Zhang e Li erano arrivati ieri mattina alla casa del cognato di Jiang. Dopo due ore due poliziotti si sono presentati per interrogarli. Nel pomeriggio, un gruppo di oltre 20 poliziotti, compresi membri della Pubblica sicurezza, sono arrivati alla casa, domandando le loro carte di identità. I due avvocati avevano le loro licenze e i passaporti, ma non le carte d’identità. Subito i poliziotti li hanno presi e picchiati, ammanettati e trasportati via in un veicolo della polizia, insieme al figlio del defunto, Jiang Hongbin.
Zhang e Li, dell’ufficio legale Zhengtai di Pechino, dovrebbero rappresentare i figli di Jiang in una denuncia che essi vogliono sporgere contro le autorità del laogai per la morte del loro padre. La famiglia sospetta che i capi del lager non dicano la verità sulla morte di Jiang.
Jiang Xiqing era stato sequestrato da casa sua lo scorso 14 maggio 2008. Il giorno prima la polizia aveva preso la moglie e condannata a un anno di rieducazione attraverso il lavoro (lavori forzati). La famiglia non ha mai ricevuto alcuna nota formale sull’arresto. Solo dopo mesi essi hanno scoperto che il loro padre doveva scontare un anno di lavori forzati, dal 25 giugno 2008 al 25 giugno 2009. Il 2 gennaio 2009 la famiglia è riuscita a visitare il loro padre e hanno detto che egli era in buona salute. Alcune settimane dopo, il 28 gennaio, le autorità del lager hanno comunicato che Jiang era morto di un attacco al cuore. Ma la famiglia afferma che Jiang non aveva mai sofferto di problemi cardiaci e domanda come mai le autorità non hanno avvertito la famiglia quando hanno portato Jiang all’ospedale, poco prima della morte. Essi affermano pure che vi sono imprecisioni nel certificato di morte e perciò dubitano della versione ufficiale.
Fonte: http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=15245&size=A
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