I praticanti stavano manifestando – con il permesso del Comune – presso un chiosco nel Campo di San Bartolomeo, a due passi dal Ponte di Rialto, informando i passanti delle violazioni subite in patria da più di 15 anni.
Il tutto è iniziato verso le ore 13.30 quando due cinesi sulla trentina si sono avvicinati alla struttura, inveendo contro i praticanti e danneggiando il materiale espositivo: hanno strappato i volantini esposti sul bancone del chiosco, li hanno gettati a terra e calpestati. Hanno poi tirato giù gli striscioni della pratica e danneggiato la struttura in alluminio di un roll-up.
Uno dei due teneva in braccio un bambino di circa due anni. È stato inizialmente avvicinato da un praticante del Falun Gong, che si era reso disponibile per dare alcune informazioni. Ma la reazione è stata colma di rabbia. Inutili i richiami dei praticanti e dei passanti a ritrovare la ragione. Ha inoltre gettato a terra la cassa audio che trasmetteva la musica della Falun Dafa, e il lettore mp3 ad essa collegato, per poi prenderlo a calci.
Immediata la reazione solidale dei passanti: sia i turisti stranieri che italiani hanno raccolto il materiale da terra e cercato di calmare gli uomini cinesi.
Un turista italiano ha gridato in inglese al cinese col bambino: «Metti giù il bambino, non posso toccarti perché hai il bambino, metti giù il bambino... [Li attacchi così] solo perché loro sono contro la violenza...sei un codardo». Per tutto la durata dell'episodio – circa 30 minuti – l'uomo non ha mai lasciato il bambino, usandolo strumentalmente come scudo protettivo o per potenziali accuse di violenze a minori in caso venisse contrastato. Una tecnica comune per evitare responsabilità in caso di conflitto. Un altro soggetto cinese, infatti, sempre con un bambino in braccio, aveva attaccato verbalmente i praticanti del Falun Gong due settimane fa, durante una simile attività nello stesso luogo.
All'arrivo dei Carabinieri e della Polizia municipale alcuni cinesi del gruppo – rimasti in disparte durante tutta la durata dell'episodio – si sono allontanati.
Le forze dell'ordine hanno mostrato completa solidarietà ai praticanti del Falun Gong e riconosciuto l'irrazionalità dell'aggressore.
Dopo che i Carabinieri hanno lasciato il luogo, l'uomo cinese è tornato a minacciare dicendo: «Ci vediamo domani, io torno di sicuro».
La Falun Dafa è una pacifica pratica spirituale che insegna a vivere secondo i principi di verità, compassione e tolleranza. Si è diffusa ampiamente in Cina negli anni 90 fino a raggiungere 70 milioni di praticanti, nel 1999 il Partito Comunista Cinese ha scatenato una violenta persecuzione, che continua ancora oggi.
I praticanti da allora vengono privati della libertà di praticare, vengono incarcerati negli ospedali psichiatrici e nei campi di lavoro, dove vengono torturati, a volte fino alla morte. Ad oggi sono state confermate 3.777 morti a causa della persecuzione, ma fonti internazionali stimano la cifra sia molto più elevata.
A marzo la Commissione Diritti Umani del Senato ha votato all'unanimità una risoluzione che chiede la fine dell'espianto di organi in Cina, una macabra realtà di cui sono vittima specialmente i praticanti del Falun Gong. Organismi militari e sistema sanitario in Cina collaborano nel business multi-milionario degli organi, utilizzando i corpi vivi dei praticanti del Falun Gong come bacino di organi da cui attingere per il mercato dei trapianti.
* * *
Potete stampare e diffondere gli articoli ed i contenuti pubblicati su Clearharmony, ma per favore citate la fonte.