terminare la meditazione è stato proprio quel ragazzino che mi aveva rivolto quella domanda specifica,il quale, alzate le palpebre mi fissa profondamente e tenendo saldo il contatto con i miei occhi, annuisce con il capo lentamente.

Dopo di che, l’insegnante anche se un po’ dispiaciuta di interrompere quella meravigliosa parentesi, esorta i ragazzi a prendere il volantino da fotocopiare in classe, così da poter andare sul sito ed approfondire gli argomenti di cui avevamo parlato. Arrivato il momento di entrare alla mostra, si congedano da noi salutandoci e ringraziandoci.

Ringrazio la mia amica per aver condiviso questa esperienza e ringrazio la Fa per avermela fatta vivere.

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