Nel suo discorso di debutto al Comitato per gli Affari Sociali, Umanitari e Culturali dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite, l’Ispettore Speciale sulla Libertà di Fede e di Religione recentemente nominato, Heiner Bielefeldt, ha dimostrato chiaramente che non ignorerà la Cina, membro permanente del Consiglio di Sicurezza e responsabile cronica di abusi contro la libertà religiosa.
Heiner Bielefeldt |
“Piccole comunità, come i Testimoni di Geova, i Baha’i, gli Ahmadi, i Falun Gong e altri a volte sono etichettati come ‘sette’ e sono spesso considerati in base a pregiudizi che possono intensificarsi fino a diventare teorie cospiratorie”, ha detto secondo quanto riportato da questo documento.
Mentre il predecessore di Bielefeldt, la signora Asma Jahangir, aveva identificato la persecuzione del Falun Gong come diretta contro una religione o una fede, la dichiarazione di Bielefeldt rappresenta la prima volta in cui questo concetto è portato all’attenzione dell’Assemblea Generale.
Nulla di tutto questo è passato inosservato dalla delegazione cinese, che ha rilasciato una forte risposta.
Il rappresentante del regime cinese ha detto che lo stato cinese ha identificato il Falun Gong come una “setta” e questo ha giustificato il suo tentativo di reprimere e, secondo Reuters, “sradicare” il gruppo.
Il rappresentante cinese ha ripetuto quella medesima versione che non è mai cambiata dalla metà del 1999, quando il regime cinese ha lanciato la persecuzione contro il Falun Gong, una antica pratica di meditazione divenuta molto popolare all’inizio degli anni ’90, che fino all’inizio del 1999 aveva attratto da 70 a 100 milioni di praticanti, secondo stime dello stesso governo. Una analisi comune sostiene che quando il numero dei praticanti del Falun Gong superò quelli del Partito Comunista Cinese (PCC), l’allora dittatore Jiang Zemin si sentì minacciato dal numero dei praticanti.
Un’altra analisi suggerisce che “le avanguardie del Partito ateo non potevano accettare il fatto che dopo più di 40 anni di indottrinamento marxista, così tante persone, inclusi membri del Partito Comunista, cercassero altrove una guida morale e spirituale,” come scrive il Falun Gong Human Rights Working Group nella sua pubblicazione "Falun Gong, Humanity's Last Stand” (disponibile in italiano qui).
Nel tentativo di giustificare la persecuzione della popolare pratica, secondo un articolo del Washington Post del 9 novembre 1999, nell’ottobre di quell’anno Jiang “ha ordinato di etichettare il Falun Gong come ‘setta’ e poi ha chiesto che fosse approvata una legge che bandisce le sette.” In questo modo iniziò la linea standard della propaganda del PCC secondo cui il Falun Gong è una “setta malvagia”.
L’ordine di Jiang rappresenta esattamente il genere di abuso a cui ha fatto riferimento l’Ispettore Speciale Bielefeldt nella sua dichiarazione.
“Applaudiamo l’ispettore speciale per aver chiamato in causa l’abuso del termine ‘setta’ e di altri termini usati specificatamente dal Partito Comunista Cinese per deumanizzare i praticanti del Falun Gong,” ha detto Levi Browde, direttore esecutivo del Falun Dafa Information Center (FDI).
“Loro [il PCC] hanno lanciato questa etichetta, e poi continuano a dire che è corretto per ‘sradicare’ il Falun Gong, essenzialmente reiterando l’intento genocida che è dietro alla campagna nazionale in corso da 11 anni, che ha significato il rapimento e la tortura sistematica di milioni di persone innocenti,” ha continuato Browde.
Il significato della dichiarazione di Bielefeldt
Un ispettore speciale delle Nazioni Unite deve letteralmente considerare le questioni dei diritti umani del mondo intero, e ha solo a disposizione 15 minuti all’anno per pronunciarsi su di esse di fronte all’Assemblea Generale. Il fatto che abbia menzionato il nome del Falun Gong, tra i molti altri, invia al mondo il messaggio che lui considera la situazione grave.
Secondo Shizhong Chen, presidente del Falun Gong Human Rights Working Group, gli ispettori speciali sono come la coscienza delle Nazioni Unite e le loro dichiarazioni sono considerato altamente credibili.
“Se si chiede agli attivisti dei diritti umani o ai membri del Congresso, tutti loro riconoscono l’autorità e il peso delle scoperte degli ispettori speciali. Quando un ispettore speciale sceglie un argomento del quale parlare di fronte all’Assemblea Generale dell’ONU, forse è la cosa più forte che può fare. Tutti i capi di stato lo capiscono; dalla prospettiva della politica internazionale, è molto, molto significativo,” ha detto.
Il Falun Gong è praticato in più di 100 paesi nel mondo, secondo il sito Falundafa.org, ma solo in Cina il gruppo è perseguitato. Sollevare specificamente la questione della persecuzione del Falun Gong è equivalso a puntare il dito contro la Cina di fronte all’Assemblea Generale.
Bielefeldt doveva sapere che avrebbe provocato una forte reazione della delegazione cinese.
In più, sollevando la questione del Falun Gong nel contesto della libertà di religione o di credo, e nello stesso tempo rifiutando l’uso del termine ‘setta’, ha negato la spiegazione chiave che il regime cinese ha usato negli anni per giustificare la “grave repressione” e l’ “eradicazione” (nelle parole del delegato cinese, come riferite dalla Reuters) del Falun Gong.
Il significato dei commenti di Bielefeldt andrebbe perso per chi leggesse il sommario della sezione di 9500 parole in inglese redatto dal dipartimento di informazione pubblica dell’ONU. Tra le altre differenze, questa versione omette di citare il nome del Falun Gong, mentre la versione francese, citata all’inizio, lo include.
Gli ispettori speciali hanno interrogato il regime cinese riguardo alla persecuzione che mette in atto contro il Falun Gong fin dal suo inizio nel 1999. Nell’ottobre 2004, sei ispettori speciali scrissero una lettera congiunta al regime cinese esprimendo la loro preoccupazione per il lungo elenco di abusi dei diritti umani contro il Falun Gong.
Il FDI nota nel suo rapporto annuale 2010 che la tortura dei praticanti del Falun Gong da parte dello stato cinese resta molto diffusa. L’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi è stata documentata nel libro Bloody Harvest, del 2009, scritto da David Kilgour e David Matas, nominato per il Premio Nobel per la Pace. Nel marzo 2006, l’Ispettore Speciale dell’ONU per la Tortura, Manfred Nowak, ha riferito che i praticanti del Falun Gong rappresentavano il 66% dei casi di tortura dei quali aveva chiesto conto alla Cina. Nel suo rapporto annuale 2004 sulla libertà di religione e di fede, Asma Jahangir ha scritto riguardo alla persecuzione del Falun Gong, “La crudeltà e brutalità di questi presunti atti di tortura sono indescrivibili.”
Fonte: http://www.theepochtimes.com/n2/content/view/44764/
Versione inglese: http://www.clearwisdom.net/html/articles/2010/10/29/121099.html
Versione cinese: http://minghui.ca/mh/articles/2010/10/25/231463.html
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