L’associazione religiosa Falun Gong nel mirino del giornale di Pechino pubblicato in città: «Sono topi di fogna»

L’ira della Cina si abbatte sui buddisti milanesi
 
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MILANO - Come un boomerang. La prima Corte d’Appello di Milano applica la legge e contemporaneamente viola i più elementari diritti umani. È l’effetto involontario e perverso della sentenza di assoluzione dal reato di diffamazione continuata a mezzo stampa, nei confronti del movimento Falun Gong Italia, del direttore responsabile del giornale in lingua cinese Europe China News, Bruno Dall’Alba, e del giornalista Jiang Ming. Cosa avevano scritto sul giornale? «Quelli del Falun Gong sono una setta satanica, dei topi di fogna, tarme da eliminare». Non solo. In otto articoli diversi avevano fatto il resoconto di incontri più o meno ufficiali in noti ristoranti cinesi della città, a cui aveva partecipato anche il Console cinese a Milano, durante i quali si definiva il Falun Gong come una setta satanica, segreta, violenta, sanguinaria e socialmente pericolosa e si delineavano le strategie per eliminarla. Il giornalista aveva, tra l’altro, enfatizzato la pericolosità sociale del movimento. Ma cos’è il Falun Gong? Conosciuto anche come Falun Dafa è una pratica di Scuola Buddista, che consiste in meditazione ed esercizi spirituali. Nato in Cina, il Falun Gong viene ora praticato da circa 100 milioni di persone in più di 70 Paesi, tra cui l’Italia. A Milano i frequentatori si trovano a meditare il venerdì pomeriggio ai giardini della Rotonda della Besana. Nel luglio del 1999 il Partito Comunista Cinese ha lanciato una campagna violenta su scala nazionale per “sradicare il culto”. Il Falun Dafa Information Center di New York ha verificato le circostanze di 2.903 morti e più di 44mila casi di tortura. E il giornale di lingua cinese, Europe China News, è in linea con il regime di Pechino. «Tant’è che il 6 luglio 2006 - spiega l’ avvocato Giuseppe Rossodivita, difensore dell’Associazione Italiana Falun Gong - con la sentenza emessa dal giudice Giuseppe Cernuto della terza sezione penale del Tribunale di Milano, sono stati condannati per diffamazione continuata il direttore responsabile e il giornalista del giornale in lingua cinese a pagare 25mila euro all’Associazione Italiana Falun Dafa. Un primo significativo successo, in Italia, contro la campagna persecutoria posta in essere dal regime comunista cinese nei confronti dei praticanti del Falun Gong. Occorre ricordare, infatti, che anche in Cina la persecuzione dei praticanti nonviolenti del Falun Gong, è iniziata con la loro delegittimazione agli occhi dell’opinione pubblica anche se poi, purtroppo, in quel paese, è proseguita e prosegue tutt’ora con violenze, deportazioni, torture, omicidi». Fortunatamente in Italia i praticanti del Falun Gong sono al riparo dal macabro repertorio di persecuzioni messo in campo dal Governo Cinese in palese violazione dei diritti umani; anche se, come è emerso nel corso del processo, tramite il diretto controllo dei consolati sulla stampa in lingua cinese, nel corso del 2002 è stata tentata un’imponente campagna diffamatoria specificamente diretta alla comunità cinese residente in Italia. All’epoca l’Associazione Italiana Falun Dafa reagì nell’unico modo possibile, legalitario e nonviolento, con la proposizione di molteplici querele che hanno avuto come primo esito proprio la sentenza del Tribunale di Milano. Sentenza annullata ieri mattina dalla Corte d’ Appello.

Annibale Carenzo

03/04/2008

Fonte: http://www.cronacaqui.it/news-lira-della-cina-si-abbatte---sui-buddisti-milanesi_5152.html

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