Amnesty International: Cina: La repressione del Falun Gong ed altre cosiddette “organizzazioni eretiche” (III)

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AI INDEX: ASA 17/011/2000 23 Marzo 2000
REPUBBLICA POPOLARE CINESE
(III parte)
(Estratto)

3. PROMULGAZIONE DI LEGGI PER LEGITTIMRE LA REPRESSIONE

Da Luglio 1999, il Governo ed il sistema legale hanno emanato una serie di ‘decisioni’, ‘comunicazioni’, norme, ‘interpretazioni legali’ ed altri documenti ufficiali per orchestrare la repressione del Falun Gong ed altre “organizzazioni eretiche. A Ottobre 1999, la legislatura cinese, il Congresso Nazional Popolare, ha adottato anche la “decisione” di legittimare la repressione del Governo. Molti di questi documenti ufficiali contengono istruzioni specifiche su come condurre la repressione, come utilizzare la legge per accusare i detenuti e come condurre i processi. Alcuni introducono anche ulteriori restrizioni alla libertà di espressione, associazione e credo in Cina. Questi documenti sono citati o analizzati in seguito.


4. ACCUSE POLITICHE

Le accuse rivolte alla maggior parte dei membri del Falun Gong, perseguiti ai sensi del Codice di Procedura Penale, sono essenzialmente di tipo politico. Comprendono: “Sovversione dell’ordine sociale”, “riunioni volte a sovvertire l’ordine pubblico”, “furto o rivelazione dei segreti di stato” e “ricorso alle organizzazioni eretiche per impedire l’attuazione della legge”. Quest’ultima accusa è in effetti una frase d’effetto per una vasta gamma di altri capi d’imputazione che vanno dall’organizzazione di dimostrazioni o manifestazioni all’uso di Internet per diffondere le informazioni sul Falun Gong. Alcuni sono stati anche accusati di “aver partecipato ad attività illegali” o “commercio illegale” per aver stampato, pubblicato o venduto pubblicazioni, video o cassette sul Falun Gong. Nella maggior parte dei casi, ciò si riferiva alla pubblicazione o vendita di queste pubblicazioni prima che il gruppo fosse messo al bando e quando queste attività non erano ritenute illegali.


5. PROCESSI INIQUI E CONDANNE SEVERE

Le informazioni provenienti da molte fonti, comprese quelle ufficiali cinesi, dimostrano che i processi intentati contro chi aveva svolto un ruolo nel Falun Gong sono stati grossolanamente iniqui: il procedimento giudiziario era prevenuto fin dall’inizio nei confronti degli imputati ed i processi erano una mera formalità. Nella maggior parte dei casi, si applicava il principio della retroattività della legge per assicurarsi la condanna e s’impediva agli avvocati della difesa di dichiarare la “non colpevolezza” per conto dei propri clienti. Ciò viola i fondamenti della legge internazionale.

Inoltre, prima che i processi iniziassero, si specificava alle corti di giustizia che avrebbero dovuto “comprendere pienamente” il significato politico di questi casi e trattarli di conseguenza. Ciò equivale solitamente al ritenere l’imputato colpevole, qualunque sia l’accusa a suo carico o la prova contro di lui. Una Comunicazione emessa dalla Corte Popolare Suprema il 5 Novembre 1999, per esempio, trasmetteva chiari messaggi politici a tutte le Corti di Giustizia locali, istruendoli soprattutto a compiere il proprio “dovere politico” citando in giudizio e comminando gravi sanzioni a chi era accusato di “reato di partecipazione ad organizzazioni eretiche”, “in particolare al Falun Gong” e trattando quei casi “sotto la leadership dei comitati di Partito” (vedi pag. 22 per ulteriori informazioni).

Si sa che almeno 40 membri del Falun Gong sono stati processati in varie località della Cina da Novembre 1999. Si pensa che il numero complessivo delle persone sottoposte a giudizio sia maggiore, perché alcuni processi si sono tenuti a porte chiuse o non sono stati dichiarati pubblicamente. Fonti ufficiali cinesi hanno reclamizzato i processi e le sanzioni imposte ai presunti leader o membri chiave del Falun Gong, la maggior parte dei quali sono stati condannati a scontare pene severe. Molti di questi processi sono stati vietati al pubblico, anche se determinate informazioni sui casi sono state pubblicizzate dai media di stato. Durante un processo particolarmente importante, tenuto a Beijing a fine Dicembre 1999, parte dell’udienza era stata mostrata in televisione (quella di stato). Nonostante l’alto profilo di questi casi, le Autorità cinesi non hanno dimostrato che gli accusati erano implicati nell’esercizio di attività legittimamente considerate ‘reati’ ai sensi degli standard internazionali. In altri casi, i processi si sono tenuti a porte chiuse e, in altri, nemmeno i parenti degli imputati hanno potuto accedere alla corte di giustizia.

Le informazioni su molti casi dimostrano che questi processi sono stati grossolanamente iniqui. Alcuni dei casi sono descritti in seguito. Amnesty International ritiene che i prigionieri siano stati detenuti, condannati e puniti arbitrariamente per l’esercizio pacifico dei diritti umani fondamentali, in violazione dunque degli standard internazionali in materia di diritti umani.

6. SANZIONI AMMINISTRATIVE

Oltre ai processi di alto profilo durante i quali pesanti condanne all’incarcerazione sono stati inflitte ai presunti leader del Falun Gong, migliaia di praticanti sono stati detenuti “per via amministrativa”. Ye Xiaowen, Direttore dell’Ufficio del Consiglio di Stato per gli Affari Religiosi, è stato citato per aver detto, a Novembre in seguito ad una manifestazione dei praticanti del Falun Gong, che i dimostranti più anziani erano in corso di “rieducazione” e trattati secondo uno “spirito umanitario” e che la maggior parte di loro era già stata rimandata nelle rispettive città natali. (41) In pratica, tuttavia, la “rieducazione” è stata la detenzione per molte persone.

7. RAPPRESAGLIE E CONDANNE PER AVER DICHIARATO APERTAMENTE LA REPRESSIONE

E’ stato insolitamente facile riferire, al di fuori della Cina, sulla repressione messa in atto contro il Falun Gong, grazie all’alto numero di praticanti sparsi in tutto il mondo ed all’uso di Internet da parte di alcuni praticanti in Cina. Molte persone sono state tuttavia condannate alla prigione o lunghi periodi di detenzione amministrativa per aver parlato apertamente della repressione o aver rilasciato informazioni attraverso Internet. Altri sono stati puniti per aver comunicato con la stampa estera o organizzato conferenze stampa.

8. DETENZIONE IN OSPEDALI PSICHIATRICI

Sono stati riferiti vari casi in cui i praticanti del Falun Gong, singolarmente o in gruppo, sono stati portati dalla polizia in ospedali psichiatrici dove sono rimasti detenuti per periodi che vanno da pochi giorni a varie settimane, e spesso costretti ad assumere farmaci contro il proprio volere.

Il 20 Gennaio 2000, Yang Yong, un portavoce della stazione di polizia di Changguang nel quartiere Fangshan di Beijing, ha confermato ad un giornalista straniero che circa 50 praticanti “estremisti” del movimento del Falun Gong, messo al bando, erano stati rinchiusi in un ospedale psichiatrico vicino a Beijing. Yang Yo aveva presumibilmente riferito che questa forza di polizia era responsabile dei praticanti, in maggior parte donne, tenuti nell’ospedale psichiatrico di Zhoukoudian. Aveva detto al giornalista che i praticanti “non sono pazienti, sono lì per essere rieducati…Molti di loro sono estremisti del Falun Gong, recatisi a Beiijing per protestare almeno 10 volte”. (46) Ciò confermava le informazioni riportate da fonti del Falun Gong il 21 Gennaio 2000, secondo le quali 52 praticanti erano stati mandati dalla polizia del Quartiere di Fangshan a Beijing in un ospedale psichiatrico situato a Zhoukoudian. I praticanti, i cui nomi venivano forniti nei rapporti, erano stati trattenuti dalla polizia il 6 Dicembre, presumibilmente per impedire loro di manifestare durante il passaggio di Macau alla Cina, e quindi mandati nell’ospedale psichiatrico di Zhou Koudian. Dopo esserci rimasti per quasi due mesi, erano stati rilasciati il 26 Gennaio. Secondo i rapporti, alle loro famiglie era stato chiesto di pagare da 800 a 100 yuan per sostenere il “costo della vita” durante la loro detenzione.

Fonti del Falun Gong riferiscono su altri casi ed hanno pubblicato anche varie testimonianze dettagliate dei praticanti identificati sulla loro detenzione in ospedali psichiatrici. In passato, Amnesty International ha documentato altri esempi di prigionieri accusati di reati politici e detenuti in ospedali psichiatrici.

9. ALTRE PUNIZIONI

Si sa che molti praticanti del Falun Gong sono stati costretti a pagare multe severe, licenziati o espulsi dal Partito Comunista a causa della propria fede nel Falun Gong. Alcune delle persone condannate, che non hanno potuto pagare le pesanti multe inflitte, sono state detenute. In città come Beijing, la polizia ha presumibilmente fatto irruzione negli hotel e nelle pensioni periferici multando i proprietari per aver ospitato praticanti del Falun Gong. In alcuni casi, i praticanti hanno subito umiliazioni in pubblico per costringerli a rinunciare alla propria fede ed ammonire gli altri. Nella provincia di Shandong, per esempio, un funzionario di polizia della contea di Guangrao, a Gennaio, aveva presumibilmente dichiarato che a fine Dicembre 1999 sei membri del Falun Gong erano stati costretti “a sfilare in pubblico con dei segni intorno al collo e le mani ammanettate dietro la schiena”. I segni erano presumibilmente una condanna per le loro azioni. Sembra inoltre che il funzionario di polizia abbia aggiunto che la punizione aveva avuto gli effetti desiderati, vale a dire la riduzione del numero di praticanti del Falun Gong nella contea. (47)
(da continuare)
Tradotto da: http://web.amnesty.org/library/index/ENGASA170112002

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