Se poi una mente slegata dalla massificazione segue principi etici e morali assolutamente contrari alla politica vigente la condanna è già scritta.
Questo vale praticamente a ogni latitudine, dove però il potere si fa oppressione questo fenomeno si acuisce fino a diventare brutale persecuzione fisica.
Incontro sotto la pioggia novembrina un’anziana signora cinese che instancabilmente zuppa sta manifestando il proprio disappunto contro il Partito Comunista Cinese.
Mi lascia un volantino che racconta una storia.
I disegni sono inequivocabilmente un pugno allo stomaco e risaltano in contrasto con il fiore di loto stampato in copertina.
È la storia del Falun Dafa o anche Falun Gong, movimento spirituale e pratica meditativa.
Queste due definizioni bastano per creare un biglietto di sola andata per una condanna assicurata in terra cinese.
La situazione peggiora quando questa pratica, che coltiva l’armonia del corpo con il mondo, si lega anche alla cura spirituale seguendo tre principi cardine: Zhen (verità, autenticità), Shan (compassione, benevolenza, senso dell’umanità) e Ren (tolleranza, pazienza, sopportazione).
Il numero uno, un paio di nove e uno zero. Questo è l’anno nel quale si sono aperte le porte dell’inferno.
Nel giugno di quell’anno infatti fu creato “l’ufficio 6-10”, nome che identifica uno speciale corpo di polizia che può operare fuori dai vincoli costituzionali.
Il volantino ripete la cruda verità in cifre: oltre tremila morti da quella triste data e quarantaquattromila casi di tortura.
L’accusa si fa pesante e dipinge un quadro ancora più inquietante se si cercano informazioni su internet.
Si legge che l’avvocato canadese David Matas e il politico David Kilgour hanno accusato il Governo di Beijing di espianto non consenziente di organi ai membri del Falun Gong a fini di lucro.
Tornando al volantino queste durissime affermazioni sono riprese da un non meglio specificato testimone che svolge la professione del medico militare:
“I praticanti del Falun Gong non sono più considerati esseri umani, sono ‘materia prima’ per scopi commerciali. Il Partito Comunista Cinese ha deciso di trattarli come ‘classe nemica’ e ‘criminali’, li usa in qualsiasi modo purché economicamente vantaggioso”.
Indipendentemente dalla fondatezza di queste dichiarazioni e dalla correttezza delle stime delle vittime e dei torturati, diverse Organizzazioni non governative hanno preso a cuore le sorti di questo movimento.
Tra queste spiccano Amnesty International, Human Rights Watch, Freedom House, Reporters sans frontière e la nostrana Nessuno tocchi Caino.
La verità è ancora lontana dall’essere svelata.
Si richiede l’apertura dei “campi di concentramento” per affrontarla.
La pioggia riga l’espressione solare della piccola anziana signora cinese che mi saluta per poi svanire tra i passanti.
Un volantino, una storia, tra la pioggia.
Fonte: http://www.ilreporter.com/storie/2008/11/24/falun-gong-bandire-lo-spirito
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