Rivista di politica mondiale: Risposta alla Cina

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L'ondata di importazioni cinesi pericolose, che vanno dai pneumatici difettosi al dentifricio in pasta contaminato, creano apparente pericolo nella linea di condotta degli Stati Uniti e dell'Unione europea verso la Cina. Da allora il Presidente Nixon, gli Stati Uniti hanno cercato impegni costruttivi per incoraggiare la riforma economica e politica. Aprendo il commercio, gli Stati Uniti intendono dimostrare ai cittadini cinesi i valori democratici, incitare un cambiamento sistematico, ed infine aggiungere un altro stato responsabile e prosperoso stato alla Comunità delle nazioni occidentali.

Gli Stati Uniti stanno scommettendo sul fatto che l’apertura dei mercati americani ai prodotti cinesi, attraverso l'appartenere all'Organizzazione Mondiale del Commercio, toglierà milioni di persone dalla povertà e creerà un governo che rispetta i diritti umani. Il partito comunista ci scommette, lui può manipolare le regole dell'OMC a suo unico vantaggio, realizzando la crescita dell'esportazione e consegnando la prosperità che gli permette di mantenere a tempo indeterminato il suo potere.

Il miracolo economico della Cina stà dando una cattiva immagine al capitalismo. Offrendo alle aziende che esportano, aiuti finanziari attraverso una valuta svalutata del 40%, prestiti bancari economici, riduzioni fiscali generosi, una regolamentazione ambientale ed una sicurezza dei prodotti scarsa, come pure la tecnologia estorta alle multinazionali occidentali che cercano di ottenere il permesso di Pechino per vendere prodotti in Cina, la Cina sta inondando i mercati americani ed europei con prodotti artificialmente a basso costo e troppo spesso pericolosi.

Eccetto il fatto di corrompere interamente il concetto di libero scambio basato su vantaggi comparativi, queste linee di condotta hanno creato la cultura del profitto-a -qualunque-costo.

Le fabbriche cinesi sfruttano i lavoratori, mettono intenzionalmente in pericolo i consumatori, trasformano i laghi ed i fiumi in serbatoi nocivi di rifiuti industriali, e creano l'aria più sporca di tutto il pianeta. Scarseggiando di r6esponsabilità imposta da elezioni aperte e da una stampa libera, Pechino ignora questi abusi fino a che l’indignazione del pubblico americano finisce per mettere il mercato d’esportazione in pericolo. Peggio ancora, i governi provinciali incoraggiano questo degradamento.

La Cina ha delle leggi ambientali nazionali rigorose, ma i funzionari del partito comunista di Pechino e nelle province sono ricompensati per raggiungere obiettivi di crescita e per non applicare gli standard di diminuzione. La corruzione che ne risulta offre loro grandi opportunità di accumulare ricchezze personali.

Per limitare il dissenso, Pechino censura Internet, con la cooperazione delle principali società occidentali come Google. Pechino imprigiona attivisti e membri di "religioni sovversive", come il Falun Gong. Gli ospedali militari e le prigioni prelevano gli organi dei prigionieri destinati al mercato lucroso del trapianto. Le atrocità che Pechino incoraggia sono senza limiti e oltre la vergogna.

La Cina, con il terzo più grande PIL (prodotto interno lordo) di tutte le nazioni, detiene $ 1.2 trilioni in valuta e titoli. Tuttavia, Pechino dice che è troppo povero per fornire l'acqua potabile, fogne e alloggi rispettabili per la sua popolazione rurale. Il divario dei redditi tra le regioni rurali ed i grandi centri esportatori costieri cresce ogni giorno, sicuro come il moltiplicare dell'inquinamento e dei veleni, che si versano dalle sue fabbriche.

Tutto ciò che otteniamo da Pechino sono vaghe promesse, prive di azioni trasformative. Nel frattempo, i dirigenti a Washington consigliano la diplomazia piuttosto che passi concreti, di apologisti fra le multinazionali americane, che approfittano della condotta criminale della Cina, informano contro le conseguenze perturbatrici di frenare l'impresa peculiare chiamata libero commercio Stati Uniti/Cina.

L'atteggiamento della Cina non è senza conseguenza per gli Stati Uniti e per le altre economie occidentali. Il suo export contribuisce a fare chiudere fabbriche negli Stati Uniti e nell'Unione Europea, e fabbrica disoccupati che sarebbero competitivi senza il mercantilismo della Cina. Ad esempio, le imprese d’alta tecnologia, le fabbriche di semiconduttori ed i laboratori di sviluppo di software che traslocano in Cina guadagnano molto poco della manodopera economica. La perdita di produttività negli Stati Uniti, che raggiunge quasi 2000$ ogni anno per ogni lavoratore americano, ha contribuito a creare un debito esterno di 6 trilioni $, e diminuisce la crescita del PIL americano dal 4 % all'anno circa al 3%.

Dal 2008, la Cina sarà la più grande fonte di gas a effetto serra del mondo, e la sua strategia d'industrializzazione incauta aggiunge l'equivalente di un nuovo Giappone all'equazione del riscaldamento dell’atmosfera terrestre ogni due anni. Di questo passo, gli Stati Uniti e l'Unione Europea, anche adottando i programmi di riduzione d’emissione più aggressivi, potranno fare molto poco per fermare il riscaldamento planetario.

È tempo per gli Stati Uniti e l'Unione Europea di escludere, su una vasta scala e completamente, i prodotti cinesi che sono molto sovvenzionati, e sono fabbricati in fabbriche che avvelenano l'atmosfera, o che sono potenzialmente pericolose per i consumatori senza badare dove vivono. Soltanto così l'occidente può sperare nel cambiamento positivo in Cina.

Se gli americani e gli europei non agiscono, alla fine la Cina diventerà troppo forte da resistere, ed il nostro futuro comune si oscurerà.

Le civilizzazioni non crollano sotto il peso dell'età. Cadono, quando diventano troppo compiacenti per agire in funzione di minacce reali.

Prof. Peter Morici insegnante all’Università Robert H. Smith School of Business di Maryland.

Versione inglese: http://www.globalpolitician.com/articledes.asp?ID=3125&cid=5&sid=30

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