Shandong: Praticante del Falun Gong, in condizioni critiche dopo essere stato colpito con una mazza da baseball

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Sintesi dei fatti chiave della persecuzione

Nome: Yang Naijian (杨乃健)
Sesso: Maschio
Età: 32
Indirizzo: località Xinvgushan, città di Qingdao, distretto di Chengyang
(青岛城阳区西女姑山村)
Occupazione: contadino
Data dell’ultimo arresto: 2 maggio 2013
Ultimo luogo di detenzione: Centro di detenzione di Capo Est Jimo
(青岛即墨普东看守所)
Città: Qingdao
Provincia: Shandong
Persecuzione subita: Detenzione; interrogatorio con tortura; colpito al petto con una mazza da baseball; appeso per le manette; privazione del sonno; manette e ceppi; violenti pestaggi.

(Minghui.org) Yang Naijian, un praticante del Falun Gong proveniente dalla città di Qingdao, è stato arrestato il 2 maggio del 2013 ed incarcerato nel centro di detenzione di Capo Est Jimo. Le guardie del carcere lo hanno torturato nel tentativo di estorcergli una confessione, ora si trova in gravissime condizioni e rischia la vita.

Le guardie lo hanno ripetutamente brutalizzato, dopo aver messo in piedi delle cosiddette “prove” con l’obiettivo di costringerlo ad ammettersi colpevole di misfatti, in realtà da lui mai commessi. Tutto questo nel tentativo di fare bella figura nei confronti dei loro superiori.

Yang Naijian

Secondo fonti interne, Yang ha perso in pochi mesi oltre 20 chili a conseguenza delle torture subite. Dall’essere un giovane in ottima salute, è ora ridotto ad uno scheletro e perde frequentemente conoscenza. Soffre di problemi cardiaci, di dolori al torace, mancanza di fiato, dolori addominali e sangue nelle feci. Soffre il freddo anche durante i periodi caldi.

Una raffica di abusi

Le guardie si sono impegnate nel trovare i peggiori metodi di abuso e si sono servite di violenza estrema, inganno, minacce ed intimidazione per costringere il prigioniero a ripudiare la propria fede nel Falun Gong.

Ricostruzione di una tortura: appeso per le manette

In un’occasione, Yang ha subito abusi verbali per tre giorni e tre notti senza sosta, mentre era tenuto appeso ed incatenato.

Un’altra volta i carcerieri hanno tentato di fabbricare delle prove per incastrarlo con delle accuse riferite alla persecuzione dei praticanti del Falun Gong nel 2008. Quando Yang ha rifiutato di cooperare, le guardie lo hanno ammanettato ed appeso all’inferriata di una finestra per altri tre giorni e tre notti. Gli è stato anche intimato di non raccontare a nessuno di come era stato torturato.

A causa del sangue nelle feci, lo hanno portato all’ospedale di Chengyang e hanno tentato di costringere il dottore a dichiarare che era affetto da “emorroidi”. Il dottore ha visitato Yang, non ha ritenuto fosse affetto da emorroidi e ha ordinato ulteriori analisi, ma le guardie hanno respinto questa raccomandazione.

Una delle guardie, un giorno ha detto a Yang: «Non mi interessa se sei fatto di ferro o di acciaio: oggi devi aprire la bocca» e lo ha colpito nel petto con una mazza da baseball. Dopo il colpo Yang ha accusato dolori al petto e al cuore e difficoltà respiratorie. Quando la guardia ha visto che non dava più segni di vita, si è spaventata e ha controllato il polso per verificare che fosse ancora vivo. Da allora Yang soffre di dolori cronici.

Yang è stato torturato dalle diverse guardie di turno per diverso tempo ma è sempre rimasto in silenzio. Successivamente, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le sevizie subite. Alla fine le guardie, rimaste senza più espedienti, lo hanno ritrascinato in cella.

Cento agenti di polizia arrestano sette praticanti

Il 2 maggio 2013, l’Ufficio municipale di pubblica sicurezza di Quingdao ha mobilitato quasi 100 agenti di polizia per circondare ed arrestare i seguenti praticanti: Yang e sua madre, Liu Xiuzhen, Lu Xueqin, Yuan Shaohua, Cui Luning e Li Hao. La polizia li ha accusati di “utilizzo di organizzazione di culto allo scopo di indebolire l’applicazione della legge”.

Il 4 giugno, l’emittente televisiva cinese CCTV, il sito xinuha.net ed altri organi di propaganda governativa hanno dichiarato che l’Ufficio di pubblica sicurezza di Quingdao ha risolto un caso in cui erano coinvolti dei praticanti del Falun Gong che ricostruivano i metodi di tortura usati nelle prigioni della Cina.

Accusati di “eversione”

Dopo poco tempo, la polizia locale ha ricevuto ordine di cambiare il capo di imputazione contestato ai praticanti in “incitamento all’eversione contro il potere dello Stato”, un’accusa ben più grave. La polizia ha anche ordinato alle famiglie dei praticanti stessi di sottoscrivere il capo d'accusa.

I praticanti utilizzano le ricostruzioni fotografiche per dimostrare le pressoché inimmaginabili crudeltà che hanno luogo nelle carceri del regime comunista, nei campi di lavori forzati, nei centri di detenzione e di lavaggio del cervello. Essendo questo regime una minaccia per tutti i cittadini cinesi, portarne alla luce la malvagità serve a tutelare i diritti di tutti.

L’Ufficio 610 di Quingdao, l’Ufficio di pubblica sicurezza, la Divisione di sicurezza interna e le guardie dell’istituto di detenzione, hanno inflitto le torture ai praticanti nel tentativo di estorcere loro delle confessioni, nonostante il regime comunista cinese neghi di torturare i suoi stessi cittadini.

Yang e sua madre, Liu Xiuzhen, Lu Xueqin, Yuan Shaohua, Cui Luning e Li Hao sono tutt’ora detenuti nel Centro di detenzione di Capo Est Jimo.

(*) GLOSSARIO

Versione inglese

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