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PREFAZIONE
di Clive Ansley, Presidente del CIPFG President, Nord America
Spettatori e reporter che andranno in Cina ad agosto per assistere ai Giochi Olimpici, vedranno competere i maggiori atleti del mondo. Ciò che non vedranno saranno i centinaia di migliaia di cinesi che sono rinchiusi nei campi di lavoro lì accanto, molti dei quali detenuti perché hanno cercato di esercitare gli stessi diritti fondamentali che noi ogni giorno diamo per scontati.
Alcuni di coloro che viaggeranno a Pechino possono aver sentito storie di questi gulag cinesi, ma dove sono? Chi vi è detenuto? Cosa accade là dentro?
Introduzione
“Quando arriverete ai Giochi Olimpici di Pechino, vedrete grattacieli, strade ampie, stadi moderni e persone entusiaste. Vedrete la verità, ma non tutta la verità… Non potete sapere che i fiori, i sorrisi, l’armonia e la prosperità sono costruiti sulle ingiustizie, le lacrime, l’imprigionamento, la tortura e il sangue.” – lettera aperta degli illustri difensori dei diritti umani cinesi Hu Jia e Teng Biao. Settembre 2007.
Quando 25.000 giornalisti arriveranno in Cina per i Giochi Olimpici, la gioventù entusiasta, le costruzioni luccicanti, i parchi ordinati e le moderne metropolitane lasceranno una forte impressione. Come hanno notato Hu Jia e Teng Biao qui sopra, c’è un altro lato della “Nuova Cina” che il Partito Comunista Cinese è meno entusiasta di mostrare alla comunità internazionale.
È la Cina delle 18 ore di lavoro al giorno, di indicibili torture e umiliazioni, di credenti religiosi costretti a sopportare interminabili ore di “riforma del pensiero”.
È la Cina dei campi di “rieducazione-attraverso-il-lavoro”.
È questa Cina, è la realtà quotidiana per milioni di Cinesi, e questo modesto libretto vuole proporre la sua incongruità con gli ideali olimpici della dignità umana, della pace e della non-discriminazione.
Cosa Contiene la guida?
Questa guida si concentra su sette campi di lavoro e altre strutture detentive che sono nelle vicinanze di sedi olimpiche e che sono famigerate per i maltrattamenti che vi sono inflitti ad aderenti della pratica spirituale del Falun Gong, una minoranza religiosa che è oggi il gruppo più largamente perseguitato in Cina.
Ognuna delle sette strutture è presentata con:
Mappa: • una mappa mostra la posizione dell’edificio, la posizione della più vicina struttura olimpica, e le indicazioni per raggiungerla partendo dal più vicino aeroporto o stazione ferroviaria.
Descrizione della struttura: • Una foto e una descrizione generale dell’edificio, dettagli sui prigionieri che vi sono detenuti e loro condizioni generali.
Prodotti e visite guidate: • Prodotti che sappiamo essere stati fabbricati in questo luogo e dettagli di precedenti visite guidate alla struttura, quando rilevanti.
Casi individuali: • Brevi sommari di casi individuali di persone attualmente detenute o di passati prigionieri di coscienza, gli abusi che hanno subito durante la custodia e se sono disponibili per essere intervistati.
Contatti: • Nomi di contatto e numeri di telefono del campo di lavoro, così come degli ufficiali che si ritiene abbiano partecipato alla persecuzione dei praticanti del Falun Gong all’interno di queste strutture. I contatti sono stati raccolti da documentazioni pubblicate online in un periodo di parecchi anni; per questo, dal momento che l’informazione era stata resa pubblica, è possibile che sia stata cambiata.
Background
Il Sistema del RAL: il sistema dei campi di “rieducazione-attraverso-il-lavoro “(RAL) fu istituito a partire dagli anni ’50 e include una rete di dozzine di campi. È una forma di detenzione amministrativa a cui gli individui sono condannati per un periodo fino a tre anni, dalla polizia o da altri agenti della sicurezza, senza alcuna accusa formale, senza processo e senza alcuna possibilità di appello. La velocità e la segretezza con cui le persone possono essere condannate ne ha fatto il metodo centrale usato dal Partito per rinchiudere gli “indesiderabili”.
Le persone detenute nei campi RAL includono:
Tossicodipendenti, prostitute e vagabondi
Dissidenti politici e cittadini che hanno rivolto una qualche protesta al governo
A partire dal 1999, un ampio numero di persone che praticano il Falun Gong.
Secondo il rapporto 2007 sui diritti umani in Cina del Dipartimento di Stato USA: “alcuni osservatori stranieri hanno stimato che gli aderenti del Falun Gong costituiscano almeno la metà dei 250.000 detenuti registrati” nel vasto sistema cinese dei campi di lavoro.
Maltrattamenti e Torture
Le condizioni all’interno dei campi di lavoro sono ben note per essere estremamente misere e oltraggiose. Secondo la testimonianza di ex detenuti le razioni di cibo sono inadeguate, non è concesso il tempo sufficiente per lavarsi, tutti sono costretti a partecipare a lunghe ore di lavoro da schiavi, impegnati in tutta una serie di attività produttive.
Secondo Amnesty International, “arrivano regolarmente notizie di torture e di altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti messi in atto nei campi di RAL”.
In questo contesto i detenuti del Falun Gong sono particolarmente soggetti ad abusi e torture molto gravi. Un rapporto del 2006 dell’Ispettore Speciale sulle Torture delle Nazioni Unite ha affermato che i praticanti del Falun Gong rappresentano il 66% di tutte le presunte vittime di tortura in Cina. Inoltre tali abusi perpetrati durante la custodia, hanno condotto gli aderenti alla morte (3.000 casi di morte documentati).
“Pulizia” Pre-Olimpica
Sfortunatamente questa dinamica non è cambiata con l’avvicinarsi delle Olimpiadi. Al contrario, secondo Amnesty International: “Avvicinandosi ai Giochi Olimpici 2008, la polizia di Pechino ha usato le pratiche di detenzione violente e illegali come il RAL per ‘ripulire’ le città”
Tra coloro che sono sistematicamente obiettivo di queste detenzioni ci sono i praticanti del Falun Gong. All’inizio di luglio, il Falun Dafa Information Center ha riferito che “ci sono stati almeno 8.037 arresti di aderenti del Falun Gong in 29 province, nelle maggiori città e nelle regioni autonome a partire dal dicembre 2007.”
Di questi, più di 208 persone sono state arrestate a Pechino e almeno 30 di loro sono stati condannati senza processo ai campi di RAL per più di 2 anni e mezzo.
Il loro crimine? Difendere pacificamente il loro diritto fondamentale alla libertà di fede, garantito anche dalla Costituzione cinese.
Conclusione
Nonostante le promesse di una completa libertà per i media, fatte dai leader cinesi presentando i Giochi Olimpici 2008, stà diventando chiaro che i giornalisti stranieri che arriveranno in massa a Pechino dovranno fare i conti con una città ossessionata per la sicurezza e con sfide significative nel riferire di storie che non corrispondono all’immagine della Cina che il regime cerca di presentare al mondo.
Tuttavia vi esortiamo a trovare il modo di seguire le direzioni indicate in questa guida, a raccontare le storie dei prigionieri che vi sono menzionate e a scoprire la realtà all’interno di quelle strutture. E vi sollecitiamo a farlo al di fuori dei canali ufficiali perchè, come parecchie visite guidate e un ex detenuto hanno indicato, “Il PCC può mettere in scena qualunque cosa”.
Per aiutarvi ad aggirare questi blocchi, il Global Internet Freedom Consortium (GIFC), un’organizzazione fondata da praticanti del Falun Gong, offre gli strumenti che permettono un accesso anonimo e sicuro, dall’interno della Cina, ai siti internet normalmente accessibili fuori dai filtri del PCC (vedi appendice E). I servizi di collegamento sicuri del GIFC gestiscono oltre il 90 percento del traffico internet anti-censura da Cina e Iran, con oltre 400 milioni di accessi al giorno.
Per scaricare gli strumenti visitare il sito: http://internetfreedom.org
Contatto: Tao Wang allo 888-937-1688, o via email: [email protected].
Raccomandiamo anche la nuova guida interattiva del Falun Dafa Information Center, che si basa su Google Maps, chiamata “A Journalist’s Walking Guide to the Persecution of Falun Gong in Beijing.” Essa mostra in dettaglio le sedi a Pechino e fuori dalla città dove i praticanti del Falun Gong sono detenuti, torturati e uccisi, ed è disponibile su http://faluninfo.net/topic/150/. (Vedere Appendice F)
In ultimo, raccomandiamo la lettura della Guida alle Olimpiadi di Pechino di Human Rights Watch e vi invitiamo a fare molta attenzione per ridurre al minimo i rischi per le persone intervistate, per i vostri collaboratori – come traduttori, autisti e guide – e naturalmente per voi stessi.
Per maggiori informazioni e per fissare interviste con ex prigionieri di coscienza contattare Clive Ansley allo +1-(250)334-3586, Susan Prager allo (862) 668-6382 o inviare una email a [email protected].
Versione inglese: http://www.humanrightstorch.org/news/guide-to-olympic-village-labor-camps/
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