Human Right Watch su Falun Gong: Meditazione Pericolosa

La campagna cinese contro il Falun Gong (V Parte)
 
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/Estratto) (V Parte - finale)
VII. ANALISI DELLA REPLICA DA PARTE DEL GOVERNO
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Due considerazioni di carattere politico sembrano essere alla base della decisione della leadership cinese, diretta dal Presidente e leader del Partito Comunista Jiang Zemin, di portare avanti una campagna adeguata per sradicare il Falun Gong e stanziare la forza lavoro e le risorse finanziarie necessari.

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Nonostante i fattori di cui sopra, non tutti i leader cinesi hanno optato per l’annientamento del Falun Gong. Alcuni hanno preferito attuare un programma di cooptazione che avrebbe posto il Falun Gong sotto un rigido controllo burocratico, analogo al modo in cui la Cina tratta i appartenenti e le istituzioni religiosi. Molti imprenditori e capi di governo erano presumibilmente meno entusiasti della repressione. Finché i appartenenti si dimostrarono disposti ad una pratica tranquilla, le autorità competenti di molte unità si accontentarono di ritrattazioni pro forma, girandosi dall’altra parte se la pratica continuava.

Probabilmente il Presidente Jiang Zemin la pensava diversamente. Trattò la protesta del 25 Aprile come se fosse un insulto politico ed una minaccia alla stabilità sociale. Insistendo su una rigida repressione, Jiang riuscì a raggiungere due obiettivi: dimostrare la sua abilità nel piegare il Partito al suo volere ed eliminare quella che per lui costituiva una potenziale minaccia alle sue regole ed al suo retaggio. 65 Ma doveva agire rapidamente. Soltanto tre anni e mezzo avrebbero separato l’evento di Zhongnanhai dal Congresso del Partito Comunista del 2002, ed il raggiro politico sarebbe iniziato molto prima dell’incontro stesso.

Molti commentatori hanno suggerito che, se dopo essersi ritirato, Jiang avesse voluto mantenere il potere dietro le quinte, realizzando dunque il suo sogno di avere un posto nella storia, avrebbe dovuto assicurarsi che il Partito sarebbe rimasto forte e recuperato la legittimità ideologica. 66 Gli elementi sinistroidi del Partito, che non erano mai stati entusiasti della riforma economica, né tanto meno di quella politica, tentavano di far fallire i piani di Jiang ed impedire il gioco dei suoi protetti. Se l’economia si fosse indebolita, se l’ordine sociale fosse peggiorato notevolmente o l’ascesa della Cina al predominio globale fosse stato rallentato, Jiang sarebbe stato ritenuto personalmente responsabile, e dunque lo stesso concluse probabilmente che non avrebbe potuto permettersi un Falun Gong vibrante e pieno di vita, …

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Aspetto di “norma giuridica”

Contrariamente alle precedenti repressioni di tipo campagna di distruzione, i leader cinesi hanno giustificato la propria campagna contro il Falun Gong citando la propria determinazione ad applicare la “norma giuridica” in Cina, rafforzando dunque il sistema cinese di “democrazia socialista”. 70

Tra il 3 e l’11 Agosto 1999, due- tre settimane dopo il bando imposto sul Falun Gong, i media cinesi pubblicavano una serie di commenti che caratterizzavano la campagna come “una lotta tra la norma giuridica e le norme anti-legge in nome della legge” ed esprimendo il parere che la lotta dovesse essere trattata e gestita “secondo la legge”. 71 Articolo pubblicati nella Xinhua e nel People’s Daily descrivevano in tutti i dettagli le disposizioni costituzionali e le leggi ed i regolamenti che il Falun Gong non aveva accolto. (vedi Appendice I-II).

Come un commentatore della Xinhua ha notato:

La Costituzione e le leggi del nostro paese hanno esplicitamente sancito che lo stato deve rafforzare l’istituzione della civiltà spirituale socialista e combattere le ideologie capitaliste, feudali ed altre ideologie decadenti. I cittadini devono osservare i principi di ordine pubblico ed etica sociale. Ogni azione che turbi o mini l’ordine sociale deve essere messa al bando. Tuttavia, Li Hongzhi non ha considerato i fondamenti e le disposizioni della nostra costituzione e le leggi, escogitando il cosiddetto Falun Dafa, fondando un’organizzazione illegale e propagando in modo sfrenato false argomentazioni feudali, superstiziose e contrarie alla scienza e idee eretiche. Ha costituito sfrontatamente un’associazione illecita, riunito una moltitudine di persone per creare disordine e venduto illegalmente libri e giornali, prodotti audiovisivi ed altre pubblicazioni propagandistiche, che diffondono il Falun Dafa, per conseguire guadagni astronomici, recare danno alla salute degli individui e turbare gravemente l’ordine pubblico. Tutto ciò ha costituito un atroce delitto e per tale motivo la nostra lotta contro Li Hongzhi e l’organizzazione del Falun Gong, manipolata da lui, non è solamente una seria battaglia ideologica e politica, ma anche una lotta tra la norma giuridica e le norme anti-legge in nome della legge. Dobbiamo non solo comprendere ideologicamente la natura illegale del Falun Gong, ma anche adottare misure legali per punire risolutamente i crimini commessi da Li Hongzhi e dalla sua organizzazione illecita del Falun Gong. Dobbiamo applicare le leggi come arma per vincere la nostra battaglia contro il Falun Gong.

Le Autorità di governo hanno sottolineato che i appartenenti del Falun Gong non erano stati puniti in quanto praticanti, quanto per aver violato la legge cinese. Alcune leggi e regolamenti utilizzati contro il falun Gong erano già in vigore quando iniziò la repressione; altri furono attuati o reinterpretati ed applicati ex post facto. Alcuni standard legali nuovi sono stati espressamente diretti al Falun Gong; altri, in particolare i nuovi limiti imposti sull’uso di Internet, sono stati usati con successo per controllare la rete di comunicazione del Falun Gong anche se non erano stati concepiti considerando un target di popolazione maggiore.

Human Rights Watch ed altri commentatori hanno criticato il sistema giudiziario cinese per essere stato guidato dagli obiettivi del partito al governo, non aver rispettato gli standard legali internazionali ed aver applicato leggi ex post facto, per standard così ampi e vaghi da indurre all’applicazione arbitraria e per il sistema amministrativo ed implicitamente arbitrario di rieducazione attraverso il lavoro, ampiamente utilizzato per tenere a bada i praticanti del Falun Gong. Da molti punti di vista, le tattiche utilizzate dal Governo sono straordinariamente simili alle varie campagne extra-giudiziarie intraprese dal Partito Comunista Cinese contro i “traditori”, i “controrivoluzionari”, gli “imperialisti”, i “simpatizzanti della destra” ed i proprietari terrieri, tra gli altri. Confessioni strappate sotto tortura, l’insistenza volta a ritrattare (con reminescenze di precedenti sessioni di “critica e auto-critica”) e l’uso di chi ritratta per “distogliere” gli altri dal continuare la propria pratica, spesso fa sì che chi aveva “rotto” avesse fatto una sorta d’investimento nel sostenere la versione data dal Governo, del Falun Gong come culto diabolico.

Il sistema legale cinese è dunque caratterizzato come “norma giuridica”, ove la legge è un’arma malleabile usata contro gli individui con opinioni che non piacciono alla leadership cinese od organizzazioni che la stessa intende distruggere, piuttosto che una “norma giuridica” nella quale la legge regna sovrana e la leadership ne è responsabile. Alterando le leggi e creando nuove leggi con l’intenzione di smantellare il Falun Gong, la leadership cinese è riuscita unicamente a minare la propria rivendicazione secondo la quale il sistema legale è basato sul principio della “norma giuridica”. Le interpretazioni dei diritti garantiti dalla Costituzione cinese, la libertà di espressione, stampa, riunione, associazione, corteo o dimostrazione (articolo 35), e la libertà di fede (articolo 36), sono soggette ad interpretazioni basate sulle situazioni piuttosto che su di un insieme di principi. La loro applicazione è guidata dalla politica. Per esempio, vi è una serie di norme o disposizioni secondo le quali un’organizzazione sociale deve essere registrata per essere legale. Ma i funzionari di governo cinese possono negare la registrazione, perché l’obiettivo dell’organizzazione consiste nell’esporre un problema sociale, per esempio, il degrado ambientale, più di quanto il governo desideri; perché l’organizzazione sposa un principio, quale l’istituzione di un sistema bipartitico, che il Partito Comunista rifiuta; 73 o, come nel caso del Falun Gong, perché legittima un’organizzazione temuta dal Governo.

Se all’inizio della repressione contro il Falun Gong il Governo cinese intendeva soltanto punire le infrazioni dell’ordine pubblico, interrompere le pratiche pericolose per la salute dell’individuo, o porre fine alla frode o alla sovversione, esisteva ancora un corpo della legge cinese per trattare questo tipo di reato. Ma questo, evidentemente, non era l’intento dei leader. I mezzi utilizzati dimostrano invece la loro intenzione di discreditare totalmente il Falun Gong nel processo di smantellamento dello stesso e che avevano fatto ricorso alla norma giuridica ed alle motivazioni legali come espediente e scusante.

(FINE)

Tradotto da:
Meditazione Pericolosa
La campagna cinese contro il Falun Gong
Copyright © January 2002 by Human Rights Watch.
Tutti i diritti riservati
Stampato negli Stati Uniti d’America.
ISBN 1-56432-270-X
Libreria del Congresso Catalogo Carda Numero: 2002100348

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