Nome: Zhao Baosheng (赵保省)
Sesso: Maschile
Età: 48
Indirizzo: Qinghe, nella provincia di Hebei
Occupazione: Uomo d’affari
Data di morte: 3 novembre 2011
Datea dell’arresto più recente: 17 novembre 2001
Città: Qinghe
Provincia: Hebei
Persecuzioni subite: Detenzione, percosse brutali, estorsione, perquisizione della casa, scosse elettriche, immersione in acqua fredda quando fuori faceva molto freddo, lavaggio del cervello, mani ammanettate dietro la schiena, alimentazione forzata.
(Minghui.org) Il praticante del Falun Gong, Zhao Baosheng, di Qinghe, nella provincia di Hebei, era una volta un milionario del commercio del cashmere. Fu detenuto e perseguitato sette volte dal PCC. Il suo corpo e la sua mente furono gravemente danneggiati dalla persecuzione subita, prima che morisse il 3 novembre 2011 all’età di 48 anni. Sua moglie e i suoi figli faticano ad andare avanti senza di lui.
La moglie di Zhao Baosheng è stata arrestata otto volte. Loro erano un tempo una famiglia molto felice ma tutto è cambiato da quando è iniziata la persecuzione. I loro anziani genitori devono stare con altri parenti per essere al sicuro.
Zhao Baosheng e sua moglie erano del villaggio Gexianzhuang, nel Qinghe. Hanno iniziato a praticare la Falun Dafa nel 1999. Entrambi hanno beneficiato dalla Dafa, fisicamente e mentalmente. Dopo che Zhao Baosheng iniziò a coltivare la Dafa, con il suo elevato livello morale e virtù guadagnò il profondo rispetto da parte dei vicini e dei suoi colleghi. Quando il PCC ha iniziato a perseguitare il Falun Gong e lui fu arrestato e portato in un centro di detenzione, molti dei suoi vicini andarono a trovarlo. Inoltre, alcuni imprenditori andarono nel centro di detenzione per discutere di affari con lui e firmare contratti.
Quando il PCC ha iniziato a perseguitare il Falun Gong e a calunniare la Dafa il 20 luglio 1999, Zhao Baosheng e sua moglie sono andati a Pechino per appellarsi per la Dafa, alla vigilia del nuovo anno cinese del 1999. Sono stati arrestati dalla polizia locale, detenuti illegalmente per 50 giorni, picchiati brutalmente ed hanno estorti loro 30.000 yuan (*) per poter essere rilasciati.
Durante ogni festa o ad ogni nuovo anno cinese, lui era un bersaglio per la persecuzione. Arrivavano a casa sua e lo arrestavano durante la notte e spesso perquisivano casa sua.
Il 29 dicembre del 2000, Zhao Baosheng andò a Beijing per convalidare la Fa e per mettere degli striscioni con le scritte Verità-Compassione-Tolleranza. Fu arrestato e detenuto alla filiale di polizia Shaling, del dipartimento di polizia di Shunyi, a Pechino. Cinque poliziotti lo picchiarono brutalmente, tanto che perse l’uso delle braccia. Lo torturarono in molti modi. Col più aspro freddo clima invernale, gli toglievano gli abiti e lo ammanettavano al muro esterno. Gli gettavano addosso acqua ghiacciata e lo colpivano con bastoni elettrici; spesso anche sui genitali. Ammanettavano le sue mani a due sedie diverse così che non potesse sedersi. Poi usavano dei bastoni elettrici, delle mazze di gomma e dei manganelli per torturarlo continuamente per quattro ore (dalle 6 di sera alle 10 di notte).
Poi Zhao Baosheng fu portato al centro di detenzione locale di Qinghe. Al centro di detenzione le sue buone e pure azioni commossero gli altri prigionieri che gli erano intorno. Dopo che veniva torturato i prigionieri sollevavano le sue braccia per aiutarlo a praticare gli esercizi. Poi il personale del PCC lo inviò al centro di lavaggio del cervello della provincia di Hebei. Non aveva denaro o altri vestiti, indossava solo dei pantaloncini e una veste. I suoi figli adolescenti fecero centinaia di chilometri fino alla città di Shijiazhuang per fargi visita. Fu difficile per loro trovare il centro di lavaggio del cervello. Quando arrivarono e chiesero di vedere il padre furono mandati via dalla polizia con la scusa, che non era giorno di visite. Con le lacrime agli occhi e l’angoscia nei loro cuori furono allontanati e costretti ad andarsene. Faceva freddo e Zhao Baosheng non aveva altri vestiti, nessuno del personale del PCC se ne curò. Non ricevette altri vestiti finché altri praticanti furono rilasciati e furono abbastanza gentili da inviargli altri vestiti.
Il tempo passò e non solo non fu rilasciato ma fu inviato al campo di lavori forzati di Handan. Poiché a causa della persecuzione non poteva praticare i lavori forzati, il campo si rifiutò di accettarlo. Dopo che gli furono estorti 6.000 yuan, fu rilasciato e gli fu concesso di tornare a casa.
La sera del 17 novembre 2001, intorno alle 18.00, il capo della stazione di polizia di Qinghe, Liu Jiangong, inviò un gruppo di ufficiali ad irrompere nella casa di Zhao Baosheng. Ordinarono alla coppia di andare alla stazione di polizia, ma loro rifiutarono. Liu Jiangong chiamò il capo della sezione di sicurezza e politico del PCC della zona di Qinghe, Liu Bao'an, che ordinò agli ufficiali di polizia di portare via la coppia con la forza dalla casa. I figli cercarono di fermare la polizia, ma furono picchiati. I figli hanno sofferto sia mentalmente sia fisicamente per la persecuzione dei loro genitori. La polizia trattenne la coppia nel centro di detenzione di Qinghe, senza seguire le procedure legali. Nel centro di detenzione, i direttori Xu e Ruan ordinarono ai prigionieri di far indossare con la forza le divise da carcerato a Zhao Baosheng e di fargli delle foto. Zhao Baosheng rifiutò fermamente di cooperare e fu brutalmente picchiato.
Zhao Baosheng fu detenuto per 47 giorni e portò avanti per quei 47 giorni uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. La polizia gli ammanettò le mani sulla schiena per 16 giorni senza curarsi se sarebbe vissuto o meno. Il 20 gennaio del 2002 quando la polizia rimosse le manette, i polsi di Zhao Baosheng erano notevolmente danneggiati, i palmi erano scoloriti e gonfi. Non poteva sentire niente e le persone erano impaurite nel guardare le sue mani. Dopo due mesi di sciopero della fame, la polizia gli inserì un tubo in bocca per alimentarlo con la forza (*) per sette volte causandogli numerose perdite di sangue. Il capo Zhu Zengxin incitava i prigionieri a dargli una zuppa molto calda che lo avrebbe ovviamente bruciato e poi acqua gelida per traumatizzargli lo stomaco. Mentre aveva le mani ammanettate dietro la schiena, la polizia gli lasciò inserito il tubo per l’alimentazione forzata dentro lo stomaco. Le manette scavarono nella sua carne. Il cibo che la polizia gli dava con la forza non poteva essere digerito. Le sue labbra diventarono molto secche. Per evitare responsabilità, il centro di detenzione lo mandò in ospedale. Quando il dottore scoprì che il tubo era stato lasciato nel suo corpo per 18 giorni sapeva che doveva essere tolto ma aveva paura a farlo. Poi il personale del PCC vide che la vita di Zhao Baosheng era in grave pericolo e temendo che potesse morire nel centro di detenzione, chiamò la famiglia di Zhao Baosheng dicendo che dovevano portarlo a casa.
Zhao Baosheng pesava più di 90 kg. Quando fu rilasciato pesava meno di 60 kg. I suoi polsi mostravano ancora le cicatrici delle manette. Dopo che fu rilasciato, il capo della sezione di sicurezza e politico del PCC della zona di Qinghe, Liu Bao’an, ordinò nuovamente alla polizia di continuare a molestarlo a casa, di sorvegliare la sua abitazione e quella dove vivevano i suoi genitori.
La notte del 22 febbraio 2005, dopo le 20.00, l’ufficiale del PCC, Zhao Mouwen, del distretto di Xingtai, andò a Qinghe. Lui e Chen Shuyuan, del dipartimento di polizia ordinarono a dozzine di poliziotti ad irrompere nella casa di Zhao Baosheng e di perquisirla. La polizia sequestrò il telefono, i cellulari dei figli e i libri della Dafa. Arrestarono anche Zhao Baosheng e sua moglie e li detennero nel dipartimento di polizia.
Zhao Baosheng subì pesanti abusi fisici e mentali, durante le sette volte che fu detenuto e perseguitato. Questo portò gravi sofferenze alla sua vita, per lui e la sua famiglia. Il 3 novembre 2011, Zhao Baosheng è morto all’età di 48 anni.
(*) GLOSSARIO
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