Credere fermamente nel Maestro e cooperare nel fare le tre cose

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Vorrei condividere con gli amici praticanti alcuni aspetti della mia coltivazione personale e la mia comprensione attuale sul periodo di rettifica della Fa e sulle responsabilità dei discepoli della Dafa nel cooperare bene insieme come un corpo unico. Per favore fatemi notare ciò che ritenete inopportuno.

La mia relazione predestinata con la Dafa

Ho ottenuto la Fa relativamente tardi, nel settembre 2006, mentre ero in viaggio in Australia, ma solo dopo più di un anno ho iniziato a fare le tre cose costantemente e diligentemente, al meglio delle mie possibilità.

Nel dicembre 2005, finiti gli studi universitari, parto per l’Australia. In quel momento, lasciando l’Italia, mi portavo dietro una serie di disagi fisici e mentali. Avevo dolori alle ginocchia, a causa di infortuni subiti giocando a calcio, che rendevano difficile anche andare in bicicletta, decisi così di tralasciare l'attività sportiva, nonostante mi piacesse molto. Una infiammazione alla vescica mi rendeva doloroso andare in bagno e avere rapporti sessuali. Ho provato varie “cure” – iniezioni, pillole, omeopatia, shiatzu, erbe – ma dopo un breve sollievo tutto tornava come prima. Vedevo queste “malattie” come qualcosa di ingiusto e non le accettavo; invidiavo fortemente le persone che ritenevo fossero più felici di me, in un modo o in un altro.

Pensavo comunque di essere una brava persona, dato che giudicavo il mio comportamento tramite gli standard corrotti della società umana comune. Ma avevo un carattere impetuoso e impulsivo, ero convinto di essere spesso nel giusto e di sapere quello che era meglio per gli altri; di conseguenza avevo spesso discussioni con altre persone e talvolta litigavo aspramente, soprattutto con le persone che mi erano più vicine, i miei familiari e la mia ragazza di allora.

Avevo anche uno stile di vita dissoluto che mi aveva portato ad essere dipendente dall’alcol, dall’hashish, dalla pornografia e dalle emozioni “forti”; imprecavo spesso e volentieri; ero un materialista convinto e rifutavo a priori tutto ciò che le religioni o i credi spirituali affermavano; ero pieno di lamentale verso lo stato della società umana, volevo vivere in una società migliore, senza nemmeno chiedermi se me la meritavo.

In Australia ho vissuto per un periodo a Brisbane e, in una delle strade principali, incontrai un gruppo di praticanti mentre stavano svolgendo un’attività. Per gli studi universitari che avevo fatto pensavo di essere molto informato sulla situazione socio-politica mondiale e soprattutto sulle questioni relative ai diritti umani, ma di quello che era scritto sugli striscioni e sul volantino che avevo in mano non avevo mai sentito parlare. I praticanti chiarirono la verità sulla persecuzione e mi invitarono a provare gli esercizi. Firmai la petizioni e dissi che sarei andato al luogo di pratica più vicino.

Adesso vedo che mi sono avvicinato alla Dafa per curiosità, per provare. La curiosità è ancora oggi uno dei miei attaccamenti più forti e che in quel periodo mi avrebbe causato molte interferenze.

Ottenere la Fa e considerarsi un discepolo del Maestro

Lessi lo “Zhuan Falun” in due pomeriggi, incapace di metterlo giù. Era come spegnere una sete che avevo da tanto tempo. Ricordo il senso di leggerezza e di gioia di cui ero pervaso durante e dopo la lettura. Una sensazione mai provata prima leggendo uno qualsiasi dei tanti libri che avevo letto.

Andavo a fare gli esercizi solo il fine settimana, ma lasciai l’alcol dopo poco tempo, anche annusarne l’odore mi infastidiva: mi sembrava “strano”, ma ne ero contento. Una volta, poco prima di iniziare gli esercizi mi sentii come durante una febbre molto alta, con i muscoli deboli e le ossa che sembravano rotte, non avevo febbre ma avevo una sensazione di debolezza. I praticanti presenti mi consigliarono di provare a resistere e dissero che era un buon segno, come scritto nel Libro. Io non ero convinto ma, alla fine degli esercizi non solo tutti i dolori erano scomparsi, ma ero pieno d’energia! A quel tempo la mia scarsa comprensione della Fa non mi aveva fatto riconoscere come il Maestro stesse già purificando il mio corpo, nonostante non seguissi diligentemente i requisiti della Dafa per i discepoli. Ma l’evento mi impressionò molto.

Appena possibile lessi anche le conferenze precedenti al 1999, e il mio stupore e la mia gioia crebbero sempre più. Quello che leggevo sembrava non bastarmi mai. Quando mi trasferii per un paio di mesi in un’altra città per ragioni di lavoro dimenticai a Brisbane tutte le conferenze che avevo stampato, e, non avendo un computer, iniziai a leggere più e più volte “Zhuan Falun” e "Elementi Essenziali", che avevo portato con me. Questo episodio mise in luce di nuovo l’attaccamento alla curiosità, e grazie all’aiuto del Maestro ho potuto gettare delle basi per un solido studio della Fa presente nel Libro.

Comunque ero ancora fortemente attaccato a molti aspetti della società umana comune; leggevo e praticavo, ma in modo incostante, e soprattutto non avevo la priorità di migliorare la mia xinxing.

Il Maestro ha detto:

A un coltivatore medio, che fa parte delle “persone di livello medio che sentono parlare del Tao”, va bene coltivare, ma gli va bene anche non coltivare, ed è molto probabile che questo tipo di persona non vada da nessuna parte. Alcuni qui presenti pensano che le parole del Maestro siano ragionevoli; tuttavia, quando ritornano alla vita ordinaria, si fanno prendere dagli interessi concreti, dalle cose pratiche. (Zhuan Falun, Nona Lezione)

Queste parole mi colpirono profondamente. Ero quindi una persona media? Dal giorno che dentro il mio cuore ho deciso di impegnarmi nel cammino della coltivazione, è cambiato tutto.

Ho lasciato cadere tutti i programmi che mi ero fatto, dettati dalla curiosità e dal sentimentalismo per andare a Sydney, dietro consiglio di alcuni praticanti. Dopo aver vissuto per molti mesi in un paese vicino al mare e in campagna il pensiero di trasferirmi in una metropoli mi angosciava, inoltre avevo pochi soldi e chiaramente sarei stato senza lavoro, ma i miei pensieri erano retti: “non vado a Sydney per divertirmi come una persona comune o per fare soldi, ci vado per migliorare come coltivatore”. Dopo una settimana un amico non praticante mi ha trovato una stanza in centro città e ho trovato un lavoro flessibile che mi permetteva di gestire il mio tempo per poter fare bene le tre cose. Ho davvero sentito l’aiuto del Maestro: potevo, e quindi dovevo, essere diligente, procedendo in modo risoluto. In seguito ho maturato la comprensione che l’unico modo per ringraziare il Maestro è fare bene le tre cose che ci ha chiesto di fare.

Accettare le responsabilità di un discepolo della Dafa nel periodo di rettifica della Fa

Vedere tanti praticanti che portavano avanti così tanti incarichi e progetti, con un senso di urgenza e, allo stesso tempo, di solennità, mi ha spinto a fare del mio meglio per cercare di stare al passo con i praticanti che avevo accanto e con quello che vedevo fare.

Non è passato molto tempo prima che mi accorgessi che partecipare ad alcune attività non veniva dal mio cuore, e dalla mia volontà di fare bene, piuttosto dal desiderio di essere accettato e dall’attaccamento al mettersi in mostra; per sentirmi dire dagli altri e poter dire a me stesso: “bravo”.

Il Maestro ha detto:

Se volete essere dei coltivatori, la vostra coltivazione dipende totalmente dalla vostra volontà, e la vostra comprensione dipende solo da voi stessi; non ci sono esempi da imitare. (Zhuan Falun, Quarta Lezione)

Mi sentivo molto attivo, ma in realtà facevo tutto meccanicamente svolgendo quello che mi veniva detto di fare, senza il pensiero retto di offrire agli esseri senzienti la possibilità di entrare nel futuro.

In effetti non avevo ben chiaro del perché stessimo facendo tutte quelle attività, ma stavo molto bene assieme agli altri praticanti. Avevo modo di condividere aspetti della coltivazione personale che non riuscivo a bilanciare e nonostante avessi letto tutti gli scritti del Maestro seguenti al 1999 passarono alcuni mesi prima di accettare razionalmente che ciò che era coinvolto nella frase “la rettifica della Fa” era qualcosa di gigantesco, ciò che di più enorme ci possa essere.

A quel punto l’attaccamento alla curiosità si è fatto avanti e ho iniziato a leggere le condivisioni su clearwisdom e pureinsight, cercando ostinatamente di “capire” la rettifica della Fa. Ho letto ciò che alcuni praticanti hanno visto con il loro terzo occhio; ho visto le immagini, fornite dai telescopi, di galassie che esplodevano e si riformavano; ho letto le profezie relative al nostro periodo storico e così via.

Studiavo comunque la Fa, ma passavo molto tempo leggendo quelle cose e l’attaccamento della curiosità diventava sempre più forte: volevo capire quello che stava succedendo.

Il Maestro ha detto:

Io dico che non potete comprendere un altro modo di vivere, dalla prospettiva delle attuali condizioni (Zhuan Falun, Settima Lezione)

La fase finale della rettifica della Fa è già iniziata, perché i sistemi dei corpi cosmici sono incredibilmente colossali - sono inconcepibilmente enormi – e un sistema così enorme è a sua volta composto da decine di milioni di sistemi giganteschi come questi. È vero, non ho più alcun modo di parlarvi di questa struttura usando il linguaggio umano comune - ha raggiunto un punto tale da essere indescrivibile. (Guida del Viaggio)

Io coltivo con il terzo occhio chiuso, non posso vedere scene da altre dimensioni e il progresso della rettifica della Fa, ma questo mi impedisce forse di coltivare? Dovrei “vedere” per “credere”?

Adesso ho realizzato che a quel tempo stavo cercando di capire cosa sarebbe successo alla società umana e come sarebbe stato il futuro, dalla mia prospettiva personale. Per quale motivo? Analizzandomi alla luce dei recenti scritti del Maestro ho capito che non credevo completamente e profondamente alla Fa insegnata dal Maestro. Mi sono quindi chiesto: “posso continuare a coltivare se non credo nelle parole del Maestro? Mi posso considerare un suo discepolo?” chiaramente la risposta è stata “no”.

Il Maestro ha più volte ripetuto che quello che i discepoli della Dafa nel periodo di rettifica della Fa devono fare sono le tre cose, e di farle bene, senza pensare ad altro. Quindi se voglio considerarmi un discepolo del Maestro, devo fare del mio meglio per essere diligente.

Una volta maturata questa comprensione ho smesso di essere attaccato al passato, - se il Maestro ha detto che i discepoli hanno fatto dei voti in altre epoche, è stato così, non ho bisogno di “vedere” per prendermi la responsabilità di essere diligente - e al futuro, - se il Maestro ha detto che l’attitudine di una persona verso la Dafa e i discepoli della Dafa determina il fatto che possa entrare nel futuro o meno, allora sarà così e dobbiamo fare bene nel chiarire la verità e salvare esseri senzienti.

Se il Maestro ha detto che i Nove Commentari hanno il potere di salvare gli esseri senzienti avvelenati dal partito, allora dobbiamo fare tutto il possibile per diffonderli. Se il Maestro è personalmente coinvolto nell’organizzazione del Gala, allora diventa il progetto con la priorità più alta e dovremmo fare tutto il possibile per cooperare bene al riguardo.

Adesso penso che tutto ciò non è una questione di diversi livelli di comprensione, ma sia invece qualcosa di basilare: si tratta di credere nel Maestro, nell’avere una volontà determinata a portare avanti quello che ci ha chiesto. Tutto il resto verrà naturalmente. Infatti, una volta che ho accettato le responsabilità che un discepolo della Dafa nel periodo della rettifica della Fa deve assumersi sono diventato frenetico, pensando che mi rimaneva poco tempo a disposizione e che dovevo migliorarmi il più velocemente possibile, scoprendo i miei attaccamenti e migliorando la mia xinxing. Questo ha portato ad un altro attaccamento: quello di scoprire i miei attaccamenti, forzando le cose con intenzione, senza farle accadere naturalmente.

Quando ho iniziato ad essere coinvolto nelle attività per chiarire la verità l’attaccamento dell’egoismo è venuto fuori in maniera netta, rivelando anche una mia comprensione sbagliata della Fa insegnata dal Maestro. Il mio pensiero all’epoca era che più mi impegnavo e a più attività partecipavo, più erano gli esseri senzienti che avrei potuto salvare e, di conseguenza, avrei accumulato più meriti, virtù e gloria nel futuro. Il punto di partenza di questo pensiero era egoista e non nasceva dalla compassione.

Il Maestro ha detto:

La Scuola Buddista ritiene che non vi siano condizioni da porre nell’offrire la salvezza alla gente, va fatto a qualunque costo, si può aiutarla incondizionatamente. (Zhuan Falun, Prima Lezione)

Non solo non avevo pensieri retti verso le attività per chiarire la verità, ma stavo addirittura riconoscendo l’operato delle vecchie forze, pensando che, più a lungo sarebbe durata la persecuzione, più meriti e virtù avrei potuto accumulare. Sono uscito da questo stato mentale scorretto solo grazie allo studio costante della Fa.

Il Maestro ha più volte ripetuto come lo studio della Fa sia la priorità assoluta, che per quanto impegnati possiamo essere non è accettabile saltare lo studio della Fa. Grazie all’impegno costante e determinato nello studio della Fa ho compreso l’importanza del “lavorare insieme come un corpo unico”, ma metterlo in pratica è ovviamente un’altra cosa.

Coltivare concretamente durante il periodo della rettifica della Fa

Quando si è avvicinata la data della scadenza del mio visto stavo valutando se rimanere un altro po’ in Australia, piuttosto che tornare in Italia. Mi rendevo conto che tramite lo studio della Fa di gruppo, le condivisioni e il prendere parte alle attività ero molto migliorato, quindi il mio pensiero era “rimarrò qualche altro mese così da elevarmi ulteriormente e poter affrontare tutte le persone comuni che conosco in modo migliore”.

Questo pensiero, che mi sembrava in linea con la Fa, nascondeva però paura e egoismo. Avevo paura di tornare e volevo rimanere perché “stavo bene” in Australia. Mi sono chiesto: “non ci sono forse esseri senzienti in Italia che mi stanno aspettando perché io mostri la bellezza della Dafa e chiarisca loro la verità? Sono più utile in Australia o in Italia?”

Pochi giorni dopo ho comprato il biglietto aereo di ritorno, trovandolo ad un prezzo molto più basso delle tariffe regolari.

Dopo aver rincontrato familiari e amici che non vedevo da tempo ho compreso il bisogno di armonizzarmi nell’ambiente nel quale mi trovavo: non ero più in una città dove conoscevo poche persone comuni e molti praticanti, ma l’opposto; ho compreso quindi la necessità di mantenere un comportamento degno di un discepolo della Dafa, così da far avere alle persone che incontravo una attitudine positiva nei confronti della Dafa. Tanti si sono meravigliati dai cambiamenti che vedevano in me, in particolare mia mamma, che non riusciva a credere che avessi smesso di fumare e di imprecare. Introdurre la Dafa agli amici ha richiesto del tempo e molta razionalità, ho cercato di parlare a un livello che la persona che avevo davanti potesse accettare, facendo attenzione a non andare agli estremi e a non apparire un fanatico. Così, almeno una volta la settimana cerco di vedermi con degli amici, che sia andare al cinema o cose del genere; cerco di leggere un po’ i giornali e di guardare la TV per non essere completamente al di fuori degli argomenti di discussione. Ad ogni modo mantengo sempre un fermo contegno nella mia posizione di discepolo della Dafa, ad esempio rifutando di leggere cose di altre pratiche che mi sono state consigliate. Ho avuto tante esperienze nelle quali le parole che dicevo con tono benevolente, i comportamenti pazienti che ho tenuto e il fatto di essere sempre su di morale hanno fatto esclamare alle persone presenti che la Falun Dafa deve essere qualcosa di buono; alcuni mi hanno detto come l’atmosfera è cambiata, diventando più “rilassata” quando sono entrato nella stanza.

Molte delle persone che conosco hanno provato gli esercizi assieme a me, alcuni sono venuti regolarmente al luogo di pratica e altri hanno anche letto “Falun Gong”.

In Italia l’ambiente era chiaramente diverso da quello al quale ero abituato negli ultimi mesi, c’erano pochissimi praticanti nella mia zona e, dopo qualche settimana, l’attaccamento al sentimentalismo ha cominciato a manifestarsi. Mi sentivo spesso solo e con poche occasioni di studiare e condividere assieme ad altri praticanti; ho quindi cominciato a fantasticare sulla possibilità di avere una partner (praticante chiaramente), così da poter svolgere i lavori quotidiani (pulire, cucinare ecc) più velocemente ed essere più motivato nello studio e nelle attività. Non era un attaccamento alla lussuria, quanto alla ricerca della felicità, al pensare che tutto sarebbe stato più facile e armonioso, in coppia.

Il Maestro ha detto:

Voi dite che è facile, ma io dico che non è facile: nessuna disciplina è facile.(Zhuan Falun, Nona Lezione)

Questo attaccamento al sentimentalismo è riaffiorato più volte, come nel cooperare in alcune attività, quando ho notato come mi sentivo più a mio agio con certi praticanti piuttosto che con altri, cercando quindi di stare con loro nel fare le cose. Adesso lo vedo come essere guidato dalle proprie nozioni acquisite dopo la nascita e dai propri sentimenti: non è forse uno stato incorretto? Non è fare le cose intenzionalmente?

Il Maestro ha detto:

Come possiamo cooperare e coordinare bene tra di noi, questo è ciò che la rettifica della Fa richiede maggiormente dai discepoli della Dafa. Noi non insistiamo sulle forme superficiali. Purché studiate bene la Fa, voi sarete in grado di farlo. (Lezione e spiegazione della Fa alla Conferenza della Fa della città di New York, 2003)

Personalmente ho realizzato che il mio più grande ostacolo nel cooperare bene con altri praticanti è dato dal mio ego, dal pensare di essere bravo, il più bravo di tutti: quindi di voler convalidare me stesso piuttosto che convalidare la Dafa. Ho anche visto come sia uno stato difficile da riconoscere: cercavo scuse nella Dafa, prendendo le parole del Maestro fuori dal contesto per giustificarmi e incolpare gli altri praticanti per quelle che vedevo come loro mancanze. Ma perché guardare all’esterno? Perché non mi comportavo con gentilezza?

Di nuovo tornavo a capire come la mia comprensione di base della Dafa non era sufficiente e che non mi stavo comportando come un coltivatore dovrebbe. Avevo bisogno di migliorare la mia xinxing, era il momento di lasciar cadere attaccamenti e salire di livello.

Credo che il collaborare incondizionatamente, come richiede il Maestro, è uno stato che si raggiunge partendo da un solido studio della Fa, e coltivando risolutamente sé stessi. Sappiamo che possiamo coltivare perché siamo esseri umani e proprio per questo è logico attendersi che ci saranno conflitti e tribolazioni; ma quelli sono i momenti in cui è possibile vedere se ci consideriamo coltivatori o se guardiamo a ciò che succede con una mentalità umana.

Il Maestro ha detto:

Quindi quando incontrate delle prove difficili, è un’opportunità che avete per migliorare. Se siete in grado di guardarvi dentro, quella situazione che vi mette così a dura prova diventerà invece un'opportunità, qualcosa da superare e la possibilità di entrare in un nuovo stato. Perché non avete guardato le cose in quel modo? Appena incontrate una prova difficile, la spingete via. Come ho detto, anche quando avete litigato per convalidare la Fa e salvare esseri senzienti, o quando avete ascoltato dei commenti spiacevoli, erano tutti per il vostro miglioramento, perché il vostro miglioramento viene per primo. Senza miglioramenti nulla può essere raggiunto, e questo include salvare gli esseri senzienti. (Insegnamento della Fa alla Conferenza di New York 2008)

Allo stesso tempo penso che quando riteniamo che un praticante ha commesso un errore sia nostra responsabilità farglielo notare. Talvolta, pur vedendo comportamenti inadeguati, sono rimasto zitto, per paura di offendere l’altro (la paura non è forse un attaccamento da rimuovere?), altre volte invece ho parlato impulsivamente, così che non ho soppesato le parole, mancando di benevolenza.

Ho realizzato che prima di tutto devo sempre guardare dentro me stesso, chiedendomi il perché di quello che è successo e cosa posso imparare da ciò. In seguito, se capisco che il praticante non ha cambiato comportamento, posso parlarne, ma i miei pensieri devono essere retti e benevolenti, nella direzione di un suo miglioramento e della salvaguardia dell’immagine della Dafa, piuttosto che puntare il dito verso di lui criticandolo come farebbero le persone comuni.

Sappiamo che niente di quello che succede è casuale e che dovremmo fare tesoro del fatto che siamo insieme in questo periodo di tempo così prezioso: impegniamoci quindi nel fare le tre cose al meglio!

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