Human Right Watch su Falun Gong: Meditazione Pericolosa

La campagna cinese contro il Falun Gong (I Parte)
 
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(Estratti) (I Parte)

I. SINTESI E RACCOMANDAZIONI
Sintesi esecutiva
Dal 1999, i praticanti del Falun Gong sono l’obiettivo di una repressione aggressiva, e spesso violenta, da parte del Governo cinese, un aspetto di un irrigidimento molto più ampio dei controlli sugli individui e sulle organizzazioni le cui attività sono percepite dai leader del Governo cinese come minaccia per il controllo del Partito Comunista Cinese. Gli ultimi due anni hanno visto un deterioramento delle libertà civili a livello nazionale, con vari gruppi di dissidenti politici, studiosi stranieri, sindacalisti, credenti che adoravano divinità al di fuori dell’egida ufficiale, attivisti in Tibet e Xinjiang, utenti Internet, accademici e redattori, i cui messaggi sfidano la linea di Partito, affrontando nuove restrizioni ed abusi. La repressione del Falun Gong è sintomatica della tendenza più diffusa ed allo stesso tempo significativa nel suo diritto, per la veemenza con cui le autorità si sono mosse per sradicare l’organizzazione “rieducando” i suoi membri.

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Il presente rapporto fornisce un dettagliato resoconto dello sviluppo del Falun Gong in Cina e la replica del Governo, ponendo in risalto gli eventi avvenuti a partire dalla dimostrazione di massa del Falun Gong il 25 Aprile 1999 al di fuori di Zhongnanhai, il campo dei leader di governo cinesi. Il rapporto fornisce una dettagliata cronologia dei principali sviluppi oltre ad un’analisi dei dati esistenti, molti dei quali invalidati, sui chi è in prigione, detenuto in campi di lavoro per la rieducazione, strutture psichiatriche ed altre strutture detentive e sul loro trattamento. Altri capitoli trattano il modo in cui la repressione delle autorità cinesi sui praticanti del Falun Gong si è diffusa anche oltre il Continente ad Hong Kong ed altri paesi, ed analizzano alcuni dei principali motivi che hanno spinto il Governo cinese a replicare duramente al Falun Gong. Si sottolineano due aspetti della replica da parte del Governo cinese: la decisione di bandire il Falun Gong e far sì che il suo sradicamento divenga un compito prioritario per la nazione, e la decisione di giustificare ed attuare la repressione, uno sviluppo che ha molto da dire sulla manipolazione del sistema legale da parte delle autorità cinesi.

I leader cinesi fecero riferimento anche al presunto scioglimento dell’ordine pubblico, della stabilità e dell’etica sociale, alle sue ideologie contrarie alla scienza che, secondo le autorità cinesi, avrebbero ostacolato la marcia cinese verso la sviluppo economico e l’aumento dell’influenza globale ed alla beffa nei confronti della legge cinese. Sottolinearono gli aspetti politici del Falun Gong e la presunta collusione con le “forze anti-Cina all’estero” ed i nemici all’interno della Cina, compresi i sostenitori dell’indipendenza di Taiwan e del Tibet. Allo stesso tempo, come già detto, il Governo cinese dichiarava di aver utilizzato metodi assolutamente legali per affrontare la minaccia del Falun Gong. Il documento, tuttavia, mostra qualcosa molto diverso.
Anche se la presente analisi è necessariamente provvisoria e ben lungi dall’essere completa, gravi violazioni dei diritti umani, ivi compresi la restrizione imposta sulla libertà di pensiero, fede ed espressione, la detenzione ingiusta, processi sleali, tortura, e morti in prigione, hanno accompagnato la replica del Governo Cinese al Falun Gong. La Cina non consente controlli autonomi in prigione o nei campi di rieducazione ed ha fatto sì che il dialogo dei membri del nucleo familiare, degli amici o dei compagni di lavoro, con i giornalisti o altri estranei sia molto pericoloso ed avvenga esclusivamente sotto assoluta sorveglianza. Nonostante questo limite fondamentale, esistono prove sostanziali del fatto che, dal bando ufficiale imposto sul Falun Gong a Luglio 1999, decine di migliaia di praticanti sono temporaneamente detenute e migliaia di loro devono scontare pene di “rieducazione attraverso il lavoro” fino a tre anni. Esiste una spiccata discrepanza tra le spiegazioni fornite dal Falun Gong e quelle fornite dal Governo cinese sulle morti in prigione e racconti di trattamento dei detenuti in prigione, nei campi di rieducazione ed altre strutture, ma esistono sostanziali prove che testimoniano che la tortura ed altri abusi sono comuni durante le sessioni “di trasformazione” almeno in alcune strutture.
Ancora meno persone - le cifre ufficiali dichiarano circa 350 ad Agosto 2001; fonti del Falun Gong - ne elencano 260 ad Aprile 2001 – sono state perseguite legalmente. Nonostante i materiali di pubbliche relazioni di governo abbiano ripetutamente dichiarato che i leader del Falun Gong illudono volutamente i propri appartenenti, convincendoli a compiere gesti irrazionali e pericolosi, quali il rifiuto di sottoporsi alle cure mediche, non esistono molte prove del fatto che soltanto pochi appartenenti del Falun Gong siano stati processati per aver commesso questi reati. Fino a metà del 2001, le condanne alla detenzione, da tre a diciotto anni, sembrano essere stati riservati esclusivamente ai leader di spicco del Falun Gong, a coloro che erano implicati nella stampa, pubblicazione e distribuzione su vasta scala del materiale del Falun Gong da utilizzare in Cina e coloro che rendono pubblici gli abusi ad un pubblico d’oltremare. Ad Agosto 2001, tuttavia, dopo che la forte pressione esercitata dal governo aveva posto fine a dette attività, condanne di reclusione, nei casi più clamorosi fino a tredici anni, erano state imposte sulle persone accusate di aver organizzato la stampa di volantini e striscioni, utilizzando Internet per far circolare il materiale del Falun Gong, o aver organizzato incontri con i praticanti. Ad un presunto praticante è stata inflitta la condanna all’ergastolo per aver partecipato all’organizzazione dell’incidente dell’auto-immolazione a Gennaio 2001.
La lotta delle autorità cinesi contro il Falun Gong non si è limitata al continente cinese, ma si è diffusa a Hong Kong e paesi in Asia ed Occidente. I leader del Falun Gong hanno invocato autorità e legittimità invitando i governi occidentali e di tutta l’Asia ad esprimere risentimento per le violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina e spingere il Governo cinese ad annullare il divieto. Con la repressione in corso e la possibilità che la visibilità del Falun Gong in Cina svanisca, i suoi leader hanno promosso anche lo sviluppo del movimento in paesi fuori dalla Cina, per dimostrare che il Falun Gong è ancora attivo ed efficace.
Nonostante la campagna di difesa condotta con straordinaria capacità dal Falun Gong ed i rischi che i praticanti etnici cinesi si sono dimostrati disponibili ad accollarsi, nessuno sforzo è riuscito completamente. La Cina ha risposto alla condanna del mondo occidentale con accuse di interferenza, collusione ed ignoranza del pericolo che il Falun Gong rappresentava per la Cina ed i singoli praticanti. Nelle città asiatiche di Hong Kong, Singapore, Bangkok e Tokyo, dove una vibrante presenza del Falun Gong avrebbe potuto sostenere il movimento, la Cina è passata all’offensiva diplomatica.
I governi stranieri si sono generalmente dimostrati poco disponibili o incapaci a fare qualcosa di fronte alla repressione del Falun Gong da parte del Governo cinese, se non fornire una difesa retorica dei diritti basilari dei praticanti. In alcuni casi, i governi esteri hanno risposto alla pressione del governo cinese voltando le spalle ai racconti di abusi, denunciando il Falun Gong, o, in alcuni casi isolati, limitando la libera associazione e la libertà di espressione dei membri del Falun Gong nei rispettivi paesi. A Hong Kong, il Governo, combattuto tra rispondere alla pressione di Beijing e dimostrare la propria autonomia, ha caratterizzato il Falun Gong come “culto diabolico” che autorizza la sorveglianza, ma si è astenuto dall’emanare leggi per la sua chiusura. In altre parti dell’Asia, il trattamento del Falun Gong sembra emergere come importante tentativo dell’impegno governativo verso le libertà civili, in vista della presenza di piccole comunità del Falun Gong, impopolari e comunque espressive, in molti paesi della regione e la politica cinese di mettere a tacere dette comunità quale condizione indispensabile per i buoni rapporti.
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(da continuare)
Tradotto da:
Meditazione Pericolosa
La campagna cinese contro il Falun Gong
Copyright © January 2002 by Human Rights Watch.
Tutti i diritti riservati
Stampato negli Stati Uniti d’America.
ISBN 1-56432-270-X
Libreria del Congresso Catalogo Carda Numero: 2002100348

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