PER LA FRANCIA COME PER LA CINA IL FALUN GONG
E’ UNA QUESTIONE DI ORDINE PUBBLICO
6 febbraio 2004: si è svolta venerdì a Roma di fronte all’Ambasciata francese in Piazza Farnese una manifestazione del Falun Gong co-promossa da Nessuno tocchi Caino durante la quale, per due ore, i praticanti hanno eseguito esercizi spirituali sotto un grande striscione con su scritto “Falun Dafa”, l’altro nome con cui è conosciuto il movimento spirituale di origine buddista duramente perseguitato in Cina. Il carattere assolutamente pacifico della manifestazione è stato assicurato dal fatto che non erano presenti cartelli di protesta e non sono stati lanciati slogan. La manifestazione è stata indetta in seguito ai fatti accaduti a Parigi alla fine di gennaio di cui avevamo dato notizia con la precedente newsletter.
Al termine della manifestazione, Sergio d’Elia, Segretario di NtC e Alfredo Fava, portavoce per l’Italia del Falun Gong, hanno chiesto di essere ricevuti dall’Ambasciatore francese per la consegna di una lettera e della documentazione relativa ai fatti di Parigi, ma nè l’Ambasciatore nè altro diplomatico hanno voluto riceverli. Per ritirare i documenti e discutere con i rappresentanti di NtC e del Falun Gong, è stato incaricato un funzionario che dopo un colloquio avvenuto in piedi all’ingresso dell’ambasciata si è qualificato come responsabile della sicurezza.
“Evidentemente, per le autorità francesi, che siano a Parigi o a Roma, la vicenda del Falun Gong e dei diritti umani in Cina, è una questione di sicurezza e di ordine pubblico,” ha commentato D’Elia. “La Francia dei diritti umani si è fermata davanti alla Grande Muraglia cinese”, ha proseguito D'Elia, “che si dimostra invalicabile ai principi di libertà eccetto quella di fare affari col più grande mercato potenziale del mondo.” Al fine di rendere più efficace il dialogo, “che deve continuare”, il segretario di NtC ha chiesto ai governi europei più “rigore nei rapporti con la Cina”. “Ma l'Unione Europea - ha concluso D’Elia - ha più volte dimostrato di non essere all'altezza dei propri proclami e del dialogo sui diritti umani”.
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