Il Messaggero Veneto: Prelievo illegale di organi, appello all’Onu

Se il prelievo degli organi su prigionieri giustiziati è una pratica da tempo messa in atto dal governo cinese, pratica peraltro di dubbia eticità, tutto ancora da chiarire resta il capitolo relativo alle denunce di uccisioni volontarie di praticanti del Falun Gong, dissidenti nei confronti del regime rosso, appartenenti alle minoranze uigure e tibetane, che aggiungono orrore a orrore, di prelievi di organi effettuati su persone ancore vive. «Non potevamo ignorare quanto siamo venuti a sapere», afferma il Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, il quale, assieme all’assessore Adriano Ioan, ha aderito ufficialmente all’appello all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani per l’invio di osservatori indipendenti al fine di approfondire le indagini sulla sottrazione di organi a persone vive. «In ogni caso – rilevano gli europarlamentari Claudio Morganti e Lorenzo Fontana che hanno presentato qualche giorno fa un’interrogazione parlamentare al rappresentante della Commissione europea divenendo i promotori dell’iniziativa – con la pratica attualmente in vigore ai prigionieri condannati a morte viene spesso estorta l’autorizzazione al trapianto».

Relazioni ufficiali emanate dalle autorità cinesi hanno documentato 18.500 casi di trapianto di organi in sei anni dal 1994 al 1999. La cifra è aumentata fino a circa 60 mila nei successivi sei anni, tra il 2000 e il 2005.

Fontanini e Ioan si aggiungono così ai sottoscrittori dell’appello perché l’Alto Commissariato dia inizio alla formazione di una squadra investigativa indipendente di esperti e perché supervisioni all’indagine sulle pratiche di raccolta forzata degli organi in Cina, con particolare attenzione ai prigionieri di coscienza.