Censura cinese - Eutelsat nel mirino

Fonte: www.opinione.it - Edizione 149 del 18-07-2008
 
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La televisione satellitare cinese Ntdtv, un’emittente non-profit legata al movimento spirituale Falun Gong (bandito in Cina), dal 16 giugno scorso non può più usare il satellite W5 della compagnia europea Eutelsat, per trasmettere i suoi programmi in Asia. C’era il sospetto che non si trattasse di un problema tecnico (come dichiarato da Eutelsat), ma del frutto delle pressioni politiche di Pechino. E già i primi giorni di luglio, sia l’ambasciatore di Taiwan in Francia che alcuni eurodeputati (tra cui l’olandese Erik Meijer) chiedevano il ripristino delle trasmissioni, dando per scontata la natura politica dell’oscuramento. Reporters Sans Frontières, l’organizzazione non-profit che difende il diritto di libertà di stampa in tutto il mondo, ha pubblicato sul suo sito un documento che proverebbe l’ingerenza cinese nella vicenda. In una conversazione registrata il 23 giugno scorso, convinto di parlare con un funzionario cinese, il rappresentante di Eutelsat a Pechino si sarebbe lasciato scappare che: “E’ stato il Ceo della nostra compagnia in Francia che ha deciso di interrompere il segnale. Avremmo potuto spegnere qualsiasi transponder.

Ha agito così perché abbiamo ricevuto ripetute lamentele da parte del governo cinese. Due anni fa l’Amministrazione Statale per Radio, Film e Televisione continuava a ripetere la stessa cosa: ‘Fermate quella Tv e poi potremo iniziare a discutere”. Reporters Sans Frontières, dopo aver pubblicato il transcript di questa conversazione telefonica, chiede pubblicamente al Ceo della compagnia Eutelsat, Giuliano Berretta, di consentire nuovamente a Ntdtv l’uso del satellite. La New Tang Dynasty Television (questo è il nome esteso dell’emittente cinese), per molti cinesi è l’unica fonte di informazione non filtrata dal Partito Comunista. Per fare qualche esempio, è stata l’unica Tv che ha mandato in onda servizi sull’epidemia della Sars, sulla morte di Zhao Ziyang (il leader comunista caduto in disgrazia perché si oppose alla repressione di Tienanmen nel 1989), sulle proteste della popolazione di Hong Kong contro Pechino, sulla repressione dei cristiani, dei tibetani e, chiaramente, del movimento Falun Gong.

Queste sono tutte notizie sulla Cina che i cinesi non hanno mai potuto vedere. E’ dunque ovvio che il Partito Comunista abbia sempre visto questa Tv (che trasmette da New York da sette anni, da quattro anche in lingua cinese) come una vera e propria spina nel fianco del proprio apparato di informazione. E il partito comunista disporrebbe anche di numerosi argomenti per convincere gli operatori stranieri a collaborare nell’opera di repressione. China Central Tv, come constata Reporters Sans Frontières, ha acquistato 30 differenti pacchetti satellitari multicanale, quando 6 di essi sarebbero già sufficienti a raggiungere il 99% degli spettatori in tutto il mondo. In un periodo di depressione del mercato, la Cina diventa un cliente molto ghiotto. E di solito il cliente ha sempre ragione.

Fonte: http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=149&id_art=5967&aa=2008

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