Detenuti in Cina Sono Testimoni della Brutale Persecuzione e Apprendono la Verità sulla Falun Dafa
Ero stata condannata per frode e scontavo la pena nella Prigione Femminile di Yang'ai nello Guizhou. Un giorno del Luglio del 2003, una praticante del Falun Gong venne scortata presso la squadra dove io scontavo la pena. Il capitano dell'unità di correzione ci chiamò nel suo ufficio, ed in un'atmosfera molto tesa (perché il capo della squadra era presente) ci assegnò il compito di monitorare le attività giornaliere di una praticante del Falun Gong, come mangiare, dormire, camminare, andare in bagno e lavorare. Dovevamo sorvegliarla strettamente e non lasciarla parlare senza motivo con nessuno. Dovevamo registrare tutto ciò che faceva e comunicarlo al capitano. Altrimenti saremmo state penalizzate. Ma questa signora del Falun Gong sembrava molto gentile e quindi non capivamo perché dovessimo tenerla d'occhio.
Il giorno successivo questa praticante del Falun Gong ci disse che non era colpevole di nessun crimine. Era stata illegalmente condannata e incarcerata perché aveva denunciato la persecuzione del Falun Gong. Prima di essere scortata in carcere, era stata rinchiusa per nove mesi nel centro locale di detenzione e obbligata ad indossare sempre delle pesanti catene alle caviglie. Aveva sofferto delle torture inumane. Per tutto il viaggio, di mille miglia, verso la prigione era stata incatenata a mani e piedi. Ci mostrò i piedi, le caviglie ed i polsi coperti da cicatrici violacee. Mentre ci parlava improvvisamente il capitano ci urlò da sotto chiedendoci perché non la stavamo portando a lavorare. La praticante del Falun Gong ci disse che non era un criminale e si rifiutò di lavorare.
Dopo che il capitano sentì della situazione corse frettolosamente di sopra e senza ascoltare le spiegazioni della praticante del Falun Gong ci ordinò di trascinarla con la forza nell'orto distante circa un miglio.
La praticante del Falun Gong fu trascinata sul pavimento da un gruppo di detenute dal secondo piano e per tutta la strada fino all'orto. Dato che il tragitto era molto accidentato e pieno di ostacoli, i suoi vestiti e le sue scarpe erano ridotti a brandelli, ed il suo corpo era ricoperto di sangue mentre veniva trascinata sul terreno. Arrivata all'orto, lei si rifiutò ancora di cooperare. Il capitano ordinò allora alle detenute di trascinarla su e giù per la collina. Alla fine crollò e nel cadere, battè la testa contro un sasso. Eravamo tutte sbalordite nel vedere la sua testa e i suoi vestiti coperti di sangue. Per finire fu inviata in infermeria.
La accompagnai rimanendo al suo fianco quel pomeriggio, e mi sentii malissimo. Quando si svegliò, mi chiese dov'era ed io le dissi cosa era successo. Era così calma e mi guardò con gentilezza, e cominciò a raccontarmi della persecuzione del Falun Gong. Mi disse che, “Se uno vuole condurre una vità di bontà, deve seguire i principi di Verità, Compassione e Tolleranza”.
Rimasi ad ascoltare le molte cose che mi disse; il tempo passava molto rapidamente. Due giorni più tardi, dopo aver completato il periodo di reclusione previsto, fui liberata e lasciai questa venerabile e onorevole praticante.
Dopo essere uscita ho avuto l'opportunità di saperne di più circa la persecuzione dei praticanti del Falun Gong da parte del Partito Comunista Cinese, specialmente l'atroce crimine dell'espianto e del traffico di organi su praticanti del Falun Gong. Ho creduto fermamente a ciò che la praticante mi aveva detto quella volta. Oggi molte persone si sono risvegliate alla verità e non sono più ingannate dalle menzogne di Jiang Zemin e della sua banda di farabutti. Essi si sono coraggiosamente uniti alla grande marea che sta lasciando il PCC e le sue organizzazioni affiliate, scegliendo un futuro luminoso per loro stessi.
Mio stimato praticante del Falun Gong: sono felice di dirti che anche io ho scelto un buon futuro dimettendomi dal PCC. Ho informato la gente del mondo di ciò che ho potuto vedere con i miei occhi della vostra tragica persecuzione, e ho ritrovato di nuovo la mia coscienza.
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