Bergamo. Lili Zhao, ingegnere elettronico di trentacinque anni, è la prima praticante del Falun Gong che chiede asilo politico nel nostro paese come perseguitata dal governo del suo paese. E' arrivata in Italia in ottobre, inviata per uno stage dall filiale cinese della multinazionale americana Nortel e al momento del rientro, dure mesi dopo, Lili ha deciso di non tornare in Cina. "I primi tempi ho sofferto molto di solitudine, mi sembrava un deserto qui, i praticanti del Falun Gong sono pochissimi, ma poi ho capito che era proprio questa la prima ragione per restare, voglio diffondere gli insegnamenti del Maestro Li Zhongzhi", racconta Lili che vive a Bergamo in una casa d'accorglienza per richiedenti asilo in attesa di risposta.
La Falun Gong (si pronuncia gun e significa "Ruota dei principi dell'universo") o Falun Dafa è una pratica di autocoltivazione che unisce elementi di buddhismo, di taoismo e di moralità tradizionale cinese. L'ha fondata nel 1992 Li Hongzhi, un impiegato del governo cinese che per due anni ha girato il paese insegnandola pubblicamente. Si basa sui principi di verità, compassione e tolleranza applicati alla vita di tutti i giorni, in Cinese Zhen-Shan-Ren e serve a migliorare lo stato del corpo e il carattere morale delle persone.
In Cina esistono molti diversi tipi di qigong, antichissime tecniche di coltivazione dell'energia del corpo e della mente, ma quella proposta da Li Hongzhi con la baldanza della novità si proclama diversa da tutte le precedenti e naturalmente la sola efficace, capace di una trasformazione radicale delle persone al punto da liberarle anche dalle malattie di rallentare la vecchiaia.
Lili Zhao ha scoperto gli insegnamenti del maestro, quattro anni fa, durante un soggiorno a casa dei genitori nella provincia dello Helongjiang, all'estremo nord del paese. "Mia madre ere immobile da molti mesi e un vicino ha consigliato a mio padre di caricarla sulla bicicletta e portarla tutti i giorni al parco dove centinaia di persone fanno gli esercizi del Falun Gong. Quando sono arrivata a casa loro, un mese dopo, lei faceva i primi passi da sola e le famiglie del palazzo venivano la sera a leggere insieme lo Zhuan Falun, il libro degli insegnamenti di Li Hongzhi. Per la prima volta ho trovato le risposte alle domande sull'esistenza che mi ponevo da anni. Ho letto libri cinesi antichi e contemporanei e libri stanieri, ma nessuno mi aveva dato le risposte che cercavo".
In Cina Lili ha subito ripetuti arresti e incarcerazioni. "I primi anni, i praticanti del Falun Gong non erano perseguitati", racconta, "la persecuzione è venuta nel luglio 1999 quando il governo ha messo al bando il Falun Gong, come "parole omise diffamatorie del regime cinese - note dell'editore".
L'evento scatenante è stato il raduno di oltre 10mila praticanti che il 25 aprile di quell'anno, per reazione a una serie di arresti di praticanti nella città di Tianjin, hanno circondato tenendosi per mano il quartier generale del governo a Pechino, il famoso Zhongnanhai. "I dirigenti cinesi sono rimasti scioccati perché non si sarebbero mai immaginati che una folla tale di persone avrebbe osato radunarsi così rapidamente nel cuore della capitale, dopo il raduno degli studenti di Pechino in Piazza Tienanmen del 1989. Il governo ci teme perchè siamo più degli aderenti al Partito comunista e possiamo mettere in pericolo il monopolio del potere del Partito Comunista".
La notte del 22 luglio1999 sono stati arrestati centinaia di praticanti, confiscati, strappati e bruciati milioni di libri e di cassette fino a quel momento legalmente pubblicati e diffusi e oscurati tutti i siti web del Falun Gong. Da allora i suoi [membri] dicono che migliaia di persone sonostate mandate ai campi di lavoro e internate in ospedali psichiatrici o in carcere e che la persecuzione si è via via incrudelita con abusi sessuali e torture che hanno fatto anche qualche decina (188, per l'esatezza) di morti. La prima volta che è stata arresta Lili era sul treno per Pechino e leggeva il libro di Li Hongzhi. Un'altra volta hanno fato irruzione a casa sua, a Shenzhen, mentre mangiava con il marito e una terza volta, di notte, sono arrivati un poliziotto e altre sette persone a torso nudo che hanno sfondato la porta della loro casa e li hanno portati in carcere. "Non ho mai capito chi fossero perchè non hanno mostrato la tessera di poliziotti. Dopo qualche giorno ho cominciato lo sciopero della fame fino a quando non mi hanno costretta a nutrirmi con l'alimentazione forzata". Il marito di Lili è rimasto in carcere e solo pochi giorni fa ha saputo che è ancora vivo. "Durante questi mesi di violenza i praticanti del Falun Dafa hanno sempre reagito pacificamente alla polizia utilizzando mezzi di difesa non violenti e legali. Noi non siamo contro il governo né ora, né in futuro, il nostro non è un movimento religioso né politico, dato che non contiene alcun programma politico nè rituali religiosi, non ha una lista di iscritti o un'organizzazione formale. Gli altri possono trattarci male, ma noi non trattiamo la gente come nemica" dice Lili. I discepoli di Li Hongzhi appartengono a tutte le fasce di età e a tutte le condizioni e gli ambienti sociali e culturali e sono liberi di partecipare o di andarsene in qualsiasi momento poichè credono che una pratica di coltivazione veramente potente sia "priva di formalità". Oltre alla lettura del testo Zhuan Falun con i discorsi del maestro, la pratica del Falun Dafa prevede una sequenza di cinque esercizi dolci e armoniosi, tra cui uno di meditazione, da ripetere tutti i giorni.
TRA I CINESI DI MILANO. In sette anni, attraverso il passaparola e la diffusione di libri, cassette e siti nella rete, il Falun Gong si è diffuso in più di 40 paesi tra 100 milioni di persone. Si sta espandendo a Taiwan, Singapore e Hong Kong, in Canada e in America, dove si è rifiugiato Li Hongzhi e anche in Europa, soprattutto nei paesi scandinavi e in Germania. Ora è arrivato anche da noi, ma la comunità cinese di Milano, la più grande in Italia, è impenetrabile. "Il Falun Gong?" "Ti fa scemo nel cervello", dice una ragazza che sta provando un vestito in un negozio della Chinatown milanese e un signore che scarica sacchi da un camion alza la mano come a scacciare una mosca e dice: "Gente male, contro governo". Al solo sentirlo nominare molti abbassano la testa e schizzano via impauriti. Due ragazze sino-milanesi su alti tacchi dicono di non averlo mai sentito nominare e un gruppo di giovani in abito nero che fuma sulla strada scuote la testa senza rispondere. Nella libreria di Via Messina la parola Falun Gong accende come una miccia una discussione tra i presenti nel dialetto di Wencheng, lingua franca del quartiere. "Che cosa state dicendo?" "Che non frega niente noi di quelle persone, sono pochissimi in Cina e qui noi importa solo lavorare". Ma prima che io esca, l'anziano libraio estrae da sotto il banco un libretto giallo sul Falun Gong e con un gran sorriso me lo mostra. Lo riconosco, Lili Zhao è passata di qui.
Originale da: Settimanale Diario del 6 Aprile, N° 14, pag.13
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