Bodhidharma nacque in una famiglia Brahman nel sud dell’India. Era allegro, saggio e aveva una qualità di illuminazione piuttosto alta. Concentrò tutti i suoi sforzi nello studio della scuola Mahayana, o del “Grande Veicolo”.
Andò a Guangzhou durante l’ottavo anno di Putong (527 d.C.) dell’Imperatore Liang Wudi. L’imperatore Wudi inviò una nota per dargli il benvenuto a Jinling (l’odierna Nanjiang).
L’Imperatore Wudi gli chiese, “Dopo essere asceso al trono, ho costruito innumerevoli templi e residenze per i monaci. Quanti meriti ho accumulato?”
Bodhidharma rispose, “Non c’è alcun merito.”
L’imperatore gli chiese perché. Bodhidharma disse, “È a causa di una negligenza. Anche se sembra che tu abbia meriti, questo non è reale.”
L’imperatore chiese ancora, “Che cosa è un vero merito?” Bodhidharma disse, “Essere senza preoccupazioni e non avere alcun pensiero. Questo genere di merito non può essere ottenuto facendo buone azioni nel mondo secolare.”
L’Imperatore chiese di nuovo, “Quale è il significato di Shengde?”
Bodhidharma disse, “Quando uno è libero, non c’è dharma.”
Bodhidharma lasciò Liang. Usò un ramo di giunco per attraversare il fiume Yangtze e andò nel territorio del Wei Settentrionale. Allora andò a Luoyang (nella provincia di Henan) e coltivò nel tempio Shaolin sul Monte Songshan. Meditò continuamente per nove anni. Dopo la sua morte fu sepolto nel Monte Xioner.
Quando Songyun tornò dalle regioni occidentali in missione diplomatica, vide Bodhidharma che portava una scarpa mentre camminava verso Congling. Quando Songyun gli chiese dove stesse andando, Bodhidharma gli disse che stava andando nel Paradiso Occidentale. Disse anche a Songyun, “Il nostro Imperatore è stanco della vita.” Songyun non sapeva cosa intendesse dire. Quando tornò nella capitale, scoprì che l’Imperatore Ming era già morto e l’Imperatore Xian Xhuang aveva assunto il trono. Songyun disse all’imperatore che aveva incontrato Bodhidharma durante il viaggio di ritorno. L’Imperatore ordinò di aprire la bara di Bodhidharma. In essa trovarono solo una scarpa.
(Dal libro Leggende dei Santi Monaci, vol. 4)
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