Ginevra, Svizzera: Discorso tenuto dal Giudice argentino Octavio Aráoz de Lamadrid ad un forum delle Nazioni Unite sui diritti umani in Cina

Terza Parte
 
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Prima Parte - Seconda Parte

Antefatti

Il 12 dicembre 2005, durante la visita di Luo Gan, ex Segretario del Comitato per gli Affari Politici e Legislativi del Comitato Centrale del Partito comunista della Repubblica Popolare Cinese, Coordinatore dell'Ufficio per il Controllo del Falun Gong (Ufficio 610), in Argentina, l'Associazione della Falun Dafa locale ha presentato un’azione legale contro Luo Gan per tortura e genocidio dei praticanti del Falun Gong in Cina. Il caso è stato accettato dal giudice del Tribunale penale federale n. 9, del Dottor Octavio Aráoz de Lamadrid.

Dopo oltre 4 anni di indagini, tra cui un viaggio a New York per intervistare le vittime rifugiate, e raccogliendo la testimonianza di diverse vittime che sono andate in Argentina per testimoniare, il giudice è giunto alla conclusione che, a partire dall’anno 1999, su richiesta dell’allora Presidente della Repubblica popolare cinese, Jiang Zemin, è stato messo in moto un piano sistematico, totalmente organizzato ed elaborato per perseguitare il Falun Gong ed i suoi praticanti. Lo scopo era di forzare i praticanti a rinunciare al loro credo spirituale attraverso la tortura e l’omicidio, in modo da eliminare il Falun Gong.

Il 17 dicembre 2009, il giudice Araoz de Lamadrid ha stabilito che vi erano prove sufficienti perché dichiarasse gli indiziati dei crimini descritti come sospetti di essere autori di crimini contro l'umanità per quanto riguarda la persecuzione del Falun Gong in Cina.

Ha affermato che dovrebbero essere portati davanti a lui per fare una dichiarazione durante l'interrogatorio preliminare. A causa della gravità dei reati, ha emesso un ordine di cattura per portare in Argentina i due al fine di interrogarli. L'ordine di cattura doveva essere effettuato dal Dipartimento dell’Interpol della Polizia Federale argentina. Dopo che saranno portati in Argentina saranno messi in isolamento. Il giudice ha basato la sua decisione sul principio della giurisdizione universale.

Dal momento dell'inizio della causa, il governo cinese sta forzando il governo argentino perché chiuda il caso. Il 21 dicembre 2009, il giudice ha rassegnato le dimissioni per via delle pressioni politiche da parte del governo argentino. Ha detto in un'intervista che ha preferito dimettersi piuttosto che arrendersi e fare cose di cui se ne sarebbe pentito in seguito.

Nel marzo del 2010, il giudice de Lamadrid ha partecipato alla 13ª Seduta del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU per presentare il caso alla comunità internazionale. Il 17 marzo, ha tenuto un discorso al Forum per i Diritti Umani in Cina, organizzato dall’Associazione delle Nazioni Unite di San Diego.

Nella sua presentazione, il Dott. Aráoz de Lamadrid ha spiegato il diritto universale di accesso alla giustizia, dicendo che "Ogni vittima di un crimine descritto come ‘contro l'umanità’ ha il diritto di appellarsi alla giustizia in un tribunale di ogni paese (alle condizioni indicate) e di chiedere un’investigazione ed eventualmente una sanzione per gli autori di questi crimini".

Ha anche sollecitato che, “... il riconoscimento d'urgenza, la promozione e la tutela di tutti i diritti umani impone agli Stati d’impegnarsi al massimo grado in tutti i settori per conseguire questo obiettivo e per astenersi dal mettere gli interessi politici o economici come priorità.”

Ha sottolineato che lo sviluppo delle relazioni economiche con la Cina "devono essere accompagnate da un effettivo dialogo politico, e chiedere che il rispetto dei diritti umani sia parte integrante dei nuovi accordi che si stanno attualmente negoziando con la Cina.”

A seguire la terza parte del discorso tenuto da Octavio Aráoz de Lamadrid:

VI) La realtà / Ciò che è stato determinato:

Al fine di comprendere l'importanza e l'attualità del tema, per non cadere in speculazioni puramente teoriche o astratte, e non perdere i contatti necessari con la realtà, vorrei citare alcune frasi del Relatore Speciale sulla Tortura e gli altri Trattamenti o Punizioni crudeli, inumani e degradanti, Manfred Nowak. Fu inviato dal 20 novembre al 2 dicembre 2005 dalla Commissione per i Diritti Umani, che ci accoglie oggi, nella Repubblica Popolare Cinese. Nella sua relazione datata 10 marzo 2006 Manfred Nowak dichiarò, tra gli altri punti, che "... (gli atti di tortura ed altre forme di maltrattamento) anche se in declino, in particolare nelle aree urbane, il Relatore Speciale ritiene che la tortura rimanga diffusa in Cina. Egli accoglie con favore la disponibilità del governo a riconoscere la diffusione della tortura nel sistema di giustizia penale e i vari sforzi intrapresi negli ultimi anni ai livelli centrale e provinciale per combattere la tortura ed i maltrattamenti. Secondo il parere del Relatore Speciale, queste misure hanno contribuito a un declino costante delle pratiche di tortura negli ultimi anni. (...) Molti fattori contribuiscono alla pratica di tortura in corso in Cina. Includono prove che incentivano gli interrogatori al fine di ottenere confessioni con la tortura, l'eccessiva durata che i sospetti criminali sono tenuti in custodia dalla polizia senza controllo giudiziario, l'assenza di una cultura giuridica basata sulla presunzione d’innocenza (tra cui l'assenza di un effettivo diritto di rimanere in silenzio), alla limitazione dei diritti e all'accesso ad un avvocato difensore. La situazione è aggravata dalla mancanza di istituzioni sociali e politiche autogestite e/o autosufficienti, tra cui: una stampa libera ed investigativa, organizzazioni di controllo indipendenti dei diritti dei cittadini, commissioni indipendenti che visitano i luoghi di detenzione, tribunali e pubblici ministeri indipendenti, equi e accessibili. (...) Mentre le condizioni di base nei centri di detenzione sembrano essere in generale soddisfacenti, il Relatore Speciale è stato colpito dal rigore della disciplina nelle carceri e un livello palpabile di paura e di auto-censura quando si parla coi detenuti .(...) Il sistema della giustizia penale e la sua forte attenzione in materia di ammissione della colpa, confessioni e rieducazioni sono particolarmente sgradevoli, in relazione ai reati politici e riguardo il sistema detentivo di "Rieducazione attraverso il lavoro". La combinazione di privazione della libertà come sanzione per il pacifico esercizio della libertà di espressione, di riunione e di religione, con le misure di rieducazione attraverso la coercizione, umiliazione e punizioni volte ad un'ammissione di colpa ed alterando la personalità dei detenuti fino al punto di rompere la loro volontà, costituisce una forma di trattamento inumano o degradante, che è incompatibile con i valori fondamentali di ogni società democratica basata su una cultura dei diritti umani".

Nel corso dell'indagine che ho guidato per quasi quattro (4) anni, ogni questione segnalata dal Relatore Speciale Manfred Nowak è stata confermata.

In realtà, grazie alla collaborazione coraggiosa di molti testimoni (di cui ometterò i dati personali, da un lato per preservare la loro integrità fisica e, dall'altro, perché sono elementi in un'indagine penale), ho potuto determinare che la persecuzione, le detenzioni illegali, le torture e le punizioni fisiche e psicologiche di cui i praticanti del Falun Gong hanno esperienza, solo perché sono praticanti, non sono eventi isolati o dovuti dal buono o dal cattivo umore del funzionario di polizia in servizio. Si tratta di una persecuzione sistematica e graduale: basandosi sul numero di volte che un praticante è detenuto, maggiore è il tempo della detenzione maggiore è l’intensità della punizione ricevuta (dal "recidivo"!!).

Per attuare questo programma, il Governo Centrale, provinciale ed anche i governi comunali sono tutti coinvolti. Quando il Governo Centrale ritiene che il numero dei praticanti a Pechino, provenienti da una provincia in particolare, supera un numero X, il governatore di quella provincia è ritenuto responsabile, e lo stesso vale per i sindaci a livello comunale.

I testimoni mi hanno raccontato con dettagli circostanziali e coerenti la natura degli arresti e la sofferenza che hanno subito. Alcuni di essi sono:

a) Il lavoro forzato nei centri di detenzione (in genere senza retribuzioni di alcun tipo). Il detenuto deve soddisfare un obiettivo di produzione; hanno lavorato dalle 4 o dalle 5 del mattino, a volte fino alle 11 o alle 12 di notte o anche più ore se l'obiettivo non è stato raggiunto. Alcuni compiti sono stati: fabbricare fiori di plastica; imballare le bacchette usate per mangiare il cibo cinese, pulire i bagni delle carceri degli uomini (questo lavoro è riservato alle donne), con le mani usando prodotti estremamente abrasivi; assemblare scatole di cartone e, in grandi numeri, lavorare la terra per l’agricoltura senza strumenti, usando solo le mani.

b) Tortura:
-Stare al sole durante le alte temperature per molte ore senza acqua e senza cibo;

-Rimanere per diversi giorni senza dormire, essere sottoposti a interrogatori senza senso;

-Rimanere in ginocchio con le mani legate dietro la schiena per ore, fino a quando non si sviene;

-Restare in piedi con una gamba sollevata e le mani ammanettate sotto la stessa gamba; serrature metalliche sono messe ai piedi per aumentarne il peso;

-Iniezioni dal contenuto sconosciuto/droghe;

-Uso indiscriminato di apparecchi a scarica elettrica;

-Le mani delle vittime sono legate nella schiena per poi essere appese per i polsi, la qual cosa dopo un certo tempo provoca la perdita di forza e sensibilità nelle loro mani;

-Devono sedersi per terra con le mani abbracciate ai piedi; devono restare per lunghe ore in questa posizione fissa e vengono picchiati se si muovono;

-Il monitoraggio è attuato dal servizio delle carceri e dai detenuti condannati per reati gravi, che sono liberi di picchiare i praticanti; c'è anche un incentivo economico (circa 1100 renminbi) per coloro che riescono a far sì che un praticante rinunci al proprio credo;

-Introduzione forzata di cibo dalla condotta nasale-gastrica (che a causa della violenza spesso finisce nei polmoni), per coloro che attuano lo sciopero della fame come protesta (un metodo di protesta ricorrente utilizzato dai praticanti);

-Colpire con spessi fili di ferro le zone del corpo contuse in precedenza da altri colpi, fino al sanguinamento;

-Pungere tutto il corpo con aghi usati nella comunità;

-Immersione del volto della vittima in un secchio d'acqua più volte durante l'intera notte;

-Porre la persona su alte pedane dove son tenute per i capelli; lasciarla e, mentre barcolla, altri colpiscono il corpo di lui o di lei con lunghi aghi;

-Con mani e piedi legati, una salsa piccante (una specie di wasabi giapponese o senape) viene introdotta attraverso la bocca, il naso e gli occhi durante tutta la notte,

-Le vittime sono costrette a bere l'acqua dei gabinetti sporchi, mentre gli altri urinano e, allo stesso tempo, le prendono a calci e le picchiano;

-In luoghi dove fa molto caldo, le vittime sono legate tra due materassi arrotolati; siccome la vittima suda molto in questa condizione, vengono fornite abbondanti dosi di acqua e di cibo al fine di produrre le funzioni corporali (di urinare e di defecare), mentre restano legate all’interno dei materassi;

-Picchiarle nei polpacci con bacchette di ferro (quei lividi richiedono fino a 3 mesi per guarire);

-La polizia cammina sulle dita delle vittime con gli stivali invernali e ci batte sopra i tacchi;

-In zone molto fredde, per impedire loro di dormire, sono cosparse di acqua fredda;

-Molti centri di detenzione non hanno il letto su cui dormire, c'è solo una pedana di cemento, 2m per 15m, e tutti devono dormire sdraiati sul fianco in posizione alternata (la testa di uno ai piedi di un altro);

-I piedi sono punti con aghi elettrici;

c) Tutti i tipi di minacce: per esempio, la direzione di un centro di detenzione femminile ha minacciato di lasciare che le praticanti venissero violentate e contagiate da malattie veneree.

d) Lavaggio del cervello: la "rieducazione" attraverso il lavoro è un eufemismo che nasconde il lavoro forzato, e durante le lunghissime sessioni i praticanti sono costretti a rimanere svegli con gli occhi aperti per vedere le proiezioni video, dove sono "istruiti" riguardo il loro "errore" per praticare la loro religione e sono indotti a rinunciare alla loro fede. Non sono autorizzati a dormire, è vietato loro qualsiasi tipo di comunicazione, devono guardare verso il basso, a terra, tutto il giorno davanti agli altri detenuti, non hanno il permesso di lavarsi. Altri metodi includono isolare completamente la vittima, proibirle di parlare con la propria famiglia. Anche parlare e scrivere sono vietati; vengono loro iniettate sostanze sconosciute e sono costretti a ingerire medicinali conosciuti, devono realizzare un’intensa attività fisica, son costretti a passare attraverso controlli medici, correre nella neve di notte senza riposo o cibo, non è permesso bere fluidi per due giorni consecutivi, è proibito andare in bagno per lunghi periodi, possono solo dormire due o tre ore al giorno; vengono costantemente insultati e trattati con l’elettroshock negli istituti psichiatrici in modo che perdano la chiarezza mentale e la memoria.

e) Detenzioni: gli arresti sono effettuati senza alcun motivo, direttamente ed in stazioni di polizia, senza alcun intervento giuridico e senza alcuna possibilità di difesa. Gli arresti e le condanne"amministrative", non giuridiche, possono durare fino a 3 anni.

Un testimone ha riferito che la sua prima moglie, detenuta per 3 anni per praticare il Falun Gong, è morta nel centro di detenzione. Ciò è stato notificato dal personale dell’Ufficio 610. Il testimone ed i parenti sono stati minacciati e maltrattati prima di essere autorizzati a vedere il corpo che aveva numerose ferite ovunque (cranio spaccato, ustioni, denti mancanti, ecc.) Il certificato di morte dichiarava "suicidio". Altre storie simili hanno riportato che i corpi delle vittime sono stati completamente svuotati degli organi interni.

In alcuni casi, i praticanti hanno affermato di aver ricevuto una condanna giudiziaria (sempre tra i 3 e gli 8 anni di prigione, ci sono casi di oltre 14 anni); hanno sempre riferito che durante il processo non sono stati ascoltati, non potevano presentare prove o testimoni, nessun testimone è stato esaminato. L'avvocato della difesa, i pochi avvocati privati che hanno avuto il coraggio di difendere i praticanti del Falun Gong, potevano solo chiedere una pena più lieve. Il resto dei detenuti avevano assistenza legale, ma l’avvocato non poteva intervenire. Come una mera formalità, era loro permesso solamente di appellarsi per abbreviare la durata della pena (che in realtà non è mai accaduto).

f) Trapianto d’organi: Le denunce in questo campo sono numerose, il sospetto è molto forte, soprattutto a causa degli esami fisici e analisi del sangue che sono fatti ai praticanti ed i riferimenti alle "sparizioni" nei centri di detenzione, ma (com’è logico da capire) non ci sono testimoni o prove conclusive. Tuttavia, ci sono alcune ricerche veramente indicative (da vedere a tal proposito il lavoro dell’avvocato canadese, uno specialista sui diritti umani, il dottor David Matas e la ricerca del giornalista Philip Bruno per le pubblicazioni di "Le Monde" in Francia e di "Clarin "in Argentina.)

In realtà, tutti questi tipi di "spiegamenti" da parte delle autorità della Repubblica Popolare Cinese è per fare in modo che i praticanti rinuncino alla loro fede spirituale, per la quale devono scrivere un documento scritto di proprio pugno, con la frequenza necessaria a convincere gli agenti della "riabilitazione" del praticante. Conosco molti casi in cui questo metodo ha prodotto risultati.

E seguendo questi riferimenti concreti, si deve notare che, da diversi anni, il Parlamento Europeo sta mettendo in guardia circa il comportamento delle autorità della Repubblica Popolare Cinese, in particolare riguardo il suo sistema giuridico, le detenzioni illegali, e la diffusione della tortura nel suo ordinamento giuridico, in breve, per la totale mancanza di rispetto dei diritti umani fondamentali che si è ripetutamente impegnata a rispettare.

Il 21 gennaio 2010, questo Parlamento ha adottato una nuova risoluzione che condanna le violazioni dei diritti umani in Cina, sottolineando il caso di Liu Xiaobao, avvocato e letterato di origine cinese, un eminente difensore dei diritti umani e perseguitato dal Partito comunista cinese. In questa risoluzione, si può vedere riflessa, tra le altre cose, la "prassi" appena citata.

-Che solo pochi giorni fa, un funzionario cinese ha riconosciuto, per la prima volta, che Gao Zhiseng, un attivista cristiano dei diritti umani e candidato al Premio Nobel per la Pace, è scomparso,

-che nel dicembre 2009, altri casi di violazioni dei diritti umani sono stati registrati in Cina, come le molestie ai partecipanti del Forum per i Diritti Umani di Guizhou per impedire loro di svolgere le attività previste per celebrare la Giornata dei Diritti Umani, anche col pestaggio ed i maltrattamenti inflitti, durante la sua detenzione, a Choghuai Qi, un giornalista di Shandong ed ex capo dell'ufficio di Fazhi Morning Post,

-che, prima del 1° ottobre, il 60° anniversario del paese, le autorità cinesi hanno intensificato la sorveglianza, perseguitando e imprigionando gli attivisti per evitare che le questioni relative i diritti umani fossero sollevate. Secondo Amnesty International, in questa occasione, diverse centinaia di attivisti e dissidenti sono stati sottoposti a vari tipi di sorveglianza o arresti domiciliari,

-che il 13 gennaio 2010, Google ha annunciato la sua intenzione di smettere di cooperare con la censura di Internet in Cina,

-che i risultati del dialogo UE-Cina sui diritti umani istituito nel 2000 per ora sono insignificanti,

-esprime solidarietà con le iniziative per le riforme democratiche e la tutela dei diritti umani,

-condanna fermamente la persecuzione giudiziaria;

-sollecita la Repubblica Popolare Cinese a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e chiede la ratifica del Patto internazionale sui diritti civili e politici;

-si rammarica del fatto che la Cina, nel processo di esame periodico universale del 2009, ha respinto tutte le raccomandazioni formulate dagli Stati Membri delle Nazioni Unite relative la libertà di espressione e libertà di associazione, l'indipendenza del potere giudiziario, le garanzie della professione di avvocato, la protezione dei difensori dei diritti umani, i diritti delle minoranze etniche, l'abolizione della pena di morte, l'abolizione della rieducazione attraverso il lavoro, il divieto di tortura, la libertà dei media ed i rimedi efficaci contro la discriminazione;

-sottolinea che il Governo cinese ha pubblicato il suo primo Piano d'Azione Nazionale per i Diritti Umani (2009-2010) nell’aprile del 2009, che mirava a migliorare la tutela dei diritti dei cittadini, offrendo una salvaguardia contro la detenzione arbitraria, vieta l'estrazione di confessioni sotto tortura e garantisce processi equi e aperti;

-sottolinea che i diritti umani in Cina rimangono un problema che causa serie preoccupazioni,

-ritiene che lo sviluppo delle relazioni economiche con la Cina deve essere accompagnato da un effettivo dialogo politico, e chiede che il rispetto dei diritti umani sia parte integrante del nuovo quadro di accordo che si sta attualmente negoziando con la Cina;

Con tutto ciò, credo di aver sufficientemente informato circa l’argomento.

VII) Conclusioni:

Passando ora al capitolo finale di questa presentazione, due questioni che abbiamo posto prima necessitano ancora di essere risolte e che rafforzeranno l'idea e l’obiettivo di questi colloqui per promuovere il riconoscimento e la tutela dei diritti umani.

Ci chiediamo come sia possibile indagare sui crimini commessi in un altro paese quando non c'è la possibilità di richiedere informazioni a tale paese, dal momento che i crimini sono commessi o diretti dal governo stesso.

La risposta è la cooperazione internazionale e la solidarietà con le vittime che chiedono di essere ascoltate e partecipare ai loro appelli per la giustizia.

La cooperazione tra le nazioni, tra i governi, in particolare tra i poteri giudiziari; anche tra i funzionari amministrativi, senza impedimenti burocratici che ostacolano la condivisione di informazioni ed altre azioni in diverse giurisdizioni (interviste, ispezioni, ecc.)

I sistemi giuridici impongono sempre dei vincoli perché si raggiungano tali obiettivi, ma con buona volontà e disponibilità, non ci dovrebbero essere grossi inconvenienti.

Nel mio caso che può servire da esempio, ho avuto l'opportunità di viaggiare negli Stati Uniti per raccogliere personalmente le dichiarazioni di diversi rifugiati residenti in quel Paese. L'ho fatto nel Consolato d’Argentina, ma l'aiuto e la collaborazione dei funzionari dell'Ambasciata Americana in Argentina, dell'FBI e del Dipartimento di Giustizia sono stati eccellenti. L'unica critica che ho riguarda il fatto che sarebbe stato importante avere il sostegno di un servizio medico legale che permettesse di certificare le ferite e le lesioni derivanti dalle torture, che hanno mostrato alcune delle vittime. Anche se, in alcuni casi, si possono vedere a colpo d'occhio, giuridicamente, è importante che siano certificate da una fonte ufficiale come un medico legale.

In altre occasioni (e per altri casi), ho condotto video conferenze con la Spagna, che sono molto semplici e richiedono pochissime formalità.

Come si può vedere, ci sono molti modi di collaborare, ma dipendono sempre dalla buona volontà delle parti coinvolte, il che non è sempre facile da raggiungere. Abbiamo visto i riferimenti fatti dal Parlamento Europeo circa l'atteggiamento della Repubblica Popolare Cinese sulla questione.

E per questo, aggiungo un evento accaduto recentemente in Argentina.

Il 17 Dicembre 2009, come giudice incaricato delle indagini, ho ordinato l'interrogatorio del signor Luo Gan e di Jiang Zemin ed emesso i mandati di cattura internazionali per l'estradizione. Per fare questo, ho riassunto i quasi 4 anni di indagini, e riportato le prove raccolte in una risoluzione di circa 200 pagine.

Il 29 dicembre dello stesso anno, mi sono dimesso dalla carica di giudice.

L'8 gennaio [di quest’anno], prima che il Presidente del mio paese viaggiasse, come programmato, il 20 di quel mese verso questo gigante asiatico, l'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Argentina ha inviato una nota al Ministro (anche all'On. della Corte Federale d'Appello, l’immediato superiore del Tribunale a mio carico) intimidendo il Governo argentino perché intervenisse direttamente con la magistratura e costringesse i giudici a chiudere ogni caso aperto in Argentina contro il Governo cinese.

L’11 gennaio 2010, il giudice che era temporaneamente in carica presso la corte, in appena cinque righe, revocò il mandato d’arresto. E solo 7 giorni fa la pratica è stata chiusa da un altro giudice ...

In ogni caso, il Presidente non ha fatto il viaggio.

Non voglio commentare ulteriormente questo punto, se non per ricordare ciò che ho detto circa la necessità dei governi di non sovrapporre i propri interessi economici o politici alla salvaguardia dei diritti umani fondamentali.

Vorrei solo aggiungere che come non si può giudicare il benessere di una nazione senza considerare il suo popolo, non si può parlare del benessere generale delle nazioni, se una fra loro è malata. È necessario che "l'autorità mondiale" ("Pacem in Terris" Lettera Enciclica di Papa Giovanni XXIII, dell’11 aprile 1963), che l'Organizzazione delle Nazioni Unite rappresenta, intensifichi i suoi sforzi per assicurare che i diritti umani siano universalmente accettati, rispettati e mantenuti intatti.

La missione di quest’autorità internazionale, riflessa nel Preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è il riconoscimento e l'effettivo rispetto di tutti i diritti e di tutte le libertà riconosciute nella Dichiarazione, e per questo, si devono esaminare e risolvere i problemi relativi il bene comune mondiale nei settori economico, sociale, politico, culturale e religioso, in quanto tali problemi, a causa della loro entità e gravità, presentano difficoltà superiori che non possono essere risolte in maniera soddisfacente da parte dei governi nazionali individualmente.

Le Nazioni Unite, nel soggetto di cui sopra, dovrebbero rafforzare i legami di cooperazione e coordinamento tra le nazioni per garantire l’effettiva realizzazione degli obiettivi proposti, in particolare, eliminare tutte le violazioni dei diritti umani.

L'ultima domanda che abbiamo posto riguarda l'efficacia di un processo penale, attuato dalle autorità giudiziarie locali di un Paese (nel mio caso, Argentina) contro le autorità di una Repubblica sovrana (Cina). Ciò dipende esclusivamente dalla cooperazione internazionale e da una decisione unanime di perseguire le violazioni dei diritti umani.

È necessario che i funzionari accusati possano essere arrestati in qualsiasi paese, e questi paesi devono capire che l'immunità diplomatica non è assoluta, che ha dei limiti che sono stati già discussi. Poi, con l'aiuto dell’Interpol, l'imputato dev’essere estradato nel paese richiedente ed essere giudicato là applicando le leggi argentine e le relative sanzioni (abbiamo già fatto riferimento a questo aspetto).

Tuttavia, sarebbe molto più efficace se questi processi potessero sempre essere condotti dalla Corte Penale Internazionale, la quale ha l'autorità ed i poteri necessari per questo.

Tuttavia, come nel caso citato, la competenza di questo organo è proscritta poiché la Repubblica Popolare Cinese non ha ratificato lo Statuto di Roma.

È chiaro che sarebbe necessario riformare lo Statuto, al fine di raggiungere l'obiettivo, ma cerchiamo di non perdere di vista ciò che l'articolo 14 prevede

"Uno Stato Parte può segnalare al Procuratore una situazione nella quale uno o più crimini di competenza della Corte appaiono essere stati commessi, richiedendo al Procuratore di effettuare indagini su questa situazione al fine di stabilire se una o più persone determinate debbano essere accusate di tali crimini. ...".

E l'articolo 15 autorizza il Procuratore ad avviare un'inchiesta.

Sulla base di tali norme e dei principi espressi attraverso questa presentazione, credo che possa essere utile per rivedere il quadro politico della Corte Penale Internazionale, nel senso di consentire alla sua competenza di agire nei casi come quello esposto qui, dove sono segnalate violazioni sistematiche dei diritti umani da parte di un governo sovrano che non ha ratificato lo Statuto.

Ciò che un tribunale locale può fare non si può confrontare con l'efficienza e la forza di un processo in questa Corte.

Spero, con questo, di aver dato un piccolo contributo su questo tema che è così delicato, ma anche così importante.

Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.

Octavio Aráoz de Lamadrid
Ginevra, 17 marzo 2010

Versione inglese: http://www.clearwisdom.net/html/articles/2010/4/6/115929.html

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