Guardia al Centro di Detenzone Hairou mi ha Minacciato di Spedirmi nel Nordovest della Cina, e che non Avrei più Fatto Ritorno

Facebook Logo LinkedIn Logo Twitter Logo Email Logo Pinterest Logo

Più di cinque anni fa ero rinchiuso illegalmente nel centro di detenzione di Huairou a Pechino perché pratico il Falun Gong. Per il fatto che mi rifiutavo di dare loro il mio nominativo, la guardia mi ha minacciato di spedirmi nel nordovest della Cina e che non avrei mai più fatto ritorno se mi rifiutavo di dire il mio nome. Soltanto adesso mi rendo conto che non si trattava soltanto di una minaccia, ma che era per certo.

Ricordo che nel centro di detenzione di Huairou, dei tabelloni in tutta la stanza mostravano quando i praticanti venivano arrestati, condannati o mandati via. Durante quel periodo, i praticanti non avevano mai alcun contatto con membri della famiglia, e nessuno era a conoscenza di quanto soffrissero lì e della loro destinazione finale.

Il mattino del primo gennaio 2001, sono andato in Piazza Tiananmen a Pechino per fare un appello per la fine della persecuzione al Ponte dell’Acqua d’Oro. Un poliziotto mi ha sequestrato e mi ha portato in uno scantinato a Qianmen, dove sono stato chiuso a chiave in una grande gabbia di ferro. In poche ore, la polizia ha rinchiuso lì oltre un centinaio di praticanti del FalunGong.

Il poliziotto ha iniziato a mandare i praticanti in luoghi diversi. C’erano due autobus pieni di praticanti, in ognuno dei quali cinque poliziotti facevano la guardia. Prima siamo stati mandati in un campo di detenzione a Nanhu (mi è capitato di notare il nome di Nanhu il giorno seguente) e rinchiusi lì per la notte. La mattina dopo siamo stati messi su due autobus. Ogni autobus conteneva oltre quaranta praticanti della Falun Dafa, e siamo stati mandati in un campo di detenzione di Changping. In un secondo tempo ci hanno mandato in un centro di detenzione di Huairou.

Nessuno dei praticanti arrestati dava le sue generalità, perché sapevamo da documenti riservati del Partito Comunista Cinese (PCC) che quando un praticante del Falun Gong si appellava, il suo coniuge veniva licenziato e multato con di un importo da 8000 a 10000 yuan, e che a partire dai funzionari del suo posto di lavoro, al dipartimento di polizia e alla sottostazione di polizia, tutti sarebbero stati puniti. Il PCC utilizza il metodo di indurre le masse a combattere gli uni contro gli altri come ulteriore sistema per perseguitare coloro che praticano il Falun Gong, quindi, per salvaguardare gli innocenti, i praticanti del Falun Gong non riferivano il loro nome e indirizzo.

Quel giorno c’erano oltre trecento praticanti rinchiusi nel centro di detenzione di Huairou, e tutti erano numerati. Ero il numero 196. La guardia aveva messo tutti i giovani in una stanza e tutti gli anziani in un’altra stanza. Tutti sono stati spogliati e perquisiti. Ci è stato chiesto che tipo di malattia avevano avuto in precedenza, ci hanno fotografato e preso le impronte digitali.

Pestaggi contro praticanti del Falun Gong erano all’ordine del giorno. Ogni volta che un detenuto non chinava il capo durante un appello o un interrogatorio, o non portava un distintivo, o non declamava il regolamento della prigione, o praticava, lei o lui venivano picchiati duramente. Le praticanti femmine non venivano rifornite di assorbenti igienici durante il loro ciclo, e anche se avevi contanti non potevi acquistarne.

I praticanti venivano torturati, picchiati, scossi con bastoni elettrici, e sottoposti a punizioni corporee nella posizione “pilotare un aereo”. Erano costretti a camminare scalzi nella neve, gli veniva versata addosso acqua fredda, poi aprivano la porta ed accendevano un ventilatore, ed erano sottoposti ad alimentazione forzata. Due medici militari praticavano l’alimentazione forzata.

Quando mi hanno interrogato, la guardia ha detto: “Ti lascerò andare a casa se mi dai un nome falso. A meno che mi dici il tuo nome, ti spedirò nel nordovest della Cina e tu non tornerai più a casa.” A quel tempo, non ho fatto molto caso alla minaccia. Solo ora, dopo la scoperta dell’espianto di organi del PCC da praticanti vivi del Falun Gong, mi sono reso conto che quello che la guardia ha detto era vero.

Ricordo che nel centro di detenzione di Huairou, dei tabelloni in tutta la stanza mostravano quando i praticanti venivano arrestati, condannati o mandati via. Durante quel periodo, i praticanti del Falun Gong non avevano mai alcun contatto con i membri della famiglia, e nessuno sapeva quanto soffrissero lì e quale fosse la loro destinazione finale.

Sono un sopravvissuto. In soli quindici giorni di prigionia nel centro di detenzione di Hairou, il mio peso si è ridotto da settanta a cinquanta chilogrammi dopo essere stato torturato. E’ stato dopo quindici giorni di sciopero della fame e sotto la protezione del benevolente Maestro che ho manifestato i sintomi di febbre, vertigini e bassa pressione, e sono stato rilasciato senza condizioni.

Qua sollecito altri praticanti a cercare con urgenza quei praticanti del Falun Gong di cui non si ha notizia, a denunciare la malvagia persecuzione e a salvare i praticanti.

* * *

Here is the article in English language:
http://en.clearharmony.net/articles/a33371-article.html

Facebook Logo LinkedIn Logo Twitter Logo Email Logo Pinterest Logo

Potete stampare e diffondere gli articoli ed i contenuti pubblicati su Clearharmony, ma per favore citate la fonte.