Coltivare la parola e non menzionare le insufficienze degli altri

Wu He un famoso erudito della dinastia Song aveva una madre molto rigorosa nella disciplina di suo figlio.

Un giorno sua madre sentì Hu mentre parlava ad un ospite dei difetti degli altri. Quando l'ospite se ne andò la donna si arrabbiò molto e diede cento bastonate al figlio.

Un parente provò a calmarla dicendo "Parlare delle qualità o delle debolezze degli altri è cosa comune fra gli eruditi. Cosa c'è di male a questo proposito? Non serve punirlo in questo modo."

La madre sospirò "Io ho sentito dire che se i genitori amano veramente la loro figlia, devono insistere affinchè sposi un erudito attento a ciò che dice. Ho solo un figlio. Provo a fargli capire i principi morali e della vita. Se non presta attenzione alle sue parole, si dimentica di sua madre. Questo è il modo in cui si deve vivere." La madre piangeva e si rifiutava di mangiare.

La cultura d'ispirazione divina raccomanda che ciascuno sia prudente alle sue parole. Nella Comunità dei praticanti, si mette l’enfasi sulla 'coltivazione' della parola, perché un commento può ferire una persona più di un coltello affilato o di una pistola. Inoltre, appena vengono pronunciate le parole, non si possono più riprendere indietro, e possono creare risentimento e karma, che portano così danno su colui che le ha dette. Quindi chi ha principi ed ama la virtù fa attenzione a coltivare le sue opinioni e non mette sempre a fuoco le mancanze degli altri e per di più alle loro spalle. Una persona del genere dà agli altri la possibilità di rettificarsi e modificarsi in modo degno ed aperto, ed osserva anche dentro se stessa per vedere se ha la stessa mancanza.

Sotto la disciplina rigorosa della madre, Wu He esercitava la prudenza, e da quel momento in poi si tenne ad uno standard rigoroso e si dedicò alla coltivazione della virtù e dei principi morali. Diventò finalmente uno dei più celebri eruditi del suo tempo.

Versione cinese: http://www.minghui.org/mh/articles/2008/4/19/176795.html